Come la Sarajevo degli anni ‘90

lunedì 17 novembre 2025


E se intorno al 2050 ci venisse raccontato come in Ucraina si sia svolto il traffico d’armi, d’organi ed esseri umani, e di come una classe dirigente corrotta abbia permesso a cecchini (cittadini dell’Unione europea) di praticare per proprio piacere la “caccia all’uomo”? Eppure, basterebbe frugare tra articoli di giornale ed interviste d’una decina d’anni fa, per capire che il copione ex Jugoslavia potrebbe replicarsi in Ucraina.

“Ucraina, decine di morti. Caccia ai cecchini sparano sulla piazza”, titolava un articolo de Il Sole 24Ore a firma di Antonella Scott con puntuale analisi di Beda Romano del 20 febbraio 2014: “Da una parte e dall’altra si dà la caccia a cecchini appostati sui tetti degli edifici presso la piazza dell’Indipendenza, il Maidan cuore della rivolta. I corpi, denunciano i testimoni, hanno ferite di arma da fuoco alla testa e in fronte, non si spara alle gambe”, fonte Sole24Ore del 2014 confermata anche da notizie dell’Ansa dell’epoca. Gli articoli raccontano ciò che succedeva ai tempi del presidente Viktor Yanukovich, prima di Zelensky. Era come “se dimostranti e forze dell’ordine prendessero ordini da tutt’alta parte ‒ scrive Antonella Scott ‒ Prima dell’alba sono riprese le esplosioni, gli incendi e gli scontri attorno alla piazza dell’Indipendenza di Kiev, cuore della rivolta”. Le notizie venivano confermate nel 2014 anche da Vitaly Klitschko e Arseniy Yatsenyuk (i due leader dell’opposizione a Yanukovich).

Ma l’Europa, e manteniamoci nel vago, teme d’aprire quella porta e scoprire che probabilmente sono stati violati diritti umani, che c’è corruzione: che in una guerra fratricida in salsa slava (come nella ex Jugoslavia) potrebbero essere stati favoriti crimini contro l’umanità in cambio di soldi.  

Lo scandalo di corruzione nel settore energetico che sta scuotendo l’Ucraina mette in luce un problema persistente: sebbene nessun Paese sia immune dalla corruzione, Kiev deve agire con rapidità e serietà per indagare queste accuse” ha affermato all’Ansa lo scorso 13 novembre 2025 un “alto diplomatico europeo” (lo scrive l’Ansa) che ha chiesto totale riserbo sulle proprie generalità. Lo stesso diplomatico manda tramite l’Ansa un messaggio inequivocabile ai poteri economici e politici occidentali affermando: “Le accuse di corruzione danneggiano la reputazione internazionale dell'Ucraina”.

Ma basterebbe scorrere a ritroso varie fonti qualificate d’informazione (quella che certi chiamano “stampa istituzionale”) per iniziare a supporre che il fenomeno si potrebbe ripetere in Ucraina.

Una notizia del 26 agosto 2025, sempre dell’Ansa, recita “Kiev: Cecchino ucraino batte record, colpisce da 4 km. Uccisi 2 soldati russi nella zona di Pokrovsk, in Donbass”. Una versione ufficiale dei fatti che a molti sembra utile a inficiare le notizie apparse nei mesi e nell’anno precedente: ovvero che mercenari di nazioni occidentali (che aderiscono alla Nato) e cecchini europei sarebbero operativi in Donbass.

“Nei giorni scorsi, i combattenti dell’unità speciale di cecchini ucraini di Pryvyd ‒ scriveva l’Ansa a fine agosto ‒ hanno stabilito un record mondiale per il tiro andato a bersaglio più lungo confermato da una distanza di ben 4.000 metri, nella zona di Pokrovsk, la città nel Donbass, secondo il media di tecnologia militare ucraino Defense Express, citato da Rbc-Ukraine. Il cecchino ha sparato con un fucile Alligator calibro 14,5 millimetri. Il proiettile ha ucciso due occupanti russi, scrive il sito. È interessante notare ‒ continua l’Ansa ‒ che anche il precedente record apparteneva a ucraini: non molto tempo fa, un soldato dei Servizi di Sicurezza dell’Ucraina ha eliminato un occupante a una distanza di 3.800 metri con un fucile di fabbricazione ucraina chiamato Volodar Obriyu (Signore dell’Orizzonte)”, e l’Ansa cita come fonte l’Rbc. 

Ma i dubbi crescono sfogliando l’agenzia svizzera Swissinfo.ch: “The Swiss voice in the world since 1935” recita il suo sito ufficiale, ed è una sorta di Reuters del paese pacifico che produce armi, regole bancarie e cioccolata.

