Energia in rete: industria, ricerca, innovazione

giovedì 13 novembre 2025


Per la transizione energetica nel Lazio

Fare del Lazio un hub centrale, nella transizione energetica, per aziende e cittadini”. È questa la mission che il presidente di Lazio Innova, Francesco Marcolini, ha dichiarato in apertura dei lavori dell’importante workshop che si è recentemente tenuto al Gse (Gestore servizi energetici). Soffia potente il vento dell’innovazione e la Regione Lazio, con determinazione, vuole proiettare l’intero tessuto produttivo, culturale e sociale del proprio territorio nella competizione globale e nelle sfide del XXI secolo. Lazio Innova, che è il braccio operativo della Regione, ha recentemente presentato il rapporto L’innovazione nella transizione energetica. L’idea è quella di realizzare una rete permanente di intelligenze, competenze professionalità che siano in grado di dare vita a un cluster nella Regione Lazio che possa poi diventare riferimento nazionale per la transizione energetica e la crescita sostenibile.

Dalla presentazione del rapporto, si evince come il Lazio si confermi uno dei poli più dinamici d’Italia per l’innovazione nella transizione energetica. Il rapporto è frutto di un’indagine che ha coinvolto 41 realtà regionali tra grandi aziende, Pmi, startup, acceleratori, università e centri di ricerca. Il Lazio è la seconda regione in Italia per numero di startup innovative, con 1.835 realtà attive, pari al 14 per cento del totale nazionale. Di queste, 224 operano direttamente nel settore dell’energia. Il dato conferma la vitalità del territorio, nonostante il rallentamento della crescita osservato dopo il 2022. Tra le aziende intervistate, l’86 per cento dichiara di avere già in corso o in programma iniziative di innovazione tecnologica. La priorità assoluta è la digitalizzazione, con Ai e sistemi intelligenti che guidano l’80 per cento dei progetti.

Seguono energia rinnovabile (in particolare fotovoltaico e idrogeno), gestione avanzata delle reti, sistemi di accumulo ed e-mobility. Particolarmente significativo il crescente ricorso all’Open Innovation: il 22 per cento delle imprese, in prevalenza di grandi dimensioni, si affida a call, hackathon e collaborazioni con startup e università per accelerare il trasferimento tecnologico. Più della metà del campione ha partecipato a programmi europei di ricerca e innovazione. La partecipazione è intensa tra grandi aziende e Pmi innovative, spesso in rete con centri di ricerca. Tuttavia, il quadro non è privo di ombre. Le imprese denunciano tre difficoltà ricorrenti:

1) Accesso complesso ai partenariati europei.

2) Lentezza nelle erogazioni dei fondi pubblici, spesso critica per le realtà più piccole.

3) Reperimento del personale qualificato, un problema che colpisce soprattutto i grandi gruppi.

Nel panorama regionale giocano un ruolo strategico i grandi centri di ricerca. Enea emerge come perno dell’innovazione su nucleare, idrogeno e sistemi di accumulo. Le università, in particolare La Sapienza di Roma, sono molto attive nella partecipazione ai bandi europei. Gli acceleratori confermano la loro centralità nell’ecosistema: nel biennio 2024-2025 hanno supportato 60 startup energetiche, con programmi che spaziano dalla cattura della CO₂ ai biocarburanti, passando per l’Ai applicata all’energia. Tutti i soggetti consultati considerano il Lazio una regione attrattiva, soprattutto grazie alla concentrazione di grandi imprese, centri di ricerca e università. Sia il mondo delle imprese sia quello della ricerca convergono su una serie di richieste indirizzate alla Regione Lazio:

1) Rafforzare i finanziamenti dedicati all’innovazione.

2) Facilitare il reperimento di personale specializzato.

3) Promuovere reti di partenariato e tavoli di Open Innovation.

4) Svolgere un ruolo più attivo come capofila nei progetti europei.

5) Sostenere la crescita di startup e spinoff dedicati al cleantech.

Nell’analisi del report, ha aperto i lavori Roberta Angelilli, vicepresidente e assessore a Sviluppo economico e internazionalizzazione della Regione Lazio. L’obiettivo di medio termine che la Regione si è prefissata è quello di rendere il Lazio centro e fulcro dell’innovazione, specificatamente quella energetica. Scopo per il cui raggiungimento si necessitano figure professionali mirate, da dover formare, ma anche la creazione di un network fra i diversi attori coinvolti (Pmi, università, associazioni, startup, stakeholder), e la definizione di una progettualità convergente su obiettivi intermedi, a loro volta, propulsivi verso i traguardi successivi. Quella delineata è la traiettoria verso la modernità della regione Lazio che costituisce una sfida inevitabilmente molto ampia e complessa. Per una simile frontiera l’Unione europea conta di mettere a bando per il 2028 l’imponente cifra di duemila miliardi, da impiegarsi per lo sviluppo della competitività e dell’innovazione. Fondi per i quali bisogna attivarsi oggi per essere poi pronti a intercettarli fra due anni: un’eccezionale, enorme opportunità per dare slancio all’economia del territorio, accrescere l’occupazione e migliorare la competitività. Nel frattempo, nei prossimi mesi del 2026 verrà costituito l’Acceleratore Cleantech (tecnologie pulite) del Lazio, con l’ambizioso obiettivo di far diventare la regione un hub nazionale per l’innovazione energetica, focalizzando l’azione sull’attrazione di investimenti, aziende e talenti. 

