martedì 2 dicembre 2025
L’assalto a La Stampa e l’orrore del “fascismo giustificato”
L’irruzione nella redazione torinese de La Stampa, avvenuta venerdì 28 novembre 2025 ad opera di circa un centinaio di manifestanti Pro-Pal in coda a un corteo per lo sciopero generale, non è stato un semplice atto di vandalismo. È stato un assalto frontale e simbolico al cuore pulsante dell’informazione, un gesto che ha fatto balzare indietro le lancette della storia a tempi che credevamo definitivamente superati: quelli delle squadracce che non tollerano il dissenso e attaccano la libertà di stampa.
La cronaca parla chiaro: uffici messi a soqquadro, scritte oltraggiose sui muri come “Complici di Israele” e la devastazione di libri e documenti, il tutto approfittando dell'assenza dei giornalisti in sciopero. Un atto che la stessa Associazione Stampa Subalpina ha definito “vile attacco gravissimo all'informazione”. La condanna è stata unanime e bipartisan, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Premier Giorgia Meloni, fino alla segretaria del Pd Elly Schlein.
IL “MONITO” CHE FA ORRORE: IL CASO FRANCESCA ALBANESE
Ma in questa vicenda cupa, la vera miccia polemica, il vero e proprio pungolo avvelenato, è arrivato dalle dichiarazioni di Francesca Albanese, Relatrice Speciale Onu sui territori palestinesi. Di fronte alla violenza, Albanese ha espresso una condanna di facciata, immediatamente seguita da un inquietante e inaccettabile “però”.
“È necessario che ci sia giustizia per quello che è successo alla redazione, ma al tempo stesso questo sia anche un monito alla stampa”. Ha affermato Francesca Albanese.
Ecco il punto di rottura, l’affermazione che ha trasformato la solidarietà in “pelosa” e l’atto squadrista in una sorta di “lezione meritata”. Secondo questa logica aberrante, se la stampa non “fa il suo lavoro” (secondo i canoni dettati da lei o dai facinorosi), la violenza diventa una conseguenza quasi giustificata, un campanello d’allarme, un “monito”.
LA REAZIONE INDIGNATA DI FILIPPO SENSI
Il senatore del Pd, Filippo Sensi, ha squarciato il velo dell’ipocrisia con parole di fuoco e di orrore civico: “Mi fanno orrore le parole di Francesca Albanese sulla aggressione fascista alla redazione de La Stampa, la solidarietà pelosa, il ditino, il monito a chi fa bene il suo mestiere, quello di informare. Le lezioni anche no”.
Sensi ha identificato l’attacco come una chiara “aggressione fascista”, richiamando alla memoria le peggiori pagine della storia in cui l’intimidazione fisica si sostituiva al dibattito. La sua indignazione non è solo politica, è la difesa viscerale di un principio fondamentale: la libertà di stampa non è negoziabile e la violenza non ha mai alibi.
Definire un assalto con evidenti richiami a metodi squadristi come un “monito” significa, nei fatti, concedere una sorta di legittimità morale a chi usa la forza per zittire una voce. È un pericoloso ribaltamento della realtà che rischia di normalizzare l'intimidazione.
MORALE DELLA VICENDA: IL PERICOLO DEL “FASCISMO GIUSTIFICATO”
L’assalto a una redazione, che sia per motivazioni politiche, ideologiche o di altra natura, è l’inizio della fine di un dibattito democratico. Quando si attacca la sede di un giornale, si attacca il diritto di tutti a essere informati in modo libero, anche quando quell'informazione può sembrare parziale o scomoda.
La vera, amara morale di questa vicenda è che in Italia, oggi, non solo riemergono metodi di lotta che ricordano tristemente le squadracce fasciste nel loro intento di intimidazione fisica e simbolica, ma c’è chi, da posizioni di rilevanza internazionale, si sente in dovere di dare a questa violenza una valenza didattica.
L’attacco a La Stampa è un attacco alla democrazia. Chi lo giustifica con un “monito” non fa altro che strizzare l’occhio a una forma di “fascismo giustificato”, dove la violenza è accettabile se serve a “correggere” chi sbaglia.
E su questo, il senatore Sensi ha ragione: lezioni, specialmente quelle impartite con mazze e vernice spray, anche no.
di Alessandro Cucciolla