martedì 8 maggio 2018
Via del Tritone. Per chi non è avvezzo alla toponomastica dell’Urbe, vuol dire: dietro Piazza di Spagna, a due passi da Fontana di Trevi. Il cuore di Roma.
Una colonna di fumo nero che avvelena l’anima, che sbuffa, si contorce, prende forma, si autoalimenta nella combustione, fumo che ustiona, si leva dall’asfalto del centro della Capitale d’Italia. È il nono bus dell’Atac che diventa cenere dall’inizio dell’anno, così scrivono e ci fanno sapere quelli che ne sanno più di noi.
La carcassa di nera ferraglia, di odore acre, di pneumatici bruciati, è l’emblema del trasporto pubblico locale. Di una municipalizzata che ha fatto entrare fra i suoi corridoi legioni di gente inutile, di raccomandati, un’orda di stipendiati che di bus e trasporti non ha mai sentito parlare. Quest’azienda non ha più nulla da dare a questa città. Che questo scempio finisca. Liberalizzare per liberarci dal male.
di Stefano Cece