giovedì 16 luglio 2020
Cosa differenzia il nostro stato inanimato (da morti) dal nostro stato animato (da vivi)? Cosa non abbiamo più quando muoriamo, che avevamo da vivi? Cosa viene meno quando si muore, che c’è e funziona quando siamo vivi? La domanda è immensa, quanto banale. Il corpo, la nostra materialità, muore e si decompone, finisce. Ma che ne è di ciò che ci rendeva vivi un istante prima di morire? In realtà la scienza conosce tutto, o quasi, del corpo umano. Non così per ciò che ci rende “vivi “, ciò che ci fa “funzionare”, cioè l’energia. Nikola Tesla ha lasciato scritto che se si vuole conoscere il nostro essere umani, è necessario guardare e rivolgersi, indagare le frequenze, le vibrazioni, le onde, i campi elettromagnetici, in definitiva l’energia. Appello rimasto nella più parte inascoltato: sui campi elettromagnetici umani oggi si sa poco. Voglio partire da una osservazione. Vi sarà capitato di fare il bagno nel mare in una giornata limpida e piena di luce, splendente. Il mare pulito doveva riflettere le onde o disegni come spirali luminescenti dentro l’acqua. Lo stesso può accadere in una piscina, o, come è successo a me, cioè ha attirato la mia attenzione in montagna nelle acque termali a cielo aperto. Tali onde e spirali luminescenti sono la proiezione della luce sui campi elettromagnetici dell’acqua. Mai pensato alla forma dell’acqua? La luce è esso stesso un campo elettromagnetico che si proietta sulla forma a spirale, in verticale l’onda elettrica (in orizzontale l’onda magnetica) del campo elettromagnetico, esattamente come quella (definita sinusoidale) del nostro Dna umano. Uguale uguale. Se si levano gli occhi al cielo, le forme si ripetono uguali, più grandi (macroscopiche ed immense) e più piccole (microscopiche e invisibili).
Tutto nell’universo e in noi umani è sfericamente “armonioso” e “tondeggiante”, mai spigoloso, è sinusoidale, visibile con forme tonde a spirali di qualsiasi lunghezza e grandezza, brevi, brevissime, lunghe e lunghissime, infinite. L’altro giorno, sul sito Twitter della Nasa hanno fotografato da Hubble – il macchinario che sta sondando per l’umanità l’universo. Nel 2021 entrerà in funzione il nuovo potentissimo macchinario Jeff Webb, dal nome dello storico direttore della Nasa il quale solcherà e fotograferà per noi universi inaccessibili e remoti, inavvicinabili fino ad oggi – un avvicinamento-attrazione tra due nebulose rotanti e a forma circolare-spirale. Impossibile non notare la estrema similitudine con le forme a noi maggiormente note dei disegni concentrici colorati delle piume dei pavoni, o dei fiori che tutti insieme compongono il cavolo romano o un cavolfiore, impossibile non constatare la verità dei frattali e della teoria che ne è alla base secondo cui le forme sinusoidali si ripetono all’infinito, in maniera frattale appunto. Quello che si vuole dire è che i “disegni” e le forme dell’universo – con Jeff Webb degli altri universi nel cosmo – si ripetono e sono fondamentalmente tutti fortemente simili ed uguali. Noi stessi, i nostri organi, come siamo fatti, le nostre forme sono analoghe e simili all’infinità delle altre forme sparse nell’universo. Perché dico questo? Perché la medesima energia plasma e disegna ogni cosa – similarmente – è la stessa energia a pervadere, soprattutto il vuoto che non esiste – come sostiene la fisica quantistica – non esiste come lo intendiamo comunemente (ma è pienissimo) rimescola crea e si avvale della medesima energia. Date tali premesse, è necessario indagare scientificamente l’energia.
Processo che conduce alla “scoperta” stessa della coscienza o spirito o anima o energia che ci dà la vita, in qualsiasi modo la si voglia chiamare. La differenza tra la nostra vita e la morte ha cioè a che fare con quello che diceva Tesla, cioè con le onde, le frequenze, le vibrazioni, i campi elettromagnetici, l’energia. La medicina tradizionale ripone l’attenzione esaustiva sulla materialità, sulla corporeità. Sappiamo moltissimo sul comportamento e la natura della molecola presa singolarmente, molto meno il perché quella medesima molecola faccia quello che fa, si comporti e funzioni in quella determinata maniera. Noi non sappiamo cosa ci rende vivi, meno che mai scientificamente. Sappiamo cioè che siamo vivi e che poi saremo morti, ma non conosciamo in maniera scientifica il perché da esseri animati diventiamo esseri inanimati quando muoriamo. Sappiamo bene cosa fa ogni nostra molecola prima e dopo, ma perché o grazie a che cosa, o come diavolo faccia ad andare avanti – viva – la nostra “macchina” (corpo e intelligenza), non lo sappiamo e, quello che è peggio, non lo indaghiamo indefessamente in massa, fino a trovare, avvalendoci di ogni mezzo possibile, la “soluzione” scientifica plausibile. Morire e vivere sono dati di fatto. Bisogna empiricamente sondare il perché. Perché cioè possiamo essere vivi, e soprattutto perché dopo diventiamo morti. I nostri corpi umani sono una intricatissima tela fatta di organi e membri corporei che “funzionano” grazie alla altrettanto intricata rete densa di campi elettromagnetici che è dentro di noi. La quantità di energia impiegata dai nostri corpi per “funzionare”, è stato dimostrato scientificamente, è relativamente poca. L’acqua extracellulare è (sarebbe) – secondo una teoria scientifica quantistica – conduttore e conducente di energia elettromagnetica all’interno dei nostri corpi umani.
