Lavoro: -239mila nuovi contratti, crollo “a termine”

venerdì 19 giugno 2020


Tra emergenza Covid-19 e lockdown cala il numero delle assunzioni e a crollare sono soprattutto quelle a tempo determinato, già dall’inizio della pandemia.

Nel primo trimestre dell’anno, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, si registra una diminuzione di 239mila attivazioni di rapporto di lavoro dipendente, di cui -44mila a tempo indeterminato e -195mila a termine. A fotografare l’impatto del coronavirus sul mercato del lavoro sono i dati che emergono dalla Nota congiunta sulle tendenze dell’occupazione pubblicata da Istat, ministero del Lavoro, Inps, Inail e Anpal, relativa al primo trimestre dell’anno, caratterizzato a partire da fine febbraio e per tutto il mese di marzo dal dispiegarsi dell’emergenza Covid e dalle prime restrizioni per contrastare la diffusione del contagio.

Proprio per rendere conto degli effetti dell’emergenza sanitaria, la Nota trimestrale analizza l’andamento dei flussi giornalieri di assunzioni e cessazioni dei rapporti di lavoro dipendente (sulla base delle Comunicazioni obbligatorie rielaborate del ministero) cumulati dei primi tre mesi, rispetto all’analogo periodo del 2019: dopo “una sostanziale tenuta” nei mesi di gennaio e febbraio, si registra “una progressiva perdita” delle posizioni lavorative che al 31 marzo “arriva a circa 220mila posizioni”.

Un andamento negativo dovuto essenzialmente alla contrazione delle assunzioni, misurabile nelle 239mila attivazioni di rapporto di lavoro dipendente in meno (-44mila a tempo indeterminato e -195mila a termine). I precari sono quelli che “stanno pagando di più la crisi occupazionale” conseguente all’emergenza sanitaria, sottolineano i sindacati. Per la Cgil bisogna garantire la tenuta dell’occupazione ma anche la sua qualità: per questo, “la deroga temporanea alle causali previste dal Decreto dignità, comprensibile in questo periodo di forte incertezza per mantenere anche i lavoratori a termine, non può e non deve trasformarsi in una richiesta di cancellazione dell’obbligo tour court che riporterebbe pericolosamente il Paese indietro”, come afferma la segretaria confederale Tania Scacchetti.

Un’apertura diversa dalla Cisl: sono “condivisibili”, sostiene il segretario generale aggiunto Luigi Sbarra, “le ipotesi sull’introduzione di incentivi alle imprese che fanno nuove assunzioni a tempo indeterminato, che devono essere collegati all’impegno a non licenziare. Benissimo, ma a ciò va affiancata la possibilità di assumere a termine senza eccessivi vincoli, eliminando le rigidità della legge in materia di causali, che vanno delegate alla contrattazione collettiva, soprattutto di livello aziendale”. E “non si dica – aggiunge – che in tal modo si alimenta la precarietà: normativa e contrattazione sanciscono piena parità di trattamento, questi lavoratori rientrano anche nel premio di produttività e nelle tutele di cassa integrazione”.

Dunque, per la Cisl “fino a fine anno le tutele della cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti devono viaggiare insieme a tutte le misure possibili per incoraggiare ogni tipo di assunzione”.

Intanto, le misure messe in campo dal governo, a partire dagli ammortizzatori sociali ad hoc, hanno attenuato le ricadute sul mercato del lavoro: in un rapporto la Uil indica che le ore autorizzate di cassa integrazione con causale Covid sono state tra aprile e maggio 1,7 miliardi e questo ha “significato aver salvaguardato cinque milioni di posti di lavoro”.

La Uil sottolinea, inoltre, come per il primo trimestre si sia registrato un calo tendenziale “contenuto” dell’occupazione (-0,2%): “A ciò – scrive – ha contribuito l’introduzione del blocco dei licenziamenti per giustificato motivo oggettivo e della Cig con causale Covid”.

Lo stop ai licenziamenti è fissato fino al 17 agosto: a quel punto cosa succederà in presenza di un vulnus tra fine ammortizzatori e divieto di licenziare?”, domanda il sindacato, tornando per questo a sostenere la necessità di una ulteriore proroga.


di Redazione