“Munizioni svizzere per cecchini sono finite in Ucraina” è un titolo del 21 novembre 2024 di Swissinfo.ch. “Munizioni per armi da cecchino della società svizzera Swiss P Defence sono arrivate in Ucraina nel luglio 2023 attraverso un’impresa polacca ‒ scrive Swissinfo.ch (agenzia delle ore 17:28 del 21 novembre 2024) ‒  Lo ha reso noto oggi un’inchiesta di SRF Investigativ basandosi su informazioni della Segreteria di Stato dell’economia (Seco). Secondo la SRF, l’azienda di Thun (BE) Swiss P Defence (una volta conosciuta col nome di Ruag Ammotec) ha fornito 645.000 proiettili da cecchino di due calibri differenti. Il rapporto sul caso è stato visionato anche da Keystone-ATS. Le munizioni erano destinate all’impresa polacca Umo SP, che quattro giorni dopo aver ricevuto la merce ha a sua volta esportato la fornitura in Ucraina ‒ precisa Swissinfo.ch ‒ Questa riesportazione viola l’embargo sugli armamenti e i principi svizzeri, che impediscono di fornire materiale bellico a Stati che si trovano in guerra. A proposito, la Seco ha dichiarato alla SRF che:  possiamo confermare che le esportazioni alla ditta polacca coinvolta non verranno più approvate fino a nuovo avviso. Se le munizioni siano state effettivamente usate in Ucraina non è chiaro. Secondo il rapporto della Seco, Swiss P Defence non era a conoscenza delle intenzioni dei polacchi. L’azienda di Thun aveva anche preso misure per evitare tali situazioni, tanto che nell’accordo veniva sottolineato esplicitamente che i proiettili sarebbero dovuti rimanere in Polonia ‒ chiosa l’agenzia svizzera ‒ L’esportazione verso l’Ucraina è poi comunque avvenuta il 14 luglio 2023. Per la precisione si tratta di 145.000 proiettili calibro 0,338 e 500’000 calibro 0,308”.

Ma già il 17 novembre 2023 la televisione federale della Svizzera aveva dato la notizia nei suoi telegiornali di “Indagini in corso su una fornitura a Kiev di materiale bellico prodotto a Thun (Berna) da parte di un’azienda polacca. Le società coinvolte affermano di aver rispettato le norme svizzere e internazionali”. A ben guardare i cecchini ci sono anche in Ucraina, e la loro presenza imbarazza non poco l’umanitaria Unione Europea: circola insistente la voce di figli di ricchi e potenti con il passatempo della caccia; probabilmente i genitori avranno anche tentato di dissuaderli, ma il richiamo del fuoco ucraino è più forte di aperitivi e bella vita.

Sul sito analisidifesa.it si legge che “le forze russe hanno ucciso 5 .962 mercenari stranieri sui 13.287 arrivati in Ucraina, inclusi 147 dei 356 francesi e 33 dei 90 italiani (dati non smentiti dal ministero italiano della Difesa). L’agenzia russa Tass, in base a notizie riferite dalle Forze Armate della Federazione Russa, parla della presenza di cecchini europei: di gente che per gusto di uccidere avrebbe ottenuto di poter sparare sulla popolazione ucraina inerme, su donne e bambini. Ovviamente cala una fitta coltre di mistero su quanti e su chi siano i cecchini. 

Il sito analisidifesa.it scrive solo dei “2.960 polacchi, il contingente più numeroso di combattenti stranieri”, poi “1.113 mercenari statunitensi, 1.005 combattenti canadesi e 822 britannici”. Ma non possiamo dimenticare che, dopo la morte di Luca Cecca, 34enne romano morto combattendo al fianco dell’esercito ucraino nella regione del Donetsk (era disperso dal dicembre 2024), si sono affastellate varie voci circa la presenza sui territori di guerra di cecchini europei, di gente che viaggiava alla volta dell’Ucraina per fare il “cacciatore di uomini”. È difficile capire chi copra le attività di questi cecchini, soprattutto chi garantisca loro sicurezza ed immunità in territorio ucraino: qualcuno ipotizza questa gente paghi per poter esercitare la “caccia all’uomo”.

Il 21 novembre 2022 Tiscali news pubblica un articolo dettagliato di Alessandro Spaventa in cui si parla di “Stay Behind come nella Guerra fredda: contro la Russia agisce in segreto la Gladio ucraina”, nell’articolo si parla di operazioni segrete e di coperture ad agenti e volontari. Alessandro Spaventa cita tra le fonti un’intervista di Tonia Mastrobuoni (su Repubblica) all’ex generale polacco Mieczyslaw Biniek in cui si spiegano le operazioni segrete nei territori occupati.

Ma i “cacciatori di uomini”? I cecchini? Di loro nessuno vuole parlare, temendo compromettersi con gente molto influente. Basti solo pensare che ad agosto 2025, dopo la morte di un ricco texano durante un safari in Africa, si era diffusa la voce di occidentali che cacciavano in terre selvagge ogni essere vivente: immediata la reazione dei dignitari africani che ancora lucrano sui safari, hanno sincerato il Pianeta che nei loro territori la caccia viene controllata e regolamentata. Un amico malevolo mi ha ricordato che “James Bond ha regolare licenza di uccidere”: quindi si stenta a credere che non aggiustino le carte perbenino.


di Ruggiero Capone