giovedì 11 giugno 2020
Si celebrerà domenica prossima, il 14 giugno, la Giornata mondiale dei donatori di sangue. Purtroppo, l’accesso a sangue sicuro è ancora un privilegio di pochi: a livello globale, il 42 per cento del sangue viene raccolto nei Paesi ad alto reddito, che ospitano solo il 16 per cento della popolazione mondiale mentre la maggior parte dei Paesi a basso e medio reddito fanno fatica a rendere disponibile sangue sicuro perché le donazioni sono poche e le attrezzature per testare il sangue sono scarse. Un adeguato apporto di sangue sicuro può essere assicurato solo attraverso donazioni regolari da donatori volontari non retribuiti ed è per incoraggiare più persone a donare il sangue liberamente e per ringraziare chi ha già questa abitudine virtuosa che l’Assemblea mondiale della sanità nel 2005 ha designato questa giornata speciale che quest’anno sarà ospitata proprio dal nostro Paese.
Il sistema sangue italiano, è uno dei migliori al mondo e, a differenza di altri Paesi come ad esempio la Germania e gli Usa dove i sistemi sono molto meno efficienti, si basa totalmente sulla donazione volontaria e non remunerata: al momento si contano nel Belpaese oltre 1,7 milioni di donatori, di cui 1,3 periodici e oltre 300mila alla prima donazione. Il numero di donazioni è stato di poco superiore ai 3 milioni con un’incidenza sulla popolazione di circa 50 per ogni mille abitanti: in media si parla di una donazione di sangue ogni 10 secondi che consente di trasfondere circa di 1.745 pazienti al giorno e di trattare con medicinali plasma derivati migliaia di persone al giorno. Nel corso dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19, le donazioni di sangue sono purtroppo diminuite, ma questo non per una minore generosità da parte dei donatori, che anzi, si è ulteriormente accresciuta, quanto per le accentuate procedure di controllo che hanno reso molto più macchinosa la procedura e contingentato gli accessi alle strutture preposte.
D’altro canto, va anche sottolineato che nel periodo di maggiore emergenza, si è avuta una significativa diminuzione delle attività ospedaliere tradizionali, cioè meno interventi chirurgici e in conseguenza meno richiesta di sangue; adesso però le attività ospedaliere stanno tornando alla normalità e l’utilizzo e la conseguente necessità di sangue comincia nuovamente ad aumentare. Ma la pandemia ha lasciato in eredità anche un altro aspetto importante che coinvolge direttamente proprio la pratica della donazione di sangue e plasma. In queste settimane, infatti, si è parlato molto a del “plasma iperimmune”, ovvero quello proveniente dai pazienti guariti da Covid-19 che abbiano sviluppato gli anticorpi della malattia e che di conseguenza, in via sperimentale, viene trasfuso ai pazienti malati, fino ad ora con buoni risultati. Ecco spiegato perché una giornata dedicata alla sensibilizzazione verso un gesto tanto importante, quest’anno assume un’importanza ed una valenza ancora più decisiva: donare è un gesto facile e sicuro e sono invitati a farlo tutti coloro che ne hanno la possibilità, in base alle indicazioni dei sanitari e nella totale sicurezza, ancor più se tra i donatori ci fossero coloro che, grazie al loro plasma iperimmune, possono contribuire alla guarigione di chi è stato colpito da Coronavirus.
di Chiara Gulienetti