Sul “Caso-Garofani”

venerdì 21 novembre 2025


Sul “Caso-Garofani” oramai è stato detto tutto. Si conosce ogni dettaglio. Non è esclusa l’esistenza di un audio (il che potrebbe rappresentare anche il motivo della conferma da parte di Garofani dei contenuti pubblicati da “La Verità”, seppur minimizzandoli collocando le affermazioni nell’ambito di contesti conviviali).

Ha provato − il Consigliere del Quirinale, Segretario del Consiglio Supremo di Difesa ed ex Deputato Pd (nonché giornalista, questo è importante) − a ergersi quale vittima sacrificale di un attacco al Presidente della Repubblica, ma con scarsi risultati. La domanda posta dal capogruppo FdI Galeazzo Bignami era in buona sostanza legittima, anche in virtù della sostanziale conferma delle circostanze da parte dell’interessato. E giustificate sarebbero dunque le preoccupazioni espresse dal Presidente Meloni al Capo dello Stato sull’opportunità che Garofani possa ancora ricoprire il suo incarico che, ricordiamolo, richiede una postura incentrata sulla terzietà, lavorando lo stesso a stretto contatto con “l’Arbitro”.

Noi siamo indulgenti e arriviamo anche a immaginare la stima e l’affetto del Presidente Mattarella per Garofani, sentimenti che hanno indotto il Quirinale a tollerare l’imbarazzo causato dalle sue esternazioni e a cingere quest’ultimo di un cordone di protezione. D’altra parte, un errore non si nega a nessuno e il dogma dell’infallibilità è materia oltre teverina. E siamo anche consapevoli che quanto più il Quirinale difenderà Garofani, tanto più il Consigliere sarà al centro delle polemiche.

Ma la domanda che mi sono posto è se quella di Garofani fosse una sgrammaticatura istituzionale, certamente grave, ma isolata. E con mia grande sorpresa apprendo dal sito Sassate (sito specializzato in questioni della Difesa) che l’atteggiamento del nostro “Francesco Saverio” non è un unicum.

Nell’articolo il Masiello furioso ed il Garofani prudente del 1 Luglio 2024 Garofani è decritto come “uno che fa di tutto per sembrare neutrale e terzo, per sembrare un moderato rispettoso delle regole istituzionali, ma che invece si muove ogni giorno come se avesse ancora un ruolo politico, anzi con più tempo e più dedizione di qualunque politico.”.

E cosa avrebbe combinato secondo Sassate il nostro Francesco Saverio: “Decine e decine di incontri con esponenti delle Ffaa non autorizzati (per i suoi interlocutori che dovrebbero essere autorizzati per questo tipo di incontri, se istituzionali) e non giustificati dal suo ruolo di segretario del Consiglio Supremo di Difesa; incarico che non prevede interessamento per promozioni o per pianificare le posizioni di vertice delle forze armate”.

L’articolo dello stesso sito del 25 settembre 2024 intitolato DIFESA: ricominciano le “consultazioni parallele” dei consiglieri (?) quirinalizi…  fornisce infine (al di là delle circostanze specifiche) una descrizione quasi psicologica di Garofani: “È più forte di lui e non riesce proprio a rispettare il riserbo che il ruolo gli imporrebbe (…). Nonostante glielo abbiano già detto tutti.

Se dovessimo tirare le somme, risulterebbe che Garofani potrebbe a più riprese aver mostrato una spiccata propensione a rivestire un ruolo politico più che neutrale. Il che non rappresenterebbe in valore assoluto un limite, se non fosse per la postura di terzietà e di discrezione che il suo ruolo imporrebbe. Tutti conoscono Garofani, nessuno conosce il suo predecessore (il Gen. Mosca Moschin). E non perché non se ne abbia motivo, ma solo perché ha svolto il suo ruolo con la dovuta moderazione e discrezione.

Verrebbe da chiedersi se questo (apparentemente malcelato) dinamismo non possa trovare giusta collocazione in un certo ambito politico che oggi è a corto di idee e di progettualità.  

Ma queste sono valutazioni che lasciano il tempo che trovano.

La cosa che stupisce è che il Garofani giornalista non abbia valutato l’impatto delle sue azioni e delle sue parole, che non abbia colto l’assenza di un limite netto tra affermazioni pubbliche e affermazioni “private”, se proprio vogliamo considerare privati dei contesti conviviali con interlocutori sensibili quali i commensali di Terrazza Borromini. L’ingenuità non è proprio il requisito più auspicato per ricoprire certi ruoli. Sempre ammesso che non si tratti di senso di impunità.


di Vito Massimano