mercoledì 8 ottobre 2025
È ufficiale: gli apostoli della pace e della tolleranza hanno finalmente gettato la maschera. Se, infatti, da un lato, almeno a parole, i medesimi non perdono l’occasione per professare il loro pacifismo autentico e disinteressato, dall’altro, i fatti sembrerebbero invece raccontare tutta un’altra realtà. Emblematico è, a tal proposito, il caso della relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, la giurista Francesca Albanese, sempre incredibilmente pronta a fare proselitismo, divulgando in lungo e in largo il sacro verbo pacifista, ma, nei fatti, del tutto incapace di praticarlo. Talmente tanto da arrivare finanche ad abbandonare in segno di protesta gli studi televisivi di La7, semplicemente per aver sentito pronunciare dal suo interlocutore il nome di Liliana Segre.
La colpa della senatrice a vita? Quale altra, se non quella connessa al peccato originale dell’essere ebrea? Sulla medesima rete, a distanza di appena poche ore, va in scena un altro imbarazzante teatrino. Il conduttore televisivo Luca Telese, per l’occasione nei panni dell’opinionista, dopo essersi avventurato in un’improbabile arringa in difesa di Hamas, incassa una sonora lezione dall’altro ospite in studio, il direttore editoriale di Libero Daniele Capezzone, per poi darsela a gambe levate nel vano intento di limitare i danni e attenuare i tragici effetti della figuraccia rimediata. E, infine c’è lei, la portavoce italiana dell’allegra Flotilla, tale Maria Elena Delia, l’insegnante prestata a tempo pieno alla causa Pro Pal, la stessa che, tra un invito a “restare umani” e un sermone sulla tolleranza, tenta furbescamente di far passare in cavalleria le acide colate di odio disseminate in rete nel recente passato.
Accanto a una miriade di post di chiara matrice antisemita, da ella stessa lanciati e poi frettolosamente rimossi, nel giugno 2023, la Delia raggiunge l’apice dell’umanitarismo, esultando sprezzantemente per la morte di Silvio Berlusconi. “Il 14 giugno scenderò in strada con champagne, trombetta e coriandoli. I cittadini di questo Paese meriterebbero più rispetto, non di dover vivere la vergogna nauseabonda dell’istituzione di una giornata di lutto nazionale per un losco figuro come Silvio Berlusconi”. Insomma, non sembra proprio esserci scampo per i pacifici e tolleranti compagni, strenui difensori dei diritti del martoriato popolo palestinese: se non scappano, sbagliano.
di Salvatore Di Bartolo