venerdì 28 novembre 2025
La disponibilità al confronto c’è, ma solo a condizioni precise. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni accoglie e rilancia la proposta proveniente dal campo largo, dopo che la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, aveva espresso un sì “condizionato” all’invito per la kermesse di Fratelli d’Italia, Atreju. “Ci vado, se c’è un confronto con Meloni”. Una dichiarazione che aveva immediatamente riattivato il dibattito interno al centrosinistra, diviso tra chi ritiene opportuno partecipare e chi preferirebbe declinare. In mattinata Giuseppe Conte aveva ricordato di essere stato ospite della manifestazione già lo scorso anno, senza porre condizioni all’accettazione dell’invito. “Se il format oggi è cambiato, lo devono decidere loro”, affermava il leader del Movimento 5 stelle, che ha poi aggiunto: “Anche io l’anno scorso, quando ero stato invitato ad Atreju, avevo sondato la disponibilità della premier Meloni per un confronto diretto con me. Quella disponibilità”, sottolinea Conte, “allora non mi venne data. Sono loro i padroni di casa, tocca a loro decidere se cambiare il format. Quanto a me, resto comunque disponibile a un confronto democratico che ritengo sempre utile anche e soprattutto dinanzi ad una platea non certo benevola nei miei confronti”.
Parole che lasciavano presagire un possibile stallo. Ma nel pomeriggio la situazione ha subìto una rapida accelerazione, con un doppio intervento: prima Conte, poi Meloni. “Già l’anno scorso mi ero dichiarato disponibile e quindi lo sono anche quest’anno e sempre a un confronto con Giorgia Meloni”, ha ribadito il leader pentastellato. A stretto giro è arrivato il post della presidente del Consiglio: “Leggo che Elly Schlein avrebbe finalmente accettato l’invito di Fratelli d’Italia a partecipare ad Atreju, ma solo in caso di un confronto diretto con me”, ha scritto Meloni. “Atreju è sempre stata una casa aperta al dialogo, anche con chi la pensa diversamente. Sono quindi pronta a confrontarmi con l’opposizione”. Ed è qui che Meloni compie la sua mossa politica più significativa: “Ritengo che al confronto debba partecipare anche Giuseppe Conte. Per due ragioni: la prima è che Giuseppe Conte, a differenza di Elly Schlein, anche negli anni passati è venuto ad Atreju senza imporre alcun vincolo. Lo ha fatto anche da presidente del Consiglio. La seconda è che non spetta a me stabilire chi debba essere il leader dell’opposizione, quando il campo avverso non ne ha ancora scelto uno. Da parte mia, quindi, sono disponibile a un confronto unico con entrambi”.
Una sottolineatura che tocca una delle questioni più sensibili nel centrosinistra: la leadership della coalizione. Schlein, segretaria del partito oggi più votato dell’area, parte dalla posizione più solida. Ma un’eventuale riforma elettorale in chiave proporzionale, abbinata all’indicazione del candidato premier sulla scheda, potrebbe alterare gli equilibri, offrendo a Conte un margine di manovra diverso. Non a caso, è lo stesso leader del M5s ad intervenire nuovamente: “Leggo che la Premier accetta di confrontarsi a patto che sul palco ci siamo sia io che Schlein”, scrive sui social. “Per me va sempre bene confrontarsi e dirsi le cose come stanno. Anche in trasferta, davanti a un pubblico che ho rispettato anche quando ero presidente del Consiglio e Fratelli d’Italia non era forza di maggioranza. Non mi sottraggo certo oggi. Ci sono!”. E quindi ci si chiede, chi è il vero leader del campo largo? Ci ha pensato Schlein, con la sua “strategia”, a farci porre la domanda.
di Eugenio Vittorio