Sul carcere ai giornalisti la decisione al Parlamento

giovedì 11 giugno 2020


Per il carcere ai giornalisti la Corte costituzionale non ha deciso ma ha dato un anno di tempo al Parlamento per trovare una soluzione all’annosa e gravosa questione della cancellazione della pena detentiva per il reato di diffamazione a mezzo stampa. I supremi giudici dovevano decidere il 9 giugno sulle questioni di costituzionalità sollevate dai Tribunali di Salerno e di Bari a seguito del ricorso presentato dall’Associazione stampa campana. I giudici hanno fissato per il 22 giugno del 2021 la trattazione del merito, in seduta pubblica. Le questioni da dirimere sono quelle relative all’articolo 21 della Carta e all’articolo10 della Convenzione dei diritti dell’uomo. Nel corso degli ultimi anni sono state raccolte migliaia di firme contro il carcere dei giornalisti e appelli contro questa normativa sono arrivati anche dal consorzio europeo Media Freedom Rapid Responce che riunisce sette organizzazioni internazionali che si occupano di libertà di stampa.

Il ragionamento della Corte è riassunto in un comunicato stampa in cui si afferma che “la Corte ha rilevato che la soluzione delle questioni richieda una complessa operazione di bilanciamento tra la libertà di manifestazione del pensiero e la tutela della reputazione della persona, diritti entrambi d’importanza centrale nell’ordinamento costituzionale. Una rimodulazione di questo bilanciamento, ormai urgente alla luce delle indicazioni della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo spetta in primo luogo al legislatore. Poiché attualmente sono pendenti in Parlamento vari progetti di legge in materia la Corte nel rispetto della leale collaborazione istituzionale ha deciso di rinviare la trattazione delle questioni all’udienza pubblica del 22 giugno 2021 per consentire alle Camere d’intervenire con una nuova disciplina della materia”. La Federazione nazionale della stampa e il sindacato unitario dei giornalisti della Campania hanno accolto la decisione confidando che “la volontà politica espressa dal governo e dalla maggioranza parlamentare lascia intravedere una soluzione positiva, anche se restano da definire alcuni aspetti, a cominciare da quelle delle sanzioni pecuniarie”. Giacciono nei vari Tribunali troppe “querele bavaglio” nel tentativo di bloccare sul nascere il lavoro dei giornalisti d’inchiesta.

Negli sportelli delle Associazioni territoriali di stampa si presenta ormai un numero crescente di giornalisti minacciati, denunciati, aggrediti. Da questa montagna di attentati alla libertà di pensiero che gli avvocati Claudio Silvestri e Giancarlo Visone hanno formalizzato le eccezioni di incostituzionalità. Tra le richieste sproporzionate ci sono quelle di somme eccessivamente elevate senza dare la possibilità ai giudici di valutare le condizioni economiche del giornalista e la situazione dell’impresa editoriale. Dopo questo primo passo della Corte costituzionale la Fnsi ha intenzione di portare avanti il confronto con il governo e il Parlamento al fine di giungere ad una soluzione in grado di bilanciare gli interessi in gioco. È interessante seguire anche le vicende di un processo in corso a Foggia dove l’accusa sta indagando per interruzione di pubblico esercizio per un giornalista aggredito durante il suo lavoro. La priorità è la difesa del lavoro regolare e dei diritti fondamentali contrastando situazioni paradossali come quelle di Federica Angelici assolta per 110 volte dal reato di diffamazione o la condanna a Palermo di Rino Giacalone per aver diffamato un boss defunto.


di Sergio Menicucci