venerdì 21 novembre 2025
Intervista al vicesegretario nazionale dell’Udc che torna in campo per la sua terra con l’Udc al fianco del candidato presidente Luigi Lobuono
Taranto - L’on. Gianfranco Chiarelli, vicesegretario Nazionale e Commissario regionale dell’Udc ufficializza la sua candidatura alle prossime elezioni regionali in Puglia. La sua è una scelta che nasce dal legame profondo con la provincia jonica e da una visione politica che unisce radici e concretezza. L’esperienza maturata nel corso di anni di impegno istituzionale rappresenta per Chiarelli un elemento centrale: un patrimonio di conoscenze, relazioni e risultati che oggi si traduce nella volontà di mettere a servizio del territorio competenza e responsabilità. Lo abbiamo incontrato per ripercorrere il suo cammino umano e istituzionale e comprendere la filosofia che anima il suo impegno politico.
Onorevole Chiarelli, perché ha scelto di candidarsi alle prossime elezioni regionali?
La mia candidatura nasce da un sentimento di riconoscenza verso la mia terra. Non è una decisione di natura puramente politica, ma un atto di coerenza e di responsabilità. Ho sempre pensato che la politica debba tornare a parlare alla gente comune, a chi ogni giorno apre la propria attività, lavora, produce, e desidera migliorare il proprio quotidiano. La provincia di Taranto non è una periferia, ma un cuore economico, culturale e umano che pulsa ogni giorno. Voglio rappresentare questa realtà e portarne la voce nelle sedi dove si decidono le politiche pubbliche.
Lei parla spesso delle sue radici. Quanto hanno inciso nella sua formazione personale e politica?
Moltissimo. Mio padre Giuseppe mi ha insegnato il valore del lavoro e della dignità. Con la sua Fiat 600 furgonata attraversava fiere e mercati di tutta la provincia, portando con sé la sua merce e il rispetto per le persone. È morto quando avevo quindici anni: una perdita che mi ha segnato per sempre. Ogni volta che vedo un ambulante allestire il proprio banco, rivedo mio padre. Da lui ho imparato che la parola data vale più di qualsiasi contratto.
E che ruolo ha avuto sua madre nella sua crescita?
Un ruolo decisivo. Mia madre Grazia, dopo la morte di mio padre, ha continuato da sola a gestire il suo negozio di abbigliamento per bambini, “Bimbi belli”. È stata una donna forte, determinata, capace di insegnarmi la pazienza e l’eleganza del sacrificio. Non mi ha mai parlato di politica, ma con il suo esempio mi ha mostrato ogni giorno cosa significa servire gli altri. Se devo riconoscere un merito a qualcuno, devo tutto a lei. Mi ha insegnato che la vita si onora solo restando umani.
C’è un momento che considera simbolico di questo legame familiare?
Sì. Mio padre se ne andò il 15 agosto e molti anni dopo, nello stesso giorno, è nata mia figlia, che porta il nome di mia madre. Per me non è una coincidenza ma un segno. È come se la vita mi avesse detto che nulla si perde davvero: ogni amore torna, se sai riconoscerlo.
La sua professione di avvocato è stata anch’essa una vocazione?
Assolutamente sì. Sono avvocato cassazionista dal 1997 e ho sempre vissuto questa professione come un servizio. Ogni causa non è solo una pratica, ma una storia, un volto, una fiducia da rispettare. Il diritto non è solo codice, è vita concreta. Dietro ogni fascicolo c’è una persona e, se dimentichi questo, hai perso il senso del tuo lavoro.
Nel 2021 ha assunto la guida della Camera di Commercio di Taranto come Commissario Straordinario. Che esperienza è stata?
Un’esperienza per me indimenticabile. Era la prima volta che un uomo della provincia jonica ricopriva quel ruolo. Ricordo ancora l’emozione del primo giorno: negli occhi degli imprenditori ho rivisto la stessa stanchezza onesta di mio padre, quella di chi non molla mai. Abbiamo riportato equilibrio, fiducia e visione. Sono nati progetti concreti: incentivi alle start-up, formazione giovanile, sinergie tra turismo e artigianato, fondi per l’innovazione e la commercializzazione all’estero, sportelli per le microimprese. Nessun miracolo: solo lavoro, ascolto e serietà.
Lei, da candidato al consiglio regionale, è vicesegretario nazionale dell’Udc. Che cosa significa gestire questo doppio livello, tra territorio e governo nazionale?
Significa avere due chiavi in mano: una apre la porta della Regione, dove si costruiscono le politiche del territorio; l’altra quella del Governo nazionale, dove si possono far arrivare le vere istanze dei cittadini. È una doppia responsabilità, non un privilegio. L’Udc oggi fa parte della maggioranza di Governo guidata da Giorgia Meloni e in questi mesi ho avuto modo di confrontarmi con ministri e con la stessa Presidente. È nato un rapporto di stima e di collaborazione che permette di collegare davvero Roma alla Puglia. Non basta lamentarsi, bisogna costruire collegamenti: non esistono territori marginali, ma territori non rappresentati.
Come definirebbe la sua candidatura in poche parole, o in un’immagine?
La definirei proprio così: un ponte. Un ponte tra la concretezza locale e la programmazione nazionale, tra la voce dei cittadini e le scelte strategiche di Governo. Il mio obiettivo è trasformare i problemi in proposte, le parole in atti concreti, le speranze in risultati. La Puglia ha bisogno di discontinuità: non di proclami, ma di risultati.
Lei è conosciuto per il suo stile pacato e rispettoso, anche nei momenti più tesi della vita politica. È una scelta o un tratto del suo carattere?
È parte di me. Non credo nelle urla né nei toni aggressivi. Ho attraversato difficoltà, delusioni, sfide vinte e successi solo sfiorati, ma senza mai perdere la misura. Non ho rancori, ho radici. E chi ha radici non teme il vento: la forza sta nella calma di chi sa dove vuole arrivare e non ha bisogno di gridarlo.
Qual è la sua visione per la Regione Puglia?
Voglio rimettere al centro la provincia di Taranto che è il cuore della Puglia: un luogo pieno di energie, di intelligenze, di imprese e di giovani. Bisogna collegare queste forze, semplificare la vita di chi produce e creare fiducia. La politica deve tornare a essere un servizio, non un palcoscenico, e ripartire dalle persone, dai borghi, dalle comunità locali.
Quale messaggio desidera trasferire ai cittadini?
Mi presento non come un volto del passato, ma come un uomo del presente che guarda avanti. Ho avuto l’onore di rappresentare le istituzioni con dignità e di servire la mia terra con impegno. Oggi sento che la provincia di Taranto ha bisogno di fiducia e di visione. Io alla mia terra devo tutto. Non c’è futuro se non c’è riconoscenza: è da questa consapevolezza che nasce il mio impegno.
di Salvatore Di Bartolo