Dagospia invecchia male

lunedì 24 novembre 2025


Serial Griller

La vecchiaia, talora, imbruttisce. Roberto D’Agostino, già originale cane sciolto laico liberale, giammai forcaiolo, nonché argutamente ispirato, nel picconare manipulitisti e conservatorismo rosso, da Francesco Cossiga, con l’età è precipitato nell’idolatria di Mario Draghi, il “vile affarista, liquidatore dell’industria pubblica italiana”. Le rughe e la draghifilia l’hanno, purtroppo, ridotto a cafone turpiloquente, che esercita l’opposizione a Giorgia Meloni a colpi di parolacce. Nell’inutile conato di far sguaiato quadrato a difesa del Colle come vertice del deep State, produce l’ennesima isteria da bettola: “Sto cane da guardia del potere esecutivo a Giorgia Meloni sta massimamente sul cazzo”. Che peccato, però, aver ridotto Dagospia a “salotto rozzo”, anzi a “Questo cazzo, cazzo im-mondo”.


di Lapo Levil