lunedì 2 marzo 2020
Ieri l’altro un virus è atterrato a Roma. Come un marziano che arriva sopra un’astronave dalla Cina, si muove lemme lemme e con circospezione, un giornalista che passava casualmente da Villa Borghese, lo avvista, e curioso gli domanda: ma lei è il Corona, quel virus che tutti ricercano e nessuno se ne prende cura? Si, sono io, risponde il pavido e malcapitato Coronavirus. Anche se, una notizia un po’ originale non ha bisogno di alcun giornale, come una freccia vola veloce di bocca in bocca.
Cosi, il giornalista fulminato dall’incontro, twittando la notizia provoca il caos in men che non si dica, e tra Villa Borghese e Via Veneto la folla rapidamente si riunisce numerosa, come un tam tam che da Facebook sorvola l’etere, la moltitudine di persone accorre pur tenendosi a debita distanza e con le mascherine e, annusa con lo sguardo il povero Coronavirus che come un marziano è circondato e impaurito.
Scendendo da Via Veneto, seduto da Doney, incontriamo Maurizio Costanzo che ci saluta per un caffè, fatte le dovute presentazioni il buon Maurizio dice al marziano Coronavirus, attento alle esclusive dei programmi sono più infette della tua nomea. E mentre scendiamo in via Barberini l’infodemia della comunicazione esplodeva e, come un plotone di esecuzione vediamo schierati tutte le televisioni: la D’Urso vuole l’esclusiva del Coronavirus e offre un cachet milionario col cuore, rintuzza Storie Italiane che presa dal virus della tragedia spara i cannoni dell’iperbolica notizia; Mattino 5 per non essere da meno promette prime serate in cambio di una parola mai detta. La scia di persone diventava sempre più grossa, è il Coronavirus vedeva tutti quegli invasati tale e giornalisti armati di microfono, come dei marziani senza più lume, erano solo dei paralumi osceni e senza più scena.
Scendendo a pie’ veloce, all’angolo di piazza Barberini incontriamo Marzullo, alla cui vista il nostro virus schiantato dalla sua lunare comicità, si liberò della sua incertezza e gli rise in faccia, eludendo la pericolosa e virale domanda. Qualche passo più avanti si avvicinava un cronista di Fazio il quale, con la faziesca bonomia malcelata diceva all’inerme virus noi siamo i più blasonati e intellettuali della Tv, siamo il salotto della Televisione intellettuale e riformista e a volte casinista sapremo diffondere il suo virus con l’ironia buonista della Litizzetto. Intanto, saputo dell’evento facevano capolino due agenti dello spettacolo Presta e D’Amato, i quali con uno sguardo di intesa provarono a far firmare al malcapitato un’esclusiva con tanto di diritti.
L’indifeso virus marziano, schivava il colpo e provava a dileguarsi percependo l’inadeguatezza di quella società livida e putrefatta dalla vanità. Il giorno dopo anche il Papa, sentita la notizia cercò di ricevere l’ospite prestigioso, e una volta varcato il Vaticano, gli disse: caro fratello anche tu hai diritto di essere positivo, ma ricorda di amare il tuo prossimo come te stesso, a volte saper morire è un dono divino. Il pomeriggio, il Coronavirus viene ricevuto in pompa magna al Quirinale, e con encomio e tanto di fanfara viene insignito del cavalierato. Intanto, la gente si è quasi abituata al virus. Gli unici a essere corrosi ed erosi dalla pandemia della comunicazione che scomunica sono i giornalisti o presunti tali, i talk e gli intellettuali un tanto al chilo che campano e accampano di etilismo senza etica e poetica. In tutto questo, il marziano Coronavirus ha preferito morire di solitudine che vivere di abitudine.
di Domenico Schiavello