martedì 25 giugno 2019
Circa un anno fa l’Esa (Agenzia Spaziale Europea) aveva annunciato la scoperta della presenza di acqua salata sul pianeta rosso. Lo scorso wee-kend la Nasa (l’agenzia spaziale americana) ha confermato che Curiosity, il rover laboratorio su Marte dal 2012, ha trovato nella tenue atmosfera del pianeta -sopra il cratere Gale che sta esplorando - “livelli insolitamente alti di metano”, pari a 21 parti per miliardo.
Tracce di metano erano già state misurate nel 2004 dallo strumento dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) Pfs (Planetary Fourier Spectrometer), a bordo della sonda dell’Esa Mars Express. Ma questa volta i livelli misurati sono quasi il doppio rispetto a quelli precedenti. La nota rilasciata dalla Nasa definisce la scoperta: “eccitante, perché la vita microbica è una fonte importante di metano sulla Terra. Ma questo gas può essere creato anche da altre fonti, attraverso interazioni tra rocce e acqua”. Al momento però “le attuali misure non ci permettono di dire se la fonte di metano è biologica o geologica, antica o moderna”. Non si conosce con certezza, inoltre, certezza “il luogo in cui il metano è stato prodotto e liberato in atmosfera”.
Ogni scoperta richiede le dovute cautele, ma sono in molti a contenere a stento il loro entusiasmo. Thomas Zurbuchen, uno degli amministratori della Nasa, ha dichiarato: “si tratta ancora di un risultato scientifico preliminare. Ci vorranno altre analisi, ancora in corso, per confermare l’osservazione di Curiosity. Al momento, non sappiamo dire da dove venga il metano. La nostra idea – ha scritto Zurbuchen sul proprio profilo Twitter – è che il metano su Marte venga liberato in atmosfera da riserve nascoste nel sottosuolo ghiacciato, create da passate forme di vita microbica. Ma a volte il metano ha una firma geologica, piuttosto che biologica”.
Ma quindi c’è o non c’è (o c’è stata) vita su Marte? Forse la missione ExoMars 2020, organizzata dall’Esa e dall’agenzia spaziale russa Roscosmos, che sarà lanciata il prossimo anno contribuirà ad avvicinarsi ad una risposta.
di Claudia Diaconale