lunedì 24 novembre 2025
È andato tutto come previsto. Secondo l’exit poll di Opinio per la Rai, il leghista Alberto Stefani, candidato del centrodestra, è accreditato di un alto consenso: tra il 58,5 e il 62,5 per cento. Resta indietro il candidato del centrosinistra, Giovanni Manildo, attorno tra il 29 e il 33 per cento. Il dato sull’affluenza in Veneto è definitivo: è pari al 44,64 per cento, in calo di oltre 16 punti rispetto alle precedenti elezioni regionali. In Campania, il candidato di centrosinistra Roberto Fico è al 58 per cento e il candidato di centrodestra Edmondo Cirielli al 36,5 per cento, mentre Giuliano Granato, candidato per Campania popolare, è al 2,7 per cento. In Puglia, e in base a un campione del 12 per cento delle schede scrutinate, la coalizione di centrosinistra che sostiene Antonio Decaro, totalizza il 66,5 per cento e Decaro è a quota 66,9 per cento. Il centrodestra, che appoggia Luigi Lobuono, si ferma al 32,7 e il candidato è al 31,7 per cento di Lobuono. Con queste tre Regioni si chiude un lungo turno elettorale che si è protratto per mesi e ha visto chiamati ai seggi anche i cittadini di Marche e Val d’Aosta (il 28 settembre), della Calabria (5 ottobre) e della Toscana (12 ottobre).
Per Tommaso Foti, ministro agli Affari europei, Pnrr e Politiche di coesione, “sono confermate nelle regioni la formazione politica uscente e quindi il Governo che è uscente e anche entrate”. Secondo il governatore di Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, “c’è un dato che emerge chiaramente: la scarsa attenzione mediatica, una scarsa comunicazione sui temi regionali. Vedo che se ne parla solo al momento del voto, ma nei mesi precedenti sulle tivù nazionali c’è un totale disinteresse. Questo, ovviamente non favorisce la comunicazione verso i cittadini. È un punto su cui dovremmo interrogarci. Le tivù nazionali, quando ci sono le elezioni europee e politiche, ne parlano. Capisco l’importanza, ma sulle regionali sembra che l’attenzione sia scarsa. Invece sono istituzioni che influenzano molto la vita dei cittadini, ed è giusto coinvolgere maggiormente gli stessi cittadini, attraverso una comunicazione più efficace”. Per Maurizio Gasparri, capogruppo Forza Italia al Senato, “le elezioni regionali sono andate “secondo le previsioni”. Certo “avremmo voluto vincere in tutte le regioni per cui non si è mai soddisfatti” ma sembra che Forza Italia sia in “fase di crescita percentuale” rispetto alle precedenti elezioni.
In una nota Sandro Ruotolo, componente della segreteria nazionale del Pd, sostiene che quella conquistata in Campania e in Puglia sia “una grande vittoria. Ed è l’inizio di una nuova fase. Siamo stati testardamente unitari come dice Elly Schlein. E la linea è stata vincente. Abbiamo dimostrato che il campo largo progressista funziona: Pd, 5 stelle, Verdi-SI, moderati, Italia viva. Ora questo campo non solo va confermato: va allargato, perché da qui alle politiche del 2027 la sfida è una sola: costruire una coalizione larga, credibile e unita capace di battere il Governo Meloni. C’è però un dato che pesa: l’astensionismo continua a crescere. È il sintomo di una democrazia logorata, consumata da una destra che, una volta al potere, smette di parlare ai cittadini e li fa sentire inutili, spettatori anziché protagonisti. Questo voto, soprattutto al Sud, è un voto politico, chiarissimo: il Mezzogiorno non sta con il Governo più antimeridionalista della storia repubblicana, quello dell’autonomia differenziata e del Ponte sullo Stretto. È un segnale forte, che la destra non potrà far finta di non vedere. Buon lavoro ai nuovi presidenti Roberto Fico e Antonio De Caro, ai consiglieri e alle consigliere regionali: da oggi si apre un percorso nuovo, che dobbiamo avere il coraggio di costruire insieme”.
Diversa la lettura dei pentastellati. Secondo il capogruppo del M5s Riccardo Ricciardi, “per il rispetto dei cittadini campani, pugliesi e veneti non si deve fare questo raffronto continuo tra il nazionale e le elezioni territoriali, perché il risultato in Veneto lo si legge in una maniera, in Campania in un’altra. Questo significa che ogni territorio ha la sua peculiarità. Il terreno nazionale ha tutt’altra dinamica e nel caso in cui vinci o perdi torna sempre meglio giocarla a seconda del punto di vista. La partita nazionale è un’altra cosa, è tutta da costruire”.
di Manlio Fusani