Ad Atreju il centrodestra si mostra coeso

lunedì 15 dicembre 2025


Atreju è sinonimo di ulteriore coesione del centrodestra. Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Matteo Salvini, Maurizio Lupi e Antonio De Poli rappresentano il tratto unitario dei conservatori italiani, “ciascuno con le sue differenze”, per dirla con le parole del leader leghista. Ma “in grado di fare sintesi”, come chiosa il segretario azzurro. La kermesse di Fratelli d’Italia, all’ombra di Castel Sant’Angelo, dietro i ragazzi di Gioventù nazionale, ha posto in prima fila, lo stato maggiore del partito: da Ignazio La Russa a Francesco Lollobrigida, passando per Giovanni Donzelli. Tutti i leader di partito insistono sulla compattezza del centrodestra. Calcano la mano sui terreni comuni: dalla difesa dell’identità cristiana alla battaglia sulla giustizia. Ed evitano fughe in avanti su questioni spinose come quella ucraina. Salvini sceglie di non citare proprio l’argomento. È sollecitato tra gli stand, glissa: “Buon Natale”.

A Meloni resta campo aperto per snocciolare la sua linea e abbracciare la sua comunità politica, ma anche i suoi affetti. La figlia Ginevra arriva accompagnata dal padre Andrea Giambruno. Che di fronte all’insistenza dei cronisti puntualizza: “Sono tornato in tivù, non sto dietro le quinte”. Poi si fa largo tra la folla con sua figlia per mano. Ginevra aspetta che Meloni prenda posto in prima fila. La raggiunge, e le due si stringono in un lungo abbraccio. Intanto, in platea arriva anche Anna Paratore, madre della premier. Già ad Atreju giovedì per il panel con la primogenita Arianna Meloni e Raoul Bova, si concede il bis. Con la famiglia al completo, l’ultimo atto della manifestazione entra nel vivo.

De Poli spiega che essere sul palco della kermesse è “come sentirsi a casa”. Lupi rimarca “l’unità” della coalizione, ma prende le distanze dalla “cultura sovranista”. Tajani ricorda che “l’accordo voluto da Silvio Berlusconi nel 1994 è ancora realtà” e invita a “rinnovarlo ogni giorno”. Non nasconde i “disaccordi su alcune questioni con Giorgia e Matteo”, ma non insiste. Anche Salvini sottolinea le diverse comunità politiche, che tuttavia “vanno avanti insieme senza invidia e senza rancore”. Invita i cronisti a “mettersi l’anima in pace”: “non riuscirete mai a far litigare me e Giorgia”. Poi va avanti sui suoi cavalli di battaglia. Dalla tassazione delle banche – con Meloni in prima fila che annuisce e la platea che applaude – all’uso “libero” del contante (“non siamo mica in Venezuela”).

La premier cita il segretario leghista sul caso della famiglia nel bosco e ringrazia tutti i leader. “Sono orgogliosa dei miei alleati”, scandisce. Valorizza le convergenze e tralascia le distanze, che sul palco di Atreju restano sopite ma non annullate. Tra i tanti nodi sul tavolo della coalizione di Governo, è Tajani a insistere sul fronte aperto all’interno di Forza Italia. Dopo l’invito di Pier Silvio Berlusconi a rinnovare il partito con ‘facce nuove’, il vicepremier non rinuncia a togliersi un sassolino dalla scarpa. Si rivolge ai militanti di FdI: “Non cambiate mai”. Ma lancia un messaggio che va oltre le mura di Castel Sant’Angelo. “Se anche quando avrete i capelli bianchi come me manterrete lo stesso spirito – aggiunge – vi sentirete giovani. Io avrò pure gli anni che ho ma mi sento molto più giovane di tanti altri che hanno cambiato bandiera e hanno smesso di credere a certi valori”.


di Manlio Fusani