martedì 25 novembre 2025
Che cosa non si fa per annacquare una buona notizia. E magari colpire, nel contempo, il governo italiano e, sia pure di straforo, Donald Trump. Senza volerlo, ci mancherebbe altro. E allora possiamo parlare di scivolone. Uno scivolone in tandem. Da parte di Federico Fubini, grande penna del Corriere della Sera (e ce ne meravigliamo) e di Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, il cui spazio mediatico ridondante è inversamente proporzionale ai suoi voti, e non ce ne meravigliamo.
L’argomento è quello delle esportazioni italiane negli Stati Uniti d’America. Tutti si è giustamente preoccupati, nel nostro Paese, per le conseguenze sulle esportazioni tricolore dei dazi imposti dalla Casa Bianca. Ma esistono dei numeri e quei numeri vanno rispettati. Non solo. Una regola sacrosanta è che a fare testo sono i numeri più recenti, altrimenti ognuno potrebbe ritagliarsi la statistica su misura. Ed è appunto quanto successo nella fattispecie.
Il 14 novembre scorso l’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, ha diffuso i dati sul commercio con l’estero. E secondo questi dati relativi allo scorso settembre, a dispetto dei comprensibili timori collettivi, il valore delle esportazioni italiane negli Usa è cresciuto del 35 per cento rispetto a settembre 2024 e sensibilmente anche nei confronti di agosto.
Agosto era stato un mese negativo per l’export tricolore verso gli States, crollato del 21 per cento. Ma il motivo c’era, ci raccontano fonti informate, e non era dovuto né all’aumento dei dazi né a una presunta brusca diminuzione della domanda di beni di qualità medio-alta del mercato a stelle e strisce.
“Bensì – citiamo testualmente – alla messa in pausa degli ordini da parte degli importatori di oltre Atlantico in attesa delle decisioni finali dell’amministrazione Trump sui dazi Usa per le importazioni dall’Europa. Una volta chiarita la situazione, a valle dell’annuncio del 2 agosto, gli ordini sono stati confermati e le esportazioni dall’Italia sono riprese, come dimostra il dato dell’Istat relativo al commercio estero dell’Italia a settembre”.
Semplice, no? Ma il 20 novembre, a sei giorni dalla diffusione dei dati Istat, quello che è considerato il più autorevole quotidiano italiano e il partito di un politico tra i più citati dai mezzi d’informazione, già segretario del Partito democratico e presidente del Consiglio dei ministri, hanno scagliato la palla all’indietro.
In sostanza, Fubini, nell’edizione cartacea del 20 settembre del Corriere della Sera ha lanciato l’allarme sul crollo delle esportazioni italiane negli Usa citando i dati del dipartimento dell’Us Commerce, secondo cui l’export tricolore negli Usa è colato a picco, registrando un calo del 26 per cento in un mese e del 17 per cento su base annua. Senonché, l’agenzia americana si riferiva al mese di agosto (e ad agosto 2025 su agosto 2024): causa lo “shutdown” i dati erano stati trasmessi in ritardo per la chiusura temporanea degli uffici.
Come se niente fosse, nello stesso giorno, la formazione di Matteo Renzi riprendeva l’allarme, pur di polemizzare con un partito della maggioranza reo di aver correttamente rilanciato i dati dell’Istat, più aggiornati. Ed è sbalorditivo che i media che hanno ripreso le accuse non siano andate a verificare i numeri e le date. Aggiungendo confusione a confusione. A voler essere buoni.
di Pietro Romano