L’asse Italia-Belgio contro l’Ue

lunedì 15 dicembre 2025


In politica ogni volta che si affermano in modo ufficiale, ripetutamente e con certezza, delle posizioni, nei meandri nascosti della vera azione politica, ossia quella definita realpolitik, si definiscono le intenzioni reali e si determinano le alleanze per declinarle.

Nella maggior parte dei casi, ciò che si proferisce ufficialmente “ai quattro venti” non corrisponde mai a quello che poi viene attuato concretamente. Questo modus agendi di matrice machiavellica non poteva non emergere anche in questa, oramai annosa, crisi belligerante ucraina e non poteva risparmiare le nazioni che compongono l’Unione Europea, almeno alcune di esse.

Pertanto, al contrario dell’apparente compattezza di vedute dei diversi leaders europei riguardo al congelamento dei beni russi per finanziare l’Ucraina, a sorpresa, emerge uno scoop incredibile inerente a un recondito accordo tra Roma e Bruxelles per contrastarne la realizzazione, cercando congiuntamente delle valide alternative.

In un colpo di scena destinato a riscrivere le alleanze in Europa, l’Italia guidata dalla premier Giorgia Meloni ha deciso di rompere il fronte dei “falchi” comunitari e di appoggiare il Belgio nell’opposizione al piano dell’Unione Europea che prevede di destinare 210 miliardi di euro di asset statali russi congelati all’Ucraina.

La notizia, rivelata in esclusiva da Politico attraverso un documento interno visionato dalla testata, segna un passo audace del governo italiano, il più vicino tra i grandi Paesi europei all’amministrazione Trump, e potrebbe alterare profondamente la strategia di Bruxelles nei confronti di Mosca e Kiev.

Secondo quanto riportato nel documento citato da Politico, l’Italia (terza nazione Ue per popolazione e peso nel voto) è intervenuta a meno di una settimana dal cruciale summit dei leader europei a Bruxelles, in programma il 18 e 19 dicembre.

La presa di posizione italiana mina le speranze della Commissione Europea di finalizzare un accordo sul piano, che prevede di sbloccare miliardi di riserve russe custodite nella banca Euroclear in Belgio per sostenere l’economia ucraina. Il Belgio, fino a oggi isolato nelle sue resistenze, teme di dover rimborsare l’intero importo nel caso in cui Mosca riuscisse a recuperare i fondi congelati.

L’Italia, collaborando con Belgio, Malta e Bulgaria, ha redatto un documento congiunto che invita la Commissione Europea a esplorare opzioni alternative in linea con il diritto comunitario e internazionale, con criteri prevedibili e rischi significativamente inferiori. “Invitiamo la Commissione e il Consiglio a continuare a esplorare e discutere opzioni alternative… per affrontare le esigenze finanziarie dell’Ucraina, basate su un meccanismo di prestito Ue o soluzioni ponte”, si legge nel testo riportato da Politico.

In sostanza, si tratta di un vero e proprio “Piano B”, ossia l’idea di finanziare l’Ucraina attraverso l’emissione di debito comune Ue nei prossimi anni. Tuttavia, la proposta incontra ostacoli significativi e di conseguenza ciò aumenterebbe il già alto carico debitorio di Paesi come Italia e Francia e richiederebbe l’unanimità dei governi europei, esponendola al veto del premier ungherese Viktor Orbán, sebbene Meloni mantenga con lui rapporti cordiali. L’iniziativa italiana rappresenta quindi un equilibrio delicato tra pragmatismo finanziario, alleanze geopolitiche e pressione interna.

Infatti, questa iniziativa, da un lato, tutela gli interessi patrimoniali e legali dei Paesi membri, dall’altro, rischia di indebolire la posizione comunitaria nel sostegno all’Ucraina, creando fratture nel fronte occidentale che l’Unione Europea sperava fosse compatto. Fonti vicine al dossier evidenziano come Roma punti a evitare un’escalation di tensioni con Mosca che potrebbe avere effetti economici diretti sul mercato italiano e sui flussi energetici, già messi a dura prova dal conflitto.

Non è un caso che la mossa italiana arrivi proprio a ridosso del vertice europeo, perché il governo Meloni sembra voler dettare l’agenda, imponendo la necessità di soluzioni “meno rischiose” e meno costose per l’Italia, pur senza chiudere la porta al sostegno all’Ucraina. L’equilibrio è sottile, e la posta in gioco altissima e la decisione dell’Italia potrebbe ridefinire le priorità europee, spostare i rapporti di forza tra i grandi Paesi dell’Unione e influenzare direttamente le trattative tra Occidente e Russia. L’analisi degli esperti è unanime: la posizione italiana è audace, rischiosa e destinata a provocare un acerrimo dibattito. Dall’Unione europea si temono rallentamenti, da Mosca si osserva con attenzione, mentre gli Stati Uniti monitorano ogni mossa.

In questo scenario complesso, l’Italia di Meloni emerge come protagonista inattesa, pronta a sfidare il fronte “falco” e a proporre alternative che, seppur meno immediate, potrebbero segnare un precedente per la gestione futura dei beni statali russi congelati e della politica economica europea.

L’esclusiva di Politico se da un lato non lascia dubbi sul fatto che la partita si gioca ora, a Bruxelles, tra summit serrati, strategie diplomatiche e calcoli di lungo termine, che potrebbero ridefinire la geografia del potere nel cuore dell’Europa, dall’altro lato ci conferma che in politica e soprattutto in quella internazionale, in cui gli interessi in ballo, anche e soprattutto economici, sono diversi e rilevanti, le vere intenzioni politiche non vengono quasi mai ufficializzate, ma semplicemente realizzate nel silenzio dagli interessati.


di Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno