Giornalisti e militanti

martedì 28 aprile 2020


Due degli irriducibili se ne sono andati. Avevano idee impossibili da scalfire. Nessun dubbio. Giornalisti o politici? Tutte e due per Nicola Caracciolo e Giulietto Chiesa. Il primo, 88 anni, ambientalista della prima ora, animatore della protesta contro la centrale nucleare di Montalto di Castro, quando “cavallo selvaggio” organizzava i blocchi stradali e ferroviari. Al processo divenne il portavoce di tutti i denunciati, lui che la vita gli aveva riservato la fortuna di essere ricco e nobile, figlio del principe Filippo Caracciolo, fratello minore di Carlo compagno di Eugenio Scalfari fin dall’inizio dell’avventura di Repubblica.

Il secondo, nato ad Acqui terme, in Piemonte nel 1940, aveva iniziato con la politica nel Pci prima di una lunga esperienza giornalistica quando l’Unità gli aprì le porte della Russia, dove è rimasto una decina di anni, come corrispondente e collaboratore del Tg3 di Sandro Curzi e infine anche di altre testate televisive. Veniva prima il giornalismo o la militanza politica? Non faceva differenza rientrando nel quadro dei cosiddetti “intellettuali organici”.

Nicola Caracciolo, che aveva dei possedimenti di terra sulle colline di Capalbio, aveva sposato la battaglia contro la cementificazione della maremma su posizioni quasi oltranziste. L’ultimo intervento contro l’eventualità di costruire un’autostrada tirrenica al posto dell’Aurelia, considerata però una strada killer per i tanti incidenti che si registrano ogni anno proprio nella zona maremmana. Prima, intorno ai trent’anni, era stato un coraggioso inviato in Algeria spedito dal direttore Italo Pietra del Giorno (quotidiano fondato dal presidente dell’Eni Enrico Mattei) a vedere quali sbocchi stava prendendo la rivolta. Venne rapido e per la sua liberazione furono scomodati vari ambienti diplomatici.

Successivamente venne nominato corrispondente dagli Stati Uniti de La Stampa di Torino, diventando un punto di riferimento anche per Giovanni Agnelli che aveva sposato la sorella, la fiorentina Marella Caracciolo di una famiglia dell’antica aristocrazia napoletana. Anche Nicola Caracciolo ha tentato la strada politica con i socialisti ma per due volte è stato bocciato, dedicandosi in particolare all’impegno civile con le battaglie sul referendum contro l’energia atomica e divenne presidente onorario di Italia nostra. Il curriculum da giornalista è di primo piano soprattutto con i saggi sugli Ebrei e l’Italia durante la guerra 1943-45, Tutti gli uomini del Duce in onda su Rai 2, un programma in 5 puntate pieno di spunti e polemiche, infine il lungometraggio Galeazzo Ciano, presentato alla Mostra di Venezia.

La passione per la politica non è venuta mai meno in Giulietto Chiesa sempre in prima fila anche con Giuseppe Giulietti nelle “battaglie democratiche” del giornalismo italiano. Nel 2003 coronò il suo sogno di diventare europarlamentare con la lista De Pietro-Occhetto, esperienza che ripeté più avanti sempre con Achille Occhetto, Paolo Sylos Labini ed Elio Veltri. Ma il suo nome è legato ai libri sulla Russia, dove era rimasto per una decina di anni con la compagna Fiammetta Cucurnia, corrispondente di Repubblica. Da Mosca le sue corrispondenze al Tg3 di Curzi erano qualcosa di nuovo nel panorama informativo italiano, avendo notizie di prima mano. Da questa esperienza sono nati i libri La guerra infinita e Putinfobia mentre per Einaudi ha pubblicato G8 Genova, sui fatti del 2001. L’ultima fatica è Afghanistan anno zero, con la collaborazione del vignettista Vauro.


di Sergio Menicucci