L’Osservatorio sottomarino del Distretto Ligure delle Tecnologie Marine

venerdì 13 marzo 2020


La tutela del patrimonio liquido italiano non può prescindere dallo sviluppo della ricerca scientifica e dall’innovazione tecnologica legata alla blue economy. Possiamo così riassumere l’innovativo e affascinante laboratorio hi-tech a dieci metri sotto il livello del mare del Golfo dei Poeti, in Liguria,con telecamere digitali, sensori per il monitoraggio dei parametri ambientali (come temperatura, salinità e velocità delle correnti) e gabbie di ricerca per lo studio della degradazione delle plastiche e l’assorbimento di sostanze inquinanti in ambiente marino.

Prende vita l’Osservatorio sottomarino installato dal Distretto Ligure delle Tecnologie Marine (Dltm), in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), l’Istituto Idrografico della Marina Militare, il Comune di Lerici e la Cooperativa Mitilicoltori Associati, nell’ambito del progetto LabMare finanziato dalla Regione Liguria.

L’infrastruttura è stata elaborata per essere utilizzata da parte di enti di ricerca e imprese come un vero e proprio laboratorio di sperimentazione per testare tecnologie all’avanguardia e sensori subacquei innovativi. Un laboratorio con una finalità anche educativa e pedagogica poiché permette la fruizione in tempo reale delle immagini e dei dati geofisici e oceanografici acquisiti.

Il laboratorio è posizionato nella baia di Santa Teresa davanti all’omonimo Centro Enea e fa parte dello stesso progetto scientifico dell’osservatorio sottomarino profondo installato lo scorso anno a circa 600 metri di profondità al largo dell’Area Marina Protetta delle Cinque Terre. La plastica rappresenta oggi l’80 per cento del marine litter presente non solo sulla superficie, ma anche nei fondali. Un dramma enorme per pesci, uccelli e mammiferi marini, non solo a causa degli additivi tossici di cui è composta la plastica (e per la sua grande diffusione in mare), ma anche per quanto può portare con sé: batteri, alghe e virus (alcuni potenzialmente pericolosi per gli organismi marini). Il Consorzio Ligure delle Piccole e Medie Imprese per il Distretto Ligure delle Tecnologie Marine è nato per consentire alle Pmi liguri di acquisire quote della Società Consortile di gestione del Distretto Ligure delle Tecnologie Marine, partecipando così attivamente alla governance e contribuendo alla promozione delle iniziative e dei progetti.

Il Consorzio potrà svolgere tutte le attività atte a favorire la partecipazione dei propri aderenti alle iniziative del Dltm e potrà sostenere la nascita e l’evoluzione dei progetti di ricerca, sviluppo e formazione dei consorziati; incentivare le iniziative imprenditoriali relative al settore avanzato oggetto del distretto tecnologico, ecc. Ora, a conclusione dell’iter burocratico-amministrativo, è giunta l’ora di proporre le idee ed i progetti”, ha recentemente dichiarato Cristiana Pagni, neo Presidente del Consorzio a cui hanno aderito 59 Pmi liguri, undici con sede fuori provincia e sottoscrivendo un capitale sociale.

Disciolta nel Mar Ligure, c’è una miriade di piccoli frammenti di plastica arrivati davanti a spiagge e scogliere attraverso impianti fognari o derivanti da rifiuti gettati da navi e barche o semplicemente trascinati giù dai corsi d’acqua. Pezzi di contenitori utilizzati per alimenti o detersivi, frammenti di oggetti usati per la pesca o contenuti all’interno di detergenti, paste abrasive e prodotti per la cura della persona. Possono provenire dalle abitazioni private o arrivare da molto lontano. Possono essere stati gettati mesi o decenni fa. In sostanza, in Liguria, in base ai rilievi effettuati da Arpal, la presenza di questo problema è piuttosto accentuata.


di Domenico Letizia