giovedì 5 dicembre 2019
Giorni fa ho accompagnato un amico che insegna in una scuola elementare. All’ingresso della scuola, qualche minuto prima che la campanella chiamasse tutti nelle rispettive aule, ho sentito dei bambini che chiacchieravano tra loro; parlo di bambini che avranno avuto otto o nove anni. Ad un tratto, uno si rivolge agli altri e dice: “…tanto sono tutti dei ladri bastardi”.
Incuriosito, gli chiedo di cosa stesse parlando. “Sono dei ladri bastardi - risponde - lo dicono mio padre e anche i miei nonni”.
“Ho capito - replico - ma di chi parlano?”
“Parlano dei politici”.
E mentre ascolto queste parole, un altro bambino del gruppetto dice che in casa sua avviene la stessa cosa; ma non finisce qui. “Sì, sì, sono proprio dei ladri bastardi - aggiunge un altro ancora - ero con la mamma al supermercato e l’ho sentito dire lì”.
Un po’ stupito, rivolgo lo sguardo al mio amico insegnante che mi dice: “Non meravigliarti, non è l’argomento più frequente, ma non è neppure il più raro. Capita più d’una volta di sentire dei bambini che riportano delle parole pronunciate sui politici, dai loro genitori, parenti e amici”.
Penso, ironicamente, che siamo messi proprio bene. Non posso negare che quest’episodio mi abbia lasciato un po’ senza parole. Poi, avvertendo una certa amarezza, mi rivolgo al gruppetto e dico: “Sapete, bambini, sono come senza parole e ciò non mi capita spesso, tuttavia sento un forte desiderio di scusarmi per la disgraziatissima Italia che vi hanno fatto trovare”.
In quel momento, suona la campanella e ognuno va verso la propria aula. Quei bambini e quelle parole mi sono rimasti nella mente per tutto il pomeriggio e, passato qualche giorno, mi sono ancora dentro.
Per la miseria, ma che stiamo combinando? Quei genitori, quei nonni e quelle persone hanno ragione? Coloro che definiscono i politici come ladri, bastardi e non solo, ormai sono davvero tanti. Forse non sono così tutti i politici e forse non tutti sono in malafede, ma la realtà che ci circonda dimostra che sono perlomeno degli incapaci che non sanno concludere nulla e che si atteggiano a profeti.
Ogni nuovo sfruttamento è presentato come una novità a favore del popolo. Si delira, per esempio, sulle nuove regole che aiuterebbero i giovani ad avviare un’attività, ma si tratta di agevolazioni chimeriche, microscopiche e ridicole, inoltre, il giovane impegnato in tal senso, è costretto a spendere più tempo per districarsi nel criminale avvinghiamento della burocrazia, che per organizzare il suo lavoro. I deliri sull’evasione fiscale, ancora per esempio, spingono l’emotività popolare a non capire che il fisco “tentacolizza” sempre di più la nostra vita.
L’Italia è sotto tirannia, ma la nostra è la storia delle cose che si sono capite dopo.
di Giannantonio Spotorno