Non è per niente facile indagare l’energia perché essa “parla un “inguaggio” totalmente diverso e anni luce – nel vero senso della parola – differente da quello cui la nostra testa e intelligenza si rivolge, cioè verso la totalità della nostra materialità. È necessario cioè, per studiare scientificamente e indagare l’energia e i nostri campi elettromagnetici umani, impadronirsi di un linguaggio nuovo. Siamo dentro campi elettromagnetici che ci percorrono, al nostro interno, rendendoci vivi. Non c’è una “centralina” di comando, come ci viene spontaneo e siamo abituati a pensare. Come per l’intero universo, si tratta verosimilmente di una massa infinita e senza fine di energia che si dispiega ed “esiste” in maniera ordinata e affatto casuale. Come si fa a studiare, dal punto di vista scientifico, l’energia della vita? Esistono oggi macchinari e strumenti nuovi medici e ingegneristici notevoli in grado di cogliere e “misurare”, fotografare l’energia, in maniera che fino a soli pochi anni fa sarebbe stato impossibile immaginare od ipotizzare. Fondamentale è rimanere ancorati alla oggettività della prova scientifica. Oltre a imparare a parlare il linguaggio dell’energia ai fini della sua comprensione e studio, la “misurazione” dell’energia e dei campi elettromagnetici degli esseri umani – viventi e non viventi – deve essere effettuata con criteri rigorosi tramite l’utilizzo della strumentazione scientifica.
Si deve cioè “mappare” lo “scorrimento” dell’energia dentro di noi, esseri umani, classificandola in base a suoi parametri di riferimento quali la frequenza, la fase, la varianza dei picchi, la polarità, la coerenza, la magnitudine e via dicendo. L’energia va veloce, è presumibile “scorra” cioè alla velocità della luce, è come un lampo più che un fiume. Necessario osservarne l’evoluzione dopo morti. Tecnicamente, dentro i nostri corpi viventi, gli atomi non agiscono singolarmente ma sono tutti legati e si muovono come una comunità, in maniera coordinata. La comunità di atomi impiega poca energia, al contrario atomi separati richiedono un sacco di energia. Negli individui due nuclei di deuterio (composto da un protone e un neutrone) si incontrano e formano un nucleo di elio (composto quindi da due protoni e due neutroni). Questo elio ha meno energia della somma delle energie separate dei due. Tale differenza viene rilasciata all’esterno in forma di energia, potendo questa energia essere catturata. In teoria a questo processo di fusione si opporrebbero due problemi:
1. Che i nuclei sono carichi positivamente quindi dovrebbero respingersi.
2. Ammesso si superi la resistenza, l’energia che viene rilasciata non si s a in quale forma venga rilasciata. (In ogni caso, che si tratti di un neutrone, di un protone o del suo partner il trizio, un fotone ad alta energia, in ogni caso si ha un aumento di radioattività circostante).
È stato provato che, utilizzando la coerenza, cioè se si prende una folla coerente di atomi, tutti insieme (non atomi singoli), la cui temperatura è al di sotto di una determinata soglia e la densità degli atomi è al di sopra di una determinata soglia, tale folla di atomi si trasforma e diviene un corpo di ballo, vale a dire che gli atomi cominciano a muoversi in fase al ritmo della “musica” del campo elettromagnetico, determinando una attrazione collettiva. Si tratta di un processo intrinsecamente collettivo che accade solo al di sopra di una determinata intensità, e di cui non vi è traccia in presenza solo di atomi singoli, individuali. Ci deve cioè essere una coerente folla di molecole danzanti. Se il plasma di nuclei di deuterio eccede la determinata soglia di densità, tra essi si sviluppa un’attrazione che sopraffà e compensa la repulsione elettrostatica per cui, alla fine, cariche dello stesso segno si attraggono anziché respingersi.
Staticamente essi si respingono ma dinamicamente si attraggono se la loro densità supera una data soglia, rendendo così possibile l’incontro e la fusione che avviene in termini collettivi, mai individuali. Dicendola in maniera il più semplice possibile, gli elettroni sono in mezzo con i nuclei separati e li avvicinano fino a che si fondono dando luogo all’energia. Il nucleo cioè si raffredda cedendo l’energia al campo elettromagnetico il quale poi la ripartisce tra tutti gli atomi, gli elettroni e via dicendo (in maniera tale per cui nessuno diventa nuclearmente sensibile e quindi non si produce nessuna radioattività). È l’indagine e lo studio della energia e dei campi elettromagnetici, delle onde e delle frequenze, delle vibrazioni, la strada da seguire per conoscere noi esseri umani – materia e energia – e universi del cosmo.
di Francesca Romana Fantetti