lunedì 22 dicembre 2025
L’irruzione travolgente di Javier Milei nella scena politica ha riacceso le idee della libertà con un impeto che mancava da quasi un secolo. Tuttavia, sebbene il messaggio anti–statalista di El Peluca stia riportando l’Argentina ai suoi antichi fasti, la stampa europea continua a ignorare i successi del primo presidente libertario e ne restituisce un profilo caricaturale, descrivendolo come un megalomane eccentrico che specula sulla miseria della gente. Sarebbero sufficienti i dati empirici – pensiamo al crollo del tasso di povertà, passato dal 54 per cento al 31 per cento nell’arco di soli due anni – per dimostrare l’inconsistenza di certe tesi. Oppure le indagini demoscopiche sulle elezioni del 26 ottobre, secondo le quali La Libertad Avanza ha conquistato in egual misura i consensi della borghesia urbana e della classe operaia che, un tempo, votava i kirchneristi. Ecco: quale antidoto più efficace ai luoghi comuni che circondano Milei, se non la sua autobiografia?
L’edizione italiana del bestseller Il cammino del libertario (Rubbettino Editore), a cura di Claudia Razza, accompagna Javier Milei dagli studi all’Universidad de Belgrano fino alla presidenza della nazione, delineando la nascita del movimento che ha cambiato la storia del Paese albiceleste. Il libro si distingue per la polifonia narrativa e alterna con disinvoltura gli elementi autobiografici, i ricordi dei compagni di viaggio, i saggi di economia pura e le testimonianze dell’ingresso in politica. È un mosaico multiforme, sfaccettato e frammentario che consente ai lettori di scoprire gli aspetti meno conosciuti del protagonista. Chi non è abituato alla personalità eclettica di Milei potrebbe trovare il suo linguaggio dispersivo, visto che si diverte a fondere nei confini dello stesso paragrafo le considerazioni economiche, gli aneddoti personali e l’entusiasmo per l’opera. Ma è proprio l’autore a venirci incontro, quando afferma: “Non sono uno scrittore, ma un economista a cui piace scrivere e divulgare i fondamenti dell’analisi economica”.
La prima parte del volume si sofferma sulla vita privata e sul percorso accademico di Milei. Le pagine dedicate alla sorella Karina, alle difficoltà familiari e alla passione per il calcio mostrano un adolescente inquieto, alla ricerca di un equilibrio che sembra sfuggirgli di mano. Il suo incontro con la teoria economica risulta fervido, a tratti febbrile, e lo conduce ben presto verso gli scritti di Friedrich von Hayek, Ludwig von Mises e Murray Rothbard, che costituiranno l’ossatura del suo pensiero da adulto. Alcuni momenti hanno un tono intimo, come l’emozione provata durante la lettura dei Principi di economia politica di Carl Menger, che fecero capire al giovane Milei i limiti delle formulazioni matematiche rigorose.
Nella sezione centrale, che include brani provenienti da articoli scientifici e interviste, Milei esamina i meccanismi della crisi argentina con una precisione chirurgica. L’economista approfondisce la natura del denaro, la logica dell’inflazione, gli errori della politica monetaria e svela in più passaggi le assurdità dell’economia mainstream, ritenendo che la svalutazione del peso non possa essere giudicata senza considerare il contesto storico e la fiducia dei cittadini.
La terza parte cambia ancora ritmo e colore. I collaboratori più stretti, i militanti convinti, gli amici di sempre prendono la parola e delineano un movimento nato in condizioni di assoluta precarietà, eppure capace di espandersi grazie all’impegno dei giovani che hanno saputo appropriarsi della tecnologia per raggiungere l’emancipazione intellettuale. Mentre l’Argentina precipitava in un abisso economico e morale, quei ragazzi scoprivano il fascino della libertà.
Milei ha spezzato il circolo vizioso del socialismo, dell’interventismo e della rincorsa all’inflazione che pervade la teoria keynesiana. Inoltre, ha compiuto l’impresa di invertire le preferenze temporali degli argentini, traghettandole dal consumo di breve termine alla virtù del risparmio. In questo modo, è riuscito a spostare il discorso pubblico dagli schemi collettivisti all’autonomia dell’individuo, dal concetto di “fallimento di mercato” al ruolo benefico delle imprese, dalle lacune del paradigma neoclassico al modello della Scuola austriaca, dai programmi di ingegneria sociale che puntano a decostruire l’umanità al rispetto illimitato delle aspirazioni di ogni persona. È questa la premessa basilare del liberalismo che, come ha spiegato magistralmente Alberto Benegas Lynch, “si fonda sul principio di non aggressione in difesa del diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà”.
Il cammino del libertario è un libro intrigante e suggestivo, che espone in maniera autentica la nascita di un fenomeno imprevedibile. La sua forza risiede nella capacità di combinare la vita, le idee e l’azione politica senza cadere nella tentazione di ridurre la filosofia libertaria a un simbolo astratto. È un testo che può appassionare chi crede nel primato della libertà individuale e, al tempo stesso, far ragionare chi lo legge partendo da posizioni diverse. Ma, soprattutto, aiuta a comprendere perché un Paese attraversato da una crisi profonda abbia trovato il coraggio di affidarsi al “leone che brandisce la motosega”.
di Lorenzo Cianti