Pensando ad Arturo…

giovedì 3 dicembre 2020


Ho conosciuto Arturo Diaconale una decina di anni fa in un convegno sulle “Primavere arabe”, che chiamammo già allora “Autunno arabo”, organizzato dal Club Rotary a Bolsena, dove ci chiamarono come oratori e da allora è proseguito il nostro rapporto basato sulla amicizia, sulla stima e sulla fiducia. Abbiamo spesso partecipato a esperienze congressuali dove la sua presenza la consideravo necessaria per la competenza ed il prestigio che la sua figura si portava dietro e, soprattutto, per il piacere di ragionare con lui su tematiche complesse e condividere anche le successive serene conviviali. Ricordando solo i nostri incontri più recenti, rammento il novembre di due anni fa a Siena, all’Aula magna del Rettorato, dove parlammo di geoterrorismo e di geomafie dopo l’allocuzione del Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho.

Arturo trascinò i numerosi presenti nel vortice della giusta comunicazione giornalistica, catalizzando l’attenzione trattando dell’etica professionale in funzione dell’onestà intellettuale e ponendo il giornalista come mediatore tra il fatto ed i lettori, con un senso del bilanciamento informativo adeguato ad una corretta e libera comunicazione. Lo spessore umano di Arturo l’ho riscontrato non solo per la sua disponibilità ad intervenire in ambienti accademici ma anche a presenziare agli incontri organizzati dai club service, come quando fu protagonista del Soroptimist Day a Viterbo. In quella occasione, alla presenza delle massime autorità cittadine, presentò il suo ultimo libro dal titolo: “Santità! Ma possiamo continuare a dirci cristiani?”; le sue idee laiche e liberali furono condivise anche da associazioni legate fortemente al pensiero cattolico. L’ultimo incontro ci ha visti insieme proprio un anno fa, sempre a Viterbo, insieme a Magdi Cristiano Allam, dove parlammo di immigrazione, anche in quella circostanza essergli a fianco mi inorgoglì. Avevamo programmato altri incontri per marzo di questo anno, su tematiche legate all’ambiente e al ruolo dell’acqua nelle geostrategie. Arturo, avendo gestito importanti istituzioni a carattere naturalistico, avrebbe sicuramente dominato la scena con le sue competenze e la sua enorme capacità comunicativa. Il mio percorso giornalistico lo devo a lui.


di Fabio Marco Fabbri