venerdì 19 dicembre 2025
Norman Podhoretz si è spento martedì scorso all’età di 95 anni nella sua abitazione di New York. Fu il fondatore oltreché l’animatore del movimento neoconservatore americano, dirigendone la rivista di culto, “The Commentary”, dal 1965 al 1995.
Scrittore, polemista, è stato per oltre quarant’anni una figura centrale del dibattito politico e culturale negli Stati Uniti. Era nato a Brooklyn nel 1930 in una famiglia ebrea d’immigrati dall’Europa orientale. Formatosi prima presso la Columbia University e successivamente nelle aule di Cambridge, poco più che diciottenne entrò nel mondo esclusivo delle riviste culturali. Nei primi anni ‘60 assunse la direzione di “Commentary”. Ne cambiò in pochi numeri la cifra culturale, trasformandola da rivista liberal in laboratorio delle nuove idee conservatrici. I primi anni della sua formazione politica li trascorse frequentando i circoli della sinistra intellettuale (la “New York intellectuals”) ma se ne allontanò in poco tempo, criticandone il dogmatismo, il radicalismo culturale, il pacifismo militante e il relativismo morale. “Modi di pensare - scriverà Podhoretz - che a distanza avrebbero indebolito e reso fragile l’Occidente dall’interno”. Da quella rottura nacque il neoconservatorismo, movimento di ex liberal accomunati dal convincimento che la difesa della democrazia richiedesse forza, chiarezza morale e capacità di leadership.
Negli ultimi decenni Podhoretz fu al centro di polemiche feroci a causa della sua tesi sulla “Quarta guerra mondiale”. Dopo aver definito la Guerra fredda come la “Terza guerra” (vinta dai Paesi occidentali) egli sostenne che l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 fosse da considerare come l’inizio di un nuovo conflitto globale, ovvero “una guerra lunga e asimmetrica contro l’islamismo radicale inteso non come semplice terrorismo ma come ideologia totalitaria paragonabile per ambizione e pericolo al nazismo e al comunismo. Un conflitto che l’Occidente potrebbe perdere per stanchezza, mancanza di convinzione e viltà”. Le polemiche con i titolari del politicamente corretto non mancarono, ma Podhoretz tenne sempre il punto.
Per i suoi detrattori incarnò l’arroganza ideologica dell’America, per i suoi estimatori fu uno dei pochi pensatori a parlare con chiarezza circa la minaccia incarnata dal fondamentalismo islamico. Nel 2004 ricevette la Presidential Medal of Freedom, il massimo riconoscimento civile statunitense. Norman Podhoretz ha lasciato in eredità al mondo occidentale un severo ammonimento: quando una civiltà smette di credere nei propri valori crea le premesse per la sua scomparsa. A nulla potrà servire la potenza materiale che possiede.
di Francesco Carella