martedì 7 aprile 2020
L’emergenza pandemia internazionale da coronavirus pone innumerevoli tematiche da sviscerare all’attenzione della comunità scientifica. Grazie ad alcune recenti ricerche anche il rapporto tra acqua e diffusione del virus diviene argomento meritevole di attenzione in chiave di possibile prevenzione. Una notizia interessante viene dalla città di Amersfoort, vicino ad Utrecht nei Paesi Bassi, dove i ricercatori locali hanno riferito che l’agente patogeno del Covid-19 era già presente nel sistema fognario della città diversi giorni prima che i primi casi di malattia fossero stati confermati attraverso i test sui cittadini. Una notizia inquietante ma estremamente importante per le capacità di ricerca e analisi che può generare.
Le ricerche olandesi indicano che le acque reflue potrebbero essere uno strumento molto efficace per rilevare se il coronavirus è presente all’interno di un dato contesto urbano. “In una città di 100mila abitanti non è possibile somministrare il test a tutti. Le acque reflue potrebbero rappresentare una via rapida ed efficace per avere indicazioni sullo stato del virus prima di analizzare i pazienti”, riportano i ricercatori del Kwr Water Research Institute di Nieuwegein, che stanno effettuando ricerche su sette città olandesi e sulle acque reflue dell’Aeroporto di Amsterdam Schiphol. Sostanzialmente, le acque reflue e le analisi su queste possono essere un buon metodo per determinare se il coronavirus è presente in una specifica porzione di territorio e su tale fascia di popolazione. Queste ricerche riportano all’attenzione lo stato delle nostre risorse idriche e del valore dei relativi servizi in Italia e in Europa.
La tutela del patrimonio liquido, degli acquedotti e delle reti fognarie potrebbe diventare una strategia importante anche per contrastare e prevenire in futuro la diffusione del coronavirus. Mentre la pandemia si diffonde in tutto il continente europeo, numerosi manager di utility idriche lanciano l’allarme sulle potenziali carenze di personale causate dalle restrizioni attuali. Alcune società stanno provvedendo a prevenire la diffusione del virus all’interno di tali luoghi di lavoro chiudendo le strutture al pubblico e facendo lavorare i propri dipendenti da remoto. Ma tale meccanismo non sempre funziona anzi genera una minore attenzione del personale sullo stato delle strutture come acquedotti e rete fognaria.
Preoccupazioni ribadite anche da Eriberto Eulisse, direttore della Rete Mondiale Unesco dei Musei dell’Acqua (una iniziativa del Programma Idrologico Internazionale dell’Unesco-Ihp) con queste parole: “I risultati di questo pioneristico studio olandese mostrano quanto sia cruciale puntare sulla ricerca che valorizza i patrimoni idraulici di pubblica utilità e, dunque, su maggiori investimenti in questo settore. Pur a fronte dell’indiscutibile qualità dei servizi offerti dalle nostre aziende acquedottistiche, purtroppo l’Italia sconta il triste primato per l’uso eccessivo di acque in bottiglia, con plastiche che generano impatti ambientali sempre più insostenibili (solamente i due terzi vengono riciclati). Abbagliati da ammiccanti pubblicità, abbiamo rovesciato la scala dei valori dell’acqua. Eppure, dati scientifici alla mano, i controlli fatti quotidianamente per legge dai gestori del Servizio Idrico Integrato sono di gran lunga maggiori rispetto a quelli delle aziende imbottigliatrici”, dichiara Eulisse. “Come sta drammaticamente mettendo in luce la recente pandemia, per tutelare meglio la salute di tutti è importante riflettere sulla necessità di investire maggiormente nei servizi di adduzione e depurazione delle acque, per vivere in un ambiente più sicuro. Le conseguenze di questa mancata attenzione potrebbero essere devastanti per le future generazioni. La lezione del Covid-19 dovrebbe insomma indurci a considerare con maggiore lungimiranza il valore dei patrimoni idraulici ereditati, senza i quali non sarà mai pensabile quella necessaria transizione verso nuove e più sostenibili modalità di produzione e consumo”, conclude il direttore della Rete Mondiale Unesco.
La problematica evidenziata è cruciale perché reclama l’attenzione della politica sulla gestione e l’occupazione di tutti coloro che sono legati al governo dell’acqua e al funzionamento pubblico delle reti idriche delle nostre città. Mantenere in sicurezza e garantire l’efficacia delle strutture legate all’acqua pubblica, anche in caso di emergenza, richiede sia maggiori investimenti sia ricercatori qualificati e professionisti pronti a garantire interventi specifici sugli impianti di trattamento.
di Domenico Letizia