#Albait. Dal 16 Ottobre 1943 all’arte, con Ernesto Nathan

venerdì 17 ottobre 2025


Il 16 ottobre 1943, un sabato di festa ebraica (Sukkot), 1.259 romani, tra cui 207 bambini, furono rapiti dalla polizia fascista e dalle truppe naziste. Dopo di allora, la vita di un italiano ebreo fu prezzata cinquemila lire. Era l’equivalente di un anno e mezzo dello stipendio medio di un operaio. La “caccia all’ebreo” da parte di molti italiani aveva motivazione da quella ricompensa e dalla convinzione “scientifica” propagandata da russi, nazisti e fascisti europei, che gli ebrei fossero cattivi. La maggior parte dei rastrellati non tornò mai dai campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau. E comunque furono praticamente tutti ridotti sul lastrico. Alla fine della guerra, la tragedia non si concluse: i pochi sopravvissuti tornarono a una vita distrutta, senza soldi, professione, casa. I beni sequestrati non furono praticamente mai restituiti. Anche una Commissione parlamentare presieduta da Tina Anselmi nel 1990 non riuscì ad appurare granché.

Questo mix di persecuzione, pregiudizio e povertà spinse gli ebrei di ogni Nazione (Europa, Russia, Paesi arabi) a cercare una soluzione autonoma, che culminò nella nascita di Israele.

Ebrei trattati come gli armeni            

La comunità internazionale post-1945 trattò gli ebrei con l’imbarazzo riservato in passato agli armeni, con l’inazione. L’obiettivo non era tanto risolvere la questione umanitaria, ma evitare di inimicarsi un qualsiasi Paese di interesse strategico, in una condizione di pregiudizio antiebraico diffuso, dopo tanti decenni di propaganda specifica e ossessiva. Echi di una retorica che si ritrova ancora oggi nelle piazze italiane, mascherata da un falso “umanitarismo”, critico solo verso Israele.

Come nacque Israele?

L’idea di una patria ebraica, sostenuta dal liberale Theodore Herzl, fondatore dell’Organizzazione Sionista Mondiale nel 1897, portò all’acquisto di terre in Palestina. La comunità internazionale cercò altre soluzioni per risolvere la questione ebraica. Alcune anche bislacche, come l’Uganda, il Madagascar, l’America Latina. In assenza di decisioni, gli ebrei si diressero verso la terra biblica, ogni volta che ci fu una caccia all’ebreo. Accadde dopo i pogrom russi del 1904, cominciati con la diffusione del falso “I Protocolli dei Savi di Sion”, con la Rivoluzione Comunista russa, con le persecuzioni nazista e fascista. Scomparso Herzl, il movimento sionista fu guidato dalla corrente laburista e socialdemocratica di figure come David Ben Gurion o, più tardi, Golda Meir.

Le Origini del Conflitto

Tra gli anni ’20 e ’30, l’escalation delle tensioni in Palestina portò alla costituzione clandestina dell’Haganah, una forza armata ebraica, inizialmente supportata, ironicamente, anche dal regime fascista italiano, prima delle infami leggi razziali. Dopo le leggi razziali tedesche, la migrazione ebraica verso la Palestina riprese.

Il 1929 vide la Grande Rivolta Araba e i primi scontri violenti. Per sedarli, i britannici decisero di limitare l’immigrazione ebraica. Fu definito un massimo di 75.000 persone fino al 1944. Le tensioni però erano destinate a crescere perché i flussi di migranti furono molto maggiori. C’erano le persecuzioni in Europa. Nacque clandestinamente l’Haganah, che si limitava alla difesa degli insediamenti ebraici. Una seconda forza armata, considerata terroristica, invece, l’Irgun di Menachem Begin, si rese responsabile di vari attentati contro gli arabi, che ripagavano con la stessa moneta, e i britannici.

La Nascita di Israele

Nel 1948, la Palestina arriva a contare 1.8 milioni di abitanti, di cui un terzo ebrei. La proposta dell’Onu del 1947 di dividere il territorio in due aree non omogenee per creare uno Stato federale fu accettata dagli ebrei, ma rifiutata dagli arabi. Ne seguì comunque il riconoscimento ufficiale dello Stato d’Israele. Subito dopo la prima guerra arabo-israeliana. La sconfitta araba diede vita alla prima sistemazione omogenea del nuovo Stato. Buona parte degli arabi si erano ritirati dalle aree di guerra, con l’idea di tornare da conquistatori. Mezzo milione di arabi sconfitti costituì il primo gruppo di rifugiati, oggi chiamati palestinesi. In seguito, si aggiunsero i giordani in fuga dal settembre nero, quando cioè il re di Giordania massacrò i palestinesi che avevano tentato un golpe contro di lui. Poi, altri profughi delle guerre che Libano, Siria, Giordania, Egitto più volte tentarono contro Israele. Il problema della convivenza nasce così, da guerre perse dagli arabi. Se fosse stato il contrario, i sopravvissuti ai campi di concentramento sarebbero stati cancellati. Non è accaduto. Quindi ora, dopo l’ultima guerra, dobbiamo realizzare la pace del futuro. La pace richiede il reciproco rispetto tra religioni, culture e popoli.

L’Appello a Ernesto Nathan per la Pacificazione

Dobbiamo sconfiggere l’eco dell’antisemitismo moderno. Si è palesato alla Mostra del Cinema di Venezia, ora riappare come un fiume carsico alla Festa del Cinema di Roma. La richiesta dei pro-Pal anzi, pro-Hamas, è di buttare fuori ebrei e israeliani dal mondo culturale. Pretesa folle che ha la sola utilità di mantenere il contrasto e la polarizzazione popolare. La polarizzazione non è utile né è accettabile. La Festa del Cinema di Roma deve essere il primo passo del superamento delle contrapposizioni.  Per risolvere la polarizzazione, i gruppi Venice4Israel e Free4Future propongono di dedicare la Festa del Cinema di Roma a Ernesto Nathan.

Nathan, sindaco di Roma, segnò un’epoca di rinascita. Fu capace di gestire i rapporti con il Vaticano e di promuovere lo sviluppo urbano e culturale. La sua saggezza è un modello da imitare per risolvere i conflitti, l’arte e costruire la pace. Sconfiggiamo i totalitarismi culturali. Per il bene di Israele, degli arabi di Palestina e della cultura italiana, è necessario ispirarsi a Nathan per recuperare lucidità e definire obiettivi di pace. Dopo ogni guerra, la parte più difficile è costruire la pace. Dobbiamo ispirarci a Nathan per ritrovare la capacità di analisi e costruire serenamente cultura, pace, ricchezza.


di Claudio Mec Melchiorre