martedì 19 maggio 2020
A chi serve e a cosa il mini movimento di nomine deciso la settimana scorsa dai vertici di viale Mazzini? Nei lunghi corridoi della televisione e della radio di Saxa Rubra le versioni sono due: un riequilibrio in salsa giallorosa per modificare il precedente potere gialloverde; un atto di prepotenza politica. Lottizzazione o no a rimetterci sono state le uniche due donne che erano ai vertici di una Rete: Giuseppina Paterniti che è stata costretta a cedere la direzione del Tg3 a Mario Orfeo (ex direttore generale, direttore del Tg1 e del Tg2, giornalista napoletano di spessore, studi dai gesuiti e due sponsor come Dario Franceschini e Matteo Renzi) e Silvia Calandrelli sostituita a Rai 3 da Franco Di Mare di sponda grillina. Nel rimescolamento voluto dal presidente Foa e dall’amministratore delegato Matteo Salvini l’operazione di genere è stata addolcita dalla nomina di Simona Sala alla direzione del Gr e di Radio 1 che dopo anni di Quirinale accanto a Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella era approdata alla vicedirezione del Tg1. Giuseppina Paterniti, una vita giornalistica spesa a raccontare tutte le battaglie della sinistra, è stata spedita alla direzione dell’offerta informativa. Praticamente niente come per Teresa De Santis il cui campo d’azione dalla sinistra alla Lega non le ha giovato, finendo alla presidenza di Rai Com dove come amministratore delegato si trovava l’ex presidente Monica Maggioni che intende tornare al giornalismo attivo e d’inchiesta con un suo programma su Rai 1. Consigliera a Rai Pubblicità è stata scelta Monica Caccavelli.
Stop. Per cui la commissione pari opportunità della Fnsi, dell’Usigrai e dell’Ordine dei giornalisti ha emesso un risentito comunicato “ancora una volta sono le donne ad essere sacrificate sull’altare della lottizzazione politica. È ora di dire basta. Non accettiamo che in piena fase di emergenza virus la preoccupazione dei partiti sia quella di spartirsi posti nella tolda di comando del servizio pubblico, dove già la rappresentanza di genere è vergognosamente ridotta al lumicino”. Su otto testate e tre reti generaliste le donne sono scese da due ad una. Il toto nomine mette nel frullatore nomi su nomi (che dicono a Saxa Rubra non si discutono per il loro livello professionale). Due i cambi a Rai Way dove arrivano in rappresentanza della capogruppo Giuseppe Pasciucco presidente e Aldo Mancino amministratore delegato. Confermata invece la coppia Paolo Del Brocco e Nicola Claudio a Rai Cinema. Il risultato dei movimenti è che accanto ai nomi vengono messe le casacche e le correnti dei partiti quando, invece, il criterio dei cambi dovrebbe essere legato ad un piano industriale adeguato a fronteggiare tutte le emergenze informative e quindi ad esigenze editoriali.
I veleni della politica inquinano da decenni l’informazione del servizio pubblico. La reazione più critica quella del consigliere eletto in rappresentanza dei dipendenti Riccardo Laganà secondo il quale “siamo di fronte ad un atto di prepotenza politica. Con i partiti che pervicacemente impongono cambi alla guida di reti e testate”. La convinzione è che il “riequilibrio” non si fermi a questi spostamenti ma che continuerà in autunno con un nuovo e più ampio giro che interesserà la testata per l’informazione regionale. Secondo l’opinione prevalente a Saxa Rubra ci si trova di fronte ad una violazione del “contratto di servizio” e della cosiddetta “policy di genere”, i due strumenti adottati con solennità a viale Mazzini. Ma solo a parole.
di Sergio Menicucci