martedì 23 dicembre 2025
L’alleanza dei partiti di centrodestra, negli ultimi trent’anni, si è caratterizzata per il fatto che gli elettori possono votare indifferentemente per i diversi partiti alleati in quanto li considerano politicamente omogenei quantomeno nei principi fondamentali. Prima fu premiata Forza Italia di Silvio Berlusconi come partito leader della coalizione e federatore della coalizione, poi la Lega di Matteo Salvini ed oggi Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
Chi vota per il centrodestra non ama i litigi tra gli alleati, a maggior ragione quando il governo ha realizzato successi oggettivi in termini: di politiche di bilancio, miglioramento del rating e quindi riduzione del rischio Paese sui titoli sovrani italiani, iniziato un processo di riforme fondamentali per la modernizzazione del Paese e cominciato a ridurre il carico fiscale sulle imprese e le famiglie.
È evidente che un esecutivo di coalizione, anche se ha sottoscritto un programma politico unitario prima delle elezioni, è esposto agli interessi particolari di ogni singolo partito che è membro della maggioranza che ha votato la fiducia al governo. Le giustificazioni addotte dai singoli partiti alleati come “non siamo un partito unico” e ogni partito alleato “ha delle sensibilità diverse” è un espediente che non può e non deve essere utilizzato in sede di approvazione della Legge di stabilità. Una volta che il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il progetto di legge di bilancio dello Stato, non si può successivamente iniziare lo stillicidio di emendamenti e sub emendamenti che modificano la struttura della legge finanziaria.

Tale comportamento dà il destro alle opposizioni per fare polemiche sulle presunte divisioni in seno alla coalizione di governo. Opposizioni che sono inconsistenti dal punto di vista politico, senza un progetto alternativo e divisi su tutto, trovano l’occasione per poter contestare all’esecutivo divisioni che confondono gli elettori. Il paradosso è che la Legge di stabilità per l’anno prossimo è stata improntata, nei saldi di bilancio, per consentire all’Italia di uscire con un anno di anticipo, rispetto alle previsioni, dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo dalla Unione Europea. Grazie alla severa tenuta dei conti da parte del ministero dell’economia e delle finanze, la finanziaria per il 2027 potrà finalmente ridurre il carico fiscale sui contribuenti rispettando gli impegni assunti con gli elettori.
È la prima Legge di bilancio che sostanzialmente non prevede ulteriore indebitamento. La riduzione della pressione fiscale sarà resa possibile anche per la riduzione degli interessi passivi che lo Stato italiano deve sostenere per il servizio del debito pubblico monstre ereditato dai precedenti governi. L’aver migliorato il rating del nostro debito sovrano consentirà un risparmio per le casse dello Stato funzionale a ridurre le aliquote fiscali pur mantenendo il rigore sui conti pubblici fondamentale per la credibilità del paese. Mutuare la procedura del Regno Unito relativa alla legge di bilancio dovrebbe essere il modus operandi per una coalizione di governo compatta.
In Gran Bretagna, infatti, l’esecutivo elabora il progetto di Legge di bilancio e il Parlamento o la approva, così come è stata predisposta, oppure la boccia. Finirebbe la pantomima degli emendamenti della maggioranza e le conseguenti liti tra alleati. Si eviterebbe la costante che si ripete ogni anno in cui il governo è costretto, per evitare l’esercizio provvisorio, di presentare un maxiemendamento che sarà oggetto di voto di fiducia al Senato della Repubblica e alla Camera dei deputati. Procedura che toglierebbe la vetrina mediatica alle opposizioni, le quali non potrebbero reiterare l’affermare che sussistono divisioni della maggioranza in merito alla legge più importante per governo.
di Antonio Giuseppe Di Natale