lunedì 24 novembre 2025
La Puglia affonda nell’astensionismo e dichiara la sua sfiducia. I discorsi, gli appelli, i dibattiti: tutto spazzato via da un dato devastante che consegna il futuro della Regione a una minoranza
Il dato è agghiacciante, inequivocabile e va gridato in prima pagina: alle ore 23 di ieri, in occasione delle elezioni regionali, solo il 29,4 per cento degli aventi diritto in Puglia si è recato alle urne. Non è un calo, è un crollo verticale rispetto al passato (quasi 10 punti in meno rispetto al 39,8 per cento del 2020) ed è, soprattutto, il segnale più drammatico di una crisi di rappresentanza che qui, nel Sud, assume i contorni della catastrofe politica. Mentre in Veneto l’affluenza si attestava al 33,8 per cento e in Campania al 32 per cento (dati comunque bassissimi e in calo), la Puglia si conferma maglia nera, ultima nella classifica della partecipazione democratica.
UN PRESIDENTE DI MINORANZA E UNA MAGGIORANZA SILENZIOSA
Cosa significa questo numero? Significa che il prossimo presidente della Regione Puglia sarà eletto, di fatto, da meno di un terzo dei pugliesi. La maggioranza, un esercito silenzioso che si avvicina al 70 per cento del corpo elettorale, ha scelto l’unica forma di protesta rimasta: l’astensione. Hanno disertato la vita democratica, voltando le spalle a una classe politica che percepiscono come lontana, inefficace, o peggio, inaffidabile. Tutti gli approfondimenti giornalistici, i comizi, i social martellanti, gli appelli accorati al voto come “dovere civico” sono caduti nel vuoto assordante delle sezioni elettorali semi-deserte. Il dato è inappellabile: non è la politica ad aver fallito in Puglia; è questa politica, con i suoi vizi, i suoi scandali recenti e le sue promesse mancate, ad aver irrimediabilmente perso la fiducia dei cittadini.
LE RESPONSABILITÀ: DESTRA E SINISTRA A BRACCETTO NELL’ASTENSIONE
Non ci sono vincitori in questa umiliante tornata elettorale. Le responsabilità sono trasversali e schiaccianti:
1) La classe dirigente pugliese (di ogni schieramento): Sia il centro-destra che il centro-sinistra non sono riusciti a motivare il proprio elettorato né a intercettare gli sfiduciati. La sensazione diffusa è che, a prescindere dal colore politico, i problemi reali (Sanità in primis, ma anche occupazione e infrastrutture) restino irrisolti o gestiti in modo clientelare;
2) La crisi etica: Le recenti inchieste e gli scandali che hanno lambito la politica regionale hanno agito come un veleno paralizzante, rafforzando l’idea che l’unica differenza tra i contendenti sia il modo in cui gestiscono il potere, non la loro onestà o capacità di visione;
3) La disconnessione: L’elettorato pugliese, ancor più che altrove, percepisce un abisso tra la retorica dei palazzi e la quotidianità fatta di disservizi e precarietà. Il voto non è più percepito come uno strumento di cambiamento, ma come un mero rituale svuotato di significato.
L’OMBRA DEL 70 PER CENTO: UNO SCENARIO DRAMMATICO
Con l’ulteriore, seppur minimo, incremento di affluenza che si registrerà fino alla chiusura delle urne, oggi alle 15, la percentuale finale non potrà che rimanere su livelli di bassissima legittimità democratica. Chiunque sarà eletto governatore, dovrà governare sapendo di rappresentare una minoranza esigua. Il suo mandato sarà macchiato dall’ombra di un 70 per cento di pugliesi che, con il loro non-voto, hanno lanciato un messaggio potentissimo e disperato: “Non crediamo più in voi”. Questa non è democrazia nel pieno delle sue forze, è una democrazia zoppicante, ferita, a rischio collasso. È tempo che la classe politica pugliese si guardi allo specchio e comprenda che il problema non è la disattenzione degli elettori, ma la totale inattendibilità dei rappresentanti. Se la politica non è più in grado di mobilitare, allora è la politica stessa a dover essere rifondata.
di Alessandro Cucciolla