Manovra, via le norme su pensioni, Tfr e assicurazioni

venerdì 19 dicembre 2025


Il nuovo emendamento del Governo alla manovra è stato depositato in Commissione Bilancio al Senato. Il testo contiene le misure sull’iperammortamento, nella stessa formulazione precedente e quindi con la proroga al 2028 e la stretta sugli investimenti green, e la rimodulazione del Pnrr. Saltano invece, così come annunciato nella nottata, tutte le misure sulle pensioni. “La decisione della maggioranza è quella di stralciare gran parte del famoso emendamento 4.1000, di far sopravvivere solo la parte relativa al Pnrr e all’iperammortamento, tutto il resto verrà trasfuso in un decreto che verrà approvato la settimana prossima”, ha detto il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani a margine di una serie di riunioni in Senato dopo la sospensione della commissione Bilancio. Il nuovo decreto verrà portato in Consiglio dei ministri “probabilmente la settimana prossima”, ha aggiunto. Oltre alla stretta sulle pensioni, stralciata come già annunciato nella notte nella sua interezza, dall’emendamento del Governo alla manovra saltano anche le norme sul Tfr per i nuovi assunti. La misura prevedeva l’adesione automatica alla previdenza complementare per i lavoratori dipendenti del settore privato di prima assunzione. D’altro canto, si registra il via libera in commissione Bilancio del Senato all’emendamento alla manovra sull’oro di Banca d’Italia, come ha riferito il senatore della Lega e relatore Claudio Borghi.

“È un momento molto importante, è una mia battaglia di 11 anni. Penso che sia una delle cose più importanti di questa manovra. Riaffermare il principio” che appartiene al popolo italiano “ci riporta nella normalità”. L’approvazione dell’emendamento a prima firma del capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato Lucio Malan “è una grande vittoria di una battaglia storica portata avanti da Giorgia Meloni”, sottolinea il senatore del partito della premier e relatore alla manovra Guido Liris a margine dei lavori della commissione. Il senatore di Fratelli d’Italia sottolinea “il dibattito di questi 10 anni e l’importanza” della norma, che “rappresenta un motivo di grandissimo orgoglio” anche perché su questa misura “c’è stato il consenso di Christine Lagarde”. Stamattina sono ripresi i lavori in commissione Bilancio. Salta il nuovo contributo di 1,3 miliardi chiesto alle assicurazioni.

La misura non è contenuta infatti nel nuovo emendamento del Governo alla manovra, contrariamente a quanto previsto dalla prima versione della proposta di modifica. La norma introduceva un meccanismo che prevedeva il versamento a titolo di acconto pari all’85 per cento del contributo sul premio delle assicurazioni dei veicoli e dei natanti dovuto per l’anno precedente. Nel nuovo emendamento del Governo alla manovra, depositato in commissione Bilancio al Senato, scompaiono anche le nuove risorse per 1,3 miliardi per finanziare il credito d’imposta Transizione 4.0, i cui fondi sono andati esauriti. Un fatto è certo: l’obiettivo è quello di chiudere in giornata. Il testo è atteso in Aula a Palazzo Madama lunedì. Il capogruppo della Lega in Senato Massimiliano Romeo nega fratture nel partito: “Nessuno scontro interno alla Lega. Io ho chiamato il ministro Giorgetti e anche lui sosteneva la tesi che fosse possibile utilizzare fondi alternativi” alla stretta sulle pensioni, incluso l’intervento sulle finestre. I tecnici del Mef e la Ragioneria invece – ha aggiunto – insistevano sulle pensioni e questa cosa andava avanti da ore. Allora abbiamo deciso di cancellare quelle misure, facendo un emendamento più light”. Intanto, la Commissione Bilancio del Senato ha dato il via libera alla riformulazione della norma sui pagamenti da parte della Pubblica amministrazione ai professionisti, con alcuni ‘paletti’ in caso di irregolarità fiscale.

Lo annuncia lo stesso presidente dell’organismo, il senatore di Fratelli d’Italia Nicola Calandrini, firmatario dell’ultima revisione del testo, spiegando che con la sua approvazione “viene introdotto un chiarimento fondamentale che rende più circoscritta la procedura di verifica prevista in relazione ai compensi professionali. L’intervento precisa innanzitutto che la verifica riguarda esclusivamente le cartelle esattoriali iscritte a ruolo relative a tributi erariali, superando ogni riferimento generico alla “regolarità degli obblighi fiscali” che avrebbe potuto determinare blocchi dei pagamenti, anche in presenza di contenziosi non definiti”. E “modifica l’articolo 48-bis del Dpr numero 602 del 1973”, dunque per le parcelle dei professionisti “il limite dei 5mila euro non trova più applicazione ai fini della verifica: ciò significa che l’accertamento scatta anche per importi inferiori a tale soglia, ma il blocco del pagamento ci sarò solo entro il limite dell’importo effettivamente iscritto a ruolo, consentendo comunque l’erogazione della parte eccedente”. Calandrini ricorda che con la misura rivista “resta ferma la disciplina generale”, secondo cui “per i compensi superiori a 5mila euro, il blocco integrale scatta in ogni caso qualora gli importi iscritti a ruolo siano superiori a 5mila euro. Qualora questi siano inferiori a 5mila euro, invece, il pagamento continua a essere erogato”.

Secondo il presidente della V Commissione di Palazzo Madama si tratta di “una norma di equilibrio e di buon senso, che rafforza l’efficacia della riscossione senza introdurre automatismi sproporzionati e senza mettere a rischio la continuità dell’attività dei professionisti, garantendo chiarezza applicativa e certezza del diritto”. Frattanto, cambia la ritenuta d’acconto per le imprese: il nuovo emendamento del Governo depositato in commissione Bilancio prevede l’anticipazione della misura al 2028 con un’aliquota pari allo 0,5 per centoal netto dell’Iva – dell’importo da corrispondere. Confermato l’1 per cento dal 2029. La misura vale oltre 700 milioni di euro già dal primo anno, il 2028, e raddoppia in quelli successivi.


di Redazione