Perché Garofani resterà ben saldo al suo posto

lunedì 24 novembre 2025


Francesco Saverio Garofani non si tocca. Nonostante le accese polemiche impazzate negli ultimi giorni, appare ormai evidente che l’ex parlamentare dem resterà ancora a lungo ben saldo nella sua poltrona di segretario del Consiglio supremo di Difesa. Per meglio comprendere le reali ragioni di fondo che consentiranno al consigliere del Colle di conservare il prestigioso incarico al vertice dell’organo costituzionale preposto alla difesa della Nazione, può essere utile analizzare modalità e tempistiche attraverso cui questo è maturato. Partiamo con l’analizzare le modalità, curiosamente, ma non casualmente inedite: Garofani è il primo civile in assoluto ad occupare la poltrona di segretario del Consiglio supremo di Difesa, e, pur di nominarlo, Sergio Mattarella ha scelto di infrangere una tradizione da tempo consolidata che voleva il ruolo affidato a un militare, scatenando al contempo l’ira funesta dei generali inaspettatamente scavalcati dall’ex parlamentare dem. Ancor più curiose, a ben guardare, risultano inoltre le tempistiche con cui la nomina in questione è avvenuta. Francesco Saverio Garofani viene collocato a capo della segreteria del Consiglio supremo di Difesa in data 24 febbraio 2022, proprio in concomitanza con l’invasione russa dell’Ucraina e con il conseguente ritorno delle ostilità nel Vecchio continente. Solo un caso? Con ogni probabilità no. Non si è trattato di una mera coincidenza, bensì del provvidenziale tentativo operato dal Quirinale di politicizzare l’organo di difesa nazionale per evitare che lo stesso potesse deviare rispetto alla naturale posizione da assumere in quel preciso frangente rispetto l’aspra contesa russo-ucraina.

La posizione in questione, inutile girarci troppo intorno, implica un convinto e indiscutibile euroatlantismo tale da garantire un totale sostegno alla causa ucraina, senza deviazioni, dubbi o tentennamenti vari. La puntuale nomina di Garofani, già consigliere di Sergio Mattarella dal marzo 2018, allorquando l’ex parlamentare dem traslocò direttamente dai banchi della Camera dei deputati alle sale del Quirinale, andrebbe pertanto interpretata come una sorta di garanzia di affidabilità per il Colle,  che, con l’ex deputato del Partito democratico, ha inteso tutelarsi dall’eventuale rischio di futuri “sbandamenti” in seno alla spinosa questione russo-ucraina.

Da quel preciso momento, dunque, Garofani non è solo un normale consigliere di Sergio Mattarella, e non assume semplicemente la carica di segretario del Consiglio supremo di Difesa, ma diviene de facto il garante degli interessi euroamericani in Italia nell’ambito della gestione della complessa partita in terra ucraina. Partita, come noto, ancora ben lontana dal potersi considerare archiviata. Anche e principalmente per tali ragioni, appare ormai quasi scontato che ogni richiesta di dimissioni sarà destinata a cadere nel vuoto, e Francesco Saverio Garofani, di riflesso, destinato a continuare a presiedere il Consiglio supremo di Difesa.


di Salvatore Di Bartolo