Governabilità e responsabilità politica

mercoledì 10 dicembre 2025


La governabilità, la stabilità dei governi e la responsabilità politica di una nazione sono fondamentali in democrazia. Solo un esecutivo di legislatura può cercare di attuare il programma politico sottoposto agli elettori e per il quale, la coalizione alleata, ha ottenuto il mandato da parte del popolo sovrano. Non sempre è possibile, per chi ha vinto le elezioni politiche, ottemperare alle promesse elettorali se le condizioni oggettive, una volta andati al governo, non lo consentono.

Gli alleati di centrodestra avevano posto tra i punti più importanti del programma politico la riduzione delle imposte. Tuttavia, si sono trovati a fronteggiare una situazione delle finanze pubbliche devastate dal governo Conte che ha bruciato centinaia di miliardi di euro, a debito, con il super bonus 110 percento e con il reddito di cittadinanza. Nelle condizioni date, è stato straordinario il risultato raggiunto dal Mef presieduto dal ministro Giancarlo Giorgetti. Il titolare del dicastero dell’economia è riuscito a sistemare i conti pubblici e iniziato un processo di alleggerimento della pressione fiscale prima ai ceti meno abbienti e con la legge di stabilità per il 2026 iniziato a ridurre il peso dell’erario sul ceto medio. Piccole ma significative linee orientate a far rientrare il peso del fisco a livelli più sostenibili.

Altro punto di forza dell’attuale esecutivo è stato quello di approvare in Parlamento la legge costituzionale di riforma della giustizia con particolare riferimento: alla separazione delle carriere tra i P.M. e giudici, la creazione di due Consigli Superiori della Magistratura (uno per i pubblici ministeri ed uno per i magistrati giudicanti) e l’istituzione dell’Alta Corte disciplinare che deve valutare l’operato dei magistrati. Manca l’ultimo passaggio ovvero il referendum confermativo che si terrà probabilmente nel mese di marzo del 2026. È di fondamentale importanza andare a votare sì al referendum confermativo!

L’altra grande riforma promessa agli elettori era l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Riforma che è stata edulcorata nella speranza, errata, di trovare in Parlamento (maggioranza ed opposizione) una condivisione sul premierato. Riforma, facilmente prevedibile, totalmente avversata dalle opposizione di sinistra e ultra sinistra che prediligono lo status quo. In abbinamento alla riforma sul premierato, si è iniziata una discussione sulla riforma della legge elettorale con l’obiettivo di dare al Paese governi stabili e per contrastare il patologico astensionismo degli aventi diritto al voto. Per cercare di ridurre l’astensionismo degli italiani, ritornare ad un sistema elettorale proporzionale puro con premio di maggioranza è una follia. Le urne sono disertate dagli aventi diritto al voto, in larga maggioranza, per il fatto che gli elettori hanno la percezione che chiunque governi, con l’attuale architettura istituzionale, per i cittadini non cambia nulla e quindi votare o non votare è diventato ininfluente.

La Costituzione italiana, come è stata disegnata dai cattocomunisti “padri costituenti”, rende quasi impossibile imprimere dei cambiamenti significativi di sistema che possano essere percepiti dai cittadini elettori. La struttura bizantina dei pesi e contrappesi (cecks and balances) sono stati pensati per impedire che un governo politico, legittimato dalla volontà popolare e da una maggioranza parlamentare, possa realizzare il proprio programma politico. Infatti, le “autorità indipendenti”, la magistratura politicizzata e la burocrazia sono nelle condizioni: di rallentare, sospendere e in non rari casi boicottare le decisioni dell’esecutivo e le stesse leggi approvate dal Parlamento. Infatti, è stato possibile differire l’apertura dei cantieri per la realizzazione di un’opera strategica come il ponte sullo stretto. Rinviare l’operatività della struttura realizzata in Albania per contrastare l’immigrazione irregolare. In sostanza, rendere difficile rispettare per il governo il mandato degli elettori. Rafforzare i poteri dell’esecutivo è l’imperativo per poter governare e per far tornare al voto quegli italiani che si sono convinti che le autarchie sono più efficienti ed efficaci della nostra democrazia.


di Antonio Giuseppe Di Natale