Il pedaggio della democrazia

martedì 21 ottobre 2025


La politica italiana non smette mai di sorprendere, e in tempi di presunta sobrietà e rigore, il Partito Democratico pugliese ha deciso di alzare l’asticella – o forse il prezzo – per chiunque aspiri a rappresentarlo. La notizia, tutt’altro che una boutade, è emersa dall’ultimo consiglio direttivo regionale: 2500 euro per candidarsi alle regionali del Pd in Puglia. Una cifra che ha scatenato polemiche e interrogativi sul senso di una simile decisione in un momento storico così delicato.

IL SENSO DI UNA DECISIONE CONTROCORRENTE

In un’epoca in cui si invoca una maggiore partecipazione civica e l’avvicinamento dei cittadini alla politica, la richiesta di una somma così cospicua per candidarsi solleva più di un dubbio. Qual è il vero obiettivo di questa manovra?

Selezione “all'ingresso”: c’è chi legge questa decisione come un tentativo di scremare i candidati, forse per evitare candidature “civetta” o per garantire un certo livello di impegno economico da parte di chi si propone. L’idea è che chi è disposto a investire di tasca propria sia più motivato e credibile.

Autofinanziamento: in un contesto di tagli ai finanziamenti pubblici ai partiti, i 2500 euro potrebbero rappresentare una forma di autofinanziamento, un modo per contribuire alle spese organizzative delle primarie e, più in generale, del partito.

Barriera all’entrata: critici, invece, sostengono che questa cifra costituisce una vera e propria barriera all’entrata per chi non dispone di risorse economiche adeguate, escludendo potenziali candidati validi ma privi di un portafoglio “politicamente” capiente. Questo potrebbe favorire figure già inserite o con appoggi economici, snaturando lo spirito inclusivo che una libera competizione elettorale dovrebbe incarnare e garantire.

La tempistica, poi, non è delle più felici. In un momento in cui l’inflazione erode il potere d'acquisto e molte famiglie faticano ad arrivare a fine mese, una richiesta economica così alta per accedere alla vita politica suona quasi come una provocazione.

EMILIANO, DECARO E LA NUOVA SCOSSA AL FIANCO

Questa decisione arriva in un contesto già piuttosto turbolento per il Pd pugliese e nazionale, con dinamiche interne che vedono protagonisti nomi di spicco. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, non ha risparmiato critiche al suo ex pupillo Antonio Decaro, spesso con toni accesi che hanno alimentato dibattiti interni. Il rapporto personale, poi, pare definitivamente incriminato.

Questa volta, però, la “stangata” dei 2500 euro sembra colpire in modo particolare il sindaco di Bari ed ex presidente dell’Anci, Antonio Decaro. Già al centro di tensioni e dinamiche complesse, questa mossa interna al Pd pugliese rischia di diventare un’ulteriore spina nel fianco per lui, complicando ulteriormente il suo percorso e la sua influenza sul territorio.

LO SCENARIO DECARO VS. LOBUONO: CHI VINCERÀ?

Le vicende pugliesi del Pd si intrecciano inevitabilmente con equilibri e ambizioni personali. Tra i “rumors” che circolano con insistenza vi è quello di una latente, ma palpabile, sfida tra Antonio Decaro e l’imprenditore Luigi Lobuono.

Decaro, figura di spicco, forte del suo consenso come europarlamentare, da ex sindaco di Bari e della sua visibilità nazionale come presidente Anci, è considerato un pilastro del Pd pugliese. La sua capacità di mobilitazione e il suo radicamento sul territorio sono innegabili. Tuttavia, le recenti tensioni e le decisioni interne potrebbero eroderne in parte l’immagine o, quantomeno, rendergli la strada più tortuosa.

Luigi Lobuono, sebbene meno noto al grande pubblico rispetto a Decaro, è un imprenditore esperto, con una profonda conoscenza delle dinamiche regionali e un solido network. La sua candidatura potrebbe rappresentare un’alternativa per quei pugliesi intenzionati a non andare a votare il 23 e 34 novembre prossimi.

La decisione dei 2500 euro potrebbe influenzare questo scontro latente. Chi ha maggiore accesso a risorse economiche, o chi può contare su un apparato in grado di sostenerne i costi, potrebbe partire avvantaggiato. La domanda è: questa selezione economica gioverà alla qualità della democrazia interna o finirà per impoverirla ulteriormente?

Il Pd pugliese, con questa mossa audace e controversa, si trova di fronte a un bivio. Da un lato, la necessità di autofinanziamento e di selezione dei candidati; dall’altro, il rischio di alienare una parte della base e di creare nuove barriere alla partecipazione. Solo il tempo dirà chi, tra Decaro e Lobuono, saprà meglio interpretare le istanze di un partito in continua evoluzione e superare le sfide poste da un “pedaggio” che farà sicuramente discutere.


di Alessandro Cucciolla