Pace in Ucraina: congelati a tempo indeterminato gli asset russi

mercoledì 17 dicembre 2025


È credibile un’Unione europea che vuole far parte del negoziato di pace tra Federazione Russa e Ucraina congelando sine die gli asset finanziari russi detenuti in Belgio? La decisione, a maggioranza, può contribuire a sbloccare il negoziato per il cessate il fuoco? Ho dei seri dubbi che i leader europei, nelle condizioni date, possano contribuire alla risoluzione negoziale della guerra. Chi può, oggi, realmente rappresentare, per tutti gli stati membri l’Europa al tavolo delle trattative fino a quando non ci sarà un Governo dell’Unione legittimato politicamente. Il sogno di un’Europa federale forte, legittimata da un voto popolare da parte dei cittadini dei 27 Stati membri, che avrebbero dovuto esprimere la loro preferenza a un Governo espressione di una maggioranza politicamente omogenea e di una opposizione che si prepara, per le prossime elezioni a conquistare l’Esecutivo, si è infranto nella palude di una governance comunitaria che nulla ha a che vedere con un vero sistema democratico. Per questa ragione l’Europa svolge il ruolo di “ufficio pagatore” senza realmente influire sulle scelte negoziali. Per paradosso, con l’attuale sistema di Governo europeo, l’unico strumento che hanno a disposizione i Paesi membri per poter difendere gli interessi nazionali è il diritto di veto!

Architettura istituzionale bizantina, tutt’altro che democratica, che ha generato un sistema politico che si è basato per decenni sulla diarchia franco-tedesca. Questo, di fatto, dualismo di potere effettivo nell’Unione europea ha operato prevalentemente nell’interesse della Germania e della Francia piuttosto che tutelare gli interessi di tutti i paesi membri. Regime politico che avrebbe dovuto occuparsi delle materie di competenza esclusiva dell’Unione europea quali: l’unione doganale, la politica monetaria, la politica commerciale comune, la conservazione delle risorse biologiche marine, le regole sulla concorrenza e gli accordi internazionale. La realtà che si è consolidata è quella di una Europa iperburocratica che ha imposto regolamentazione, assurde, in tutti i settori economici e anche sugli interessi delle singole persone. Pastoie burocratiche che sono costate e continuano a costare alle imprese più dei dazi doganali imposti dalla nuova amministrazione statunitense. Sono scettico sulla nuova avventura europea, in questo caso a trazione dei cosiddetti “volenterosi”, con a capo: la Francia, il Regno Unito e la Germania, che è quella di sostenere sine die la guerra tra la Federazione Russa e Ucraina a spese dei contribuenti europei e britannici; sapendo che è difficile se non impossibile che l’Ucraina possa sconfiggere il più forte e attrezzato esercito russo. Apparato militare che è abituato combattere guerre di attrito per lungo tempo.

Se cera una sola speranza che Vladimir Putin potesse accettare l’Europa al tavolo delle trattative per il raggiungimento di un onorevole compromesso che ponesse fine alla guerra, la stessa nomenklatura autoreferenziale dell’Unione europea ha deciso di congelare a tempo indeterminato i fondi russi per la maggior parte gestiti in Belgio. Il Belgio è consapevole del fatto che utilizzare gli asset finanziari russi per garantire i finanziamenti di sostegno all’Ucraina, significa un vero e proprio esproprio nei confronti della Federazione Russa con conseguenze imprevedibili non solo dal punto di vista giuridico ma anche sulla fiducia nel sistema finanziario e bancario internazionale. L’Europa di Ursula von der Leyen e dei volenterosi, invece di lavorare con intelligenza alla originaria proposta in 28 punti di Donald Trump cercando di modificarla in meglio, hanno preferito stravolgere il piano Usa con una controproposta difficilmente ricevibile dalla Russia. È facile prevedere che Vladimir Putin non accetterà quanto deciso dal presunto asse tra gli Usa, l’Europa e l’Ucraina. L’ottimismo di maniera comunicato ai media “mai così vicini alla pace” e “risolto il 90 per cento delle questioni” lascia il tempo che trova. Mi preoccupa molto di più quel 10 per cento ancora non risolto! 


di Antonio Giuseppe Di Natale