Rapporto Censis-Conad: cosa sognano gli italiani?

giovedì 9 maggio 2019


Più di un italiano su due pensa che nell’ultimo anno l’economia nazionale sia peggiorata e quasi la metà ritiene che il futuro non riservi nulla di roseo. Pur tuttavia, gli italiani non sognano la fuga dalla Unione europea e continuano a credere nella scienza, nella figura del Presidente della Repubblica e il ruolo carismatico del Papa.

Ecco i punti salienti della ricerca “Cosa sognano gli italiani”, realizzata dal Censis in collaborazione con Conad su un campione di 1.000 cittadini maggiorenni, secondo la quale “per il 55,4 per cento degli italiani negli ultimi dodici mesi la situazione economica del Paese è peggiorata, per il 36,9 per cento è rimasta uguale e solo per il 7,7 per cento è migliorata”. Riguardo, invece, alla percezione di sicurezza e il rischio di essere vittima dei reati, secondo il 42,3 per cento degli intervistati non solo è peggiorata ma è addirittura in ascesa. Ma è forte soprattutto il timore che il peggio debba ancora arrivare: “nei prossimi dodici mesi la situazione economica peggiorerà ancora per il 48,4 per cento degli italiani (resterà uguale per il 34,7 per cento, migliorerà solo per il 16,9 per cento) e per il 40,2 per cento peggiorerà anche la sicurezza (resterà stabile per il 42,4 per cento, mentre migliorerà per il 17,4 per cento)”.

Dal punto di vista degli affari internazionali, invece, gli italiani non sognano la fuga dalla Ue, infatti “il 66,2 per cento non vuole l’uscita dall’euro e il ritorno alla lira, il 65,8 per cento è contrario al ritorno alla sovranità nazionale con l’uscita dall’Unione europea e il 52 per cento non è favorevole all’idea di ristabilire confini impermeabili e controlli alle dogane tra i Paesi europei”. Però, dallo studio è anche emersa una differenziazione per redditi, ovvero le persone con redditi bassi sono quelle più insoddisfatte. Le percentuali risultanti, in particolare, definiscono di essere d’accordo con il ritorno alla lira, il 31per cento (rispetto all’8,8 per cento delle persone con redditi alti), all’uscita dall’Ue, il 31,6 per cento (contro l’11 per cento delle persone con redditi alti), nonché al il ripristino di frontiere e dogane tra i Paesi europei, il 39,2per cento (rispetto al 25,3 per cento delle persone con redditi alti)”.

Nell’ultimo anno, poi, “per il 70 per cento degli italiani sono aumentati gli episodi di intolleranza e razzismo verso gli immigrati”, si legge nel Rapporto, spiegando che le cause sono soprattutto le difficoltà economiche e l’insoddisfazione della gente (nel 50,9 per cento dei casi), la paura di subire reati (35,6 per cento) e la percezione che gli immigrati in Italia siano troppi (23,4 per cento). A crollare ulteriormente è anche la fiducia nelle cosiddette “élite”. A beneficiare della fiducia dei cittadini infatti ci sono ancora: “i grandi scienziati (40,7 per cento), il Presidente della Repubblica (30,7 per cento), il Papa (29,4 per cento) e i vertici delle forze dell’ordine (25,5 per cento)”. Mentre godono di una fiducia ai minimi termini: “i vertici dei partiti (4 per cento), i parlamentari (3,2 per cento), i direttori di giornali e telegiornali (3,6 per cento), gli editorialisti e gli opinion maker (3,8 per cento), ma soprattutto i banchieri (1,5 per cento)”, prosegue il rapporto aggiungendo che poco più alta è la fiducia riposta nei grandi imprenditori industriali (10,9 per cento) e nei vertici dei corpi intermedi e delle associazioni di categoria (8,1 per cento).

Eppure, tra i vari dati pubblicati nel Rapporto, quelli che sicuramente faranno più discutere sono le valutazioni secondo cui “il 73,9 per cento degli italiani si dice favorevole all’imposizione di una tassa sui grandi patrimoni e il 74,9 per cento all’introduzione di un salario minimo per legge”, inoltre , secondo gli intervistati, i fattori irrinunciabili per una crescita senza esclusi sono “dare più spazio al merito, favorendo i più capaci e i meritevoli (52,1 per cento), maggiore uguaglianza e una distribuzione più equa delle risorse (47,8 per cento), più welfare e protezione sociale (34,3 per cento) e minore aggressività e rancore verso gli altri (33,1 per cento)”.

L’amministratore delegato di Conad, Francesco Pugliese, commentando i risultati presentati ha definito il quadro sociale ed economico italiano “ancora immerso nell’incertezza, ma nello stesso tempo i dati ci suggeriscono la strada da seguire per uscire dall’epoca della paura e dell’immobilismo”, aggiungendo che il paese ha bisogno “di più equità e meritocrazia, di una politica che premi l’impegno e promuova la solidarietà, i legami sociali e il senso di comunità”.


di Mauro Mascia