Parteciperanno a tale laboratorio d’innovazione” i grandi soggetti propulsori presenti nella regione, quali il Gse, piuttosto che l’Enea e il Cnr. Ha preso poi la parola Livio De Santoli, prorettore per le Politiche energetiche e la Sostenibilità dell’Università La Sapienza di Roma, illustrando la bella realtà di Rome Technopole. È la fondazione principe per fare network nel Lazio, istituita l’8 giugno 2022, e rappresenta il bacino aggregante di tutte le università pubbliche e private della Regione, i principali centri di ricerca nazionali, istituzioni e una vasta rete di imprese. Questa struttura integrata consente di creare una solida piattaforma di collaborazione e crescita tra il mondo accademico, la ricerca e il settore industriale. È e sarà lo strumento principale, certamente anche oltre l’orizzonte temporale previsto dai fondi del Pnrr, con il quale affrontare la sfida dell’innovazione energetica. A tal riguardo si fa notare che l’intero mondo dell’energia si dirige univocamente verso un assetto futuro ben specifico, così tratteggiato:

1) autonomia rispetto alle fonti;

2) sicurezza nei costi di approvvigionamento e dispacciamento;

3) sostenibilità ambientale e condivisione sociale.

Per assicurare tali obiettivi la chiave è l’innovazione tecnologica permanente e il Lazio sarà fra le primissime regioni deputate ad attendere tale metodologia. Ed i porti, in primis quello di Civitavecchia, saranno i driver dello sviluppo energetico sia attraverso l’eolico off-shore che con l’accumulo di potenza. È stata poi la volta di Laura D’Angelo, venture strategy & development director di Eniverse Venture, che ha testimoniato l’impegno della major nazionale nella ricerca e innovazione, che sono uno dei driver propulsivi dell’azienda. Essa, infatti, dispone di oltre mille ricercatori, sia nei centri di ricerca interni che nelle partnership con altre università, nonché nelle start-up che sviluppa autonomamente. La strategia operativa è fare network, costituire una rete di competenze e professionalità. E questo sforzo non è casuale o randomico, ma si traduce, necessariamente, in progetti concreti. Ne è un esempio Eniquantic, la joint-venture di scienziati italiani, tra Eni e ITQuanta con l’ambizione di sviluppare una macchina quantistica integrata hardware e software, in grado di risolvere problemi complessi (ottimizzazione matematica, modellazione e simulazione, intelligenza artificiale) ed avviare specifiche e significative applicazioni del calcolo quantistico, a supporto della transizione energetica. Si tratta di un esempio concreto di come le differenti professionalità possano e debbano interagire in modo sinergico per affrontare in modo vincente la sfida della competitività energetica. Le fa eco Veronica Jorio, head of Macro Area Centro, Istitutional Affairs – Enel, ha rimarcato che “fare network è la sola metodologia per affrontare in modo vincente la complessità della transizione”.

Le fonti rinnovabili sono varie, diversificate nel funzionamento, e la loro contestuale attivazione eleva sensibilmente la complessità del sistema elettrico. Esso è sottoposto a stress di resilienza, performance, economicità. Il recente caso del blackout in Spagna è un significativo campanello d’allarme di quello che potrebbe capitare su scala continentale nel resto d’Europa. La risposta può essere solo l’innovazione tecnologica estesa al complesso dei campi applicativi: digitalizzazione, diffusione della Ia, componentistica che poi si tradurranno nelle varie fasi del sistema elettrico: generazione, distribuzione e consumo-accumulo. Una simile sfida che riguarda contestualmente l’intero sistema e la sua modernizzazione può essere sostenuta solo facendo network, appunto, ossia con un partenariato diffuso che abbracci le diverse situazioni e i diversi contesti applicativi.

Infine, Simona De Iuliis, head of energy technologies and renewables sources department di Enea, ha sottolineato, acutamente, la realtà che si sta definendo è “twin transition” ossia transizione energetica che si appoggia a quella digitale. Quest’ultima ha cominciato molto prima la propria esplosiva evoluzione, trovando applicazione in settori assai diversi. La potremmo considerare un acceleratore di sviluppo. Sicuramente è quello che sta avvenendo con la transizione energetica, dove il sistema elettrico si va sempre più convertendo sulle rinnovabili grazie alle applicazioni digitali. Non è lontano il tempo in cui la Ia, da remoto, programmerà anche le Fer, utilizzando gli accumuli abbinati agli impianti ad essi sottesi. L’Enea si occupa di realizzazione prototipali per l’industria e con l’industria al fine di rendere possibile, ed anzi elevare, il tasso d’innovazione tecnologica nei vari settori, in questo caso quello energetico. Fondamentale è la transettorialità, poiché al crescere della complessità del sistema, cresce anche la numerosità e la diversificazione degli impatti delle applicazioni tecnologiche con ampie ricadute economiche e sociali.

In chiusura, ha poi preso nuovamente la parola Roberta Angelilli, rimarcando il ruolo strategico della nostra regione in questo delicato momento di passaggio: “La transizione energetica è una sfida che richiede la collaborazione di tutti gli attori del territorio e il Lazio ha tutte le carte in regola per essere protagonista di questa trasformazione, grazie a un ecosistema dinamico e aperto all’innovazione. Come Regione, vogliamo continuare a investire in ricerca, formazione e open innovation, per rendere il nostro territorio sempre più attrattivo e competitivo, e per contribuire agli obiettivi di decarbonizzazione e sviluppo sostenibile”.


di Pierpaolo Signorelli