Il reato autonomo di femminicidio

mercoledì 26 novembre 2025


Questa legge, per la prima volta, introduce nel Codice penale italiano una fattispecie specifica di reato: il femminicidio (con l’introduzione dell’articolo 577-bis). Prima, l’uccisione di una donna “in quanto donna” era gestita come un omicidio aggravato, ma non come un reato a sé stante che riconosce la radice di odio o discriminazione di genere. Il voto quasi unanime in Parlamento sottolinea una presa di coscienza trasversale sulla gravità del fenomeno, elevando la lotta a priorità nazionale.

COSA PREVEDE LA NUOVA LEGGE

Il cuore della riforma è la definizione e la sanzione del reato di femminicidio, che mira a colpire la motivazione profonda e disumana che sta dietro questi delitti.

Definizione del reato: Viene sanzionata con la pena dell’ergastolo la condotta di chiunque provochi la morte di una donna. Come atto di discriminazione, odio o prevaricazione nei confronti della vittima in quanto donna. Attraverso atti di controllo, possesso o dominio verso la persona offesa. In relazione al rifiuto della donna di instaurare o mantenere un rapporto affettivo.

Aumento della pena: il provvedimento inasprisce anche le pene per reati spia come lo stalking e i maltrattamenti in famiglia e ne limita l’applicazione delle attenuanti generiche.

Misure di tutela: la legge prevede anche il potenziamento delle misure di protezione e sostegno per le vittime e i loro orfani, come l’accesso facilitato al patrocinio a spese dello Stato e l’estensione delle possibilità di risarcimento.

Limitazioni ai benefici penitenziari: per i condannati per femminicidio e altri gravi reati di violenza di genere, l’accesso a benefici penitenziari è reso più difficile e subordinato a una valutazione giudiziale positiva dei risultati dell’osservazione scientifica della personalità.

LO SCENARIO IN ITALIA E PERCHÉ PARLARNE

I dati in Italia continuano a disegnare un quadro drammatico: ogni anno, decine di donne vengono uccise e nella maggior parte dei casi l’assassino è il partner, l’ex partner o un familiare. Il femminicidio è la punta di un iceberg fatto di violenza psicologica, economica e fisica, di disuguaglianza di genere ancora troppo diffusa.

Dobbiamo parlarne e approfondire per diversi motivi cruciali: dare un nome specifico al reato (femminicidio) non è solo una mossa giuridica, ma un atto che riconosce la violenza di genere come una motivazione specifica e inaccettabile. Si sposta il focus dalla “fatalità” o dal “raptus passionale” alla volontà di dominio e possesso. Ma la legge da sola non basta; è necessario un cambio di mentalità. Mantenere alta l’attenzione significa finanziare e implementare programmi di prevenzione nelle scuole, formazione per le forze dell'ordine e gli operatori sanitari, e sostegno ai Centri Antiviolenza. L’approfondimento aiuta a far conoscere gli strumenti di tutela come il “Codice Rosso” e le nuove misure cautelari, incoraggiando le donne a denunciare tempestivamente.

COSA CAMBIERÀ CON LA NUOVA LEGGE?

Il cambiamento atteso è su due livelli: quello giuridico e quello culturale. Per quanto concerne a livello giuridico l’introduzione dell’ergastolo come pena base e le limitazioni alle attenuanti mirano a una maggiore severità e deterrenza. Sarà cruciale l’accertamento giudiziario della motivazione di genere (odio, discriminazione, controllo), che permetterà di qualificare l’omicidio in modo specifico, distinguendolo da altre forme di omicidio.

A livello culturale invece, la legge ha un enorme valore simbolico, perché costringe la società e le istituzioni a riconoscere il femminicidio come un problema strutturale e non emergenziale. Fornisce un fondamento normativo per promuovere un’educazione al rispetto e alle differenze di genere, essenziale per sradicare la cultura del possesso che alimenta questa violenza.

In conclusione, questa nuova normativa è un punto di arrivo di anni di battaglie e un punto di partenza per una riforma culturale profonda. Solo unendo la forza della legge all’impegno costante nella prevenzione e nell’educazione potremo sperare di chiudere per sempre l’era dei femminicidi.


di Alessandro Cucciolla