Denuncia del Governo alla Cpi, Meloni: “Un caso unico”

mercoledì 8 ottobre 2025


Da teso a pericoloso. È questo il clima in Italia, con la presidente del Consiglio che “non conta più le minacce di morte”. Giorgia Meloni ha rivelato al grande pubblico, assieme ai ministri Antonio Tajani e Guido Crosetto, di essere stata denunciata alla Corte penale internazionale per “concorso al genocidio”. Tra i denunciati risulta anche l’amministratore delegato di Leonardo Roberto Cingolani. “Un caso unico al mondo”. Secondo Meloni, “c’è un clima che si sta imbarbarendo parecchio”, e la responsabilità è di “chi dice che io e il mio governo abbiamo le mani sporche di sangue”. Da qui l’appello al “senso di responsabilità”, rivolto in particolare “a chi ha pensato di fomentare la piazza: attenzione, poi le cose sfuggono di mano”.

La denuncia alla Cpi è stata annunciata dal Global movement to Gaza Italia. Da L’Aja chiariscono tuttavia che “solo le decisioni del procuratore hanno valore ufficiale e non esiste alcuna decisione” sulle accuse di genocidio mosse contro la premier italiana. “Non sanno più dove denunciarci per tentare di intervenire per via giudiziaria”, ha ironizzato Meloni, condividendo la tesi del ministro Giancarlo Giorgetti secondo cui “la sinistra non arriva al governo tramite elezioni, ma di solito con un golpe giudiziario o finanziario”. La presidente del Consiglio ha poi evocato la “storia italiana” per denunciare la deriva del confronto politico: “Tante cose che si cominciano a dare per normali, normali non sono”, ha affermato, richiamando gli Anni di piombo. Meloni ha quindi puntato il dito contro la sinistra, accusandola di definire gli avversari “impresentabili” e di voler “impedire alla gente di parlare all’università”, citando il caso di Francesca Albanese: “Dice che un direttore di quotidiano che lei non condivide non deve essere invitato a parlare in tivù”.

L’intervista a Porta a Porta è arrivata dopo giorni di mobilitazioni pro-palestinesi, culminate in uno sciopero generale che la premier ha definito “pretestuoso”, sostenendo che “la Cgil è molto più interessata a difendere la sinistra che i lavoratori”. Nelle ultime ore, disordini e scontri si sono registrati anche a Livorno. Meloni ha parlato di “violenze preordinate”, sottolineando che “quando si consente a chi inneggia al terrorismo di Hamas di stare in testa al corteo forse la tesi dei semplici infiltrati è un po’ riduttiva”. Ha poi rivendicato gli sforzi italiani a sostegno della popolazione di Gaza: “2.300 tonnellate daiuti” contro le “40 tonnellate” della Flotilla, ha ricordato, ammonendo che “esasperare gli animi rischia di andare contro gli interessi di quelli che si dice di voler aiutare, i palestinesi”.

Guardando al piano di pace proposto da Donald Trump, la premier intravede “qualche spiraglio”, pur riconoscendo che “il percorso è molto fragile. L’Italia c’è: a questo ci siamo dedicati mentre altri sventolavano bandiere”, ha aggiunto. Nel corso della trasmissione, Meloni ha affrontato anche altri temi, evitando però di commentare le prossime Regionali in Campania. Sui dazi commerciali ha espresso l’auspicio che “dei margini, sulla media distanza, quando la situazione si tranquillizza, possano ancora esserci”. In merito alla legge di bilancio, la premier ha promesso “un segnale al ceto medio”, precisando che “anche quest’anno si può chiedere una mano alle banche”. Ha inoltre accolto con favore le proposte di Carlo Calenda sul taglio del costo dellenergia: “Va abbassato strutturalmente”. Più netta, invece, la replica alle parole di Matteo Renzi, che la immagina proiettata al Quirinale. “Chi ha passato la vita a pensare a che incarico ricoprire crede che tutti siano come loro: io ragiono in modo diverso, sto facendo il presidente del Consiglio, mi basta e mi avanza”, ha ribattuto Meloni.

Guardando al futuro, la premier ha assicurato di non temere il referendum sulla giustizia, che “non avrà conseguenze sul Governo”, e ha annunciato che “per la fine dell’anno” saranno siglate le prime intese sull’Autonomia differenziata con le Regioni che ne hanno fatto richiesta. Quanto alla riforma del premierato, ha confermato che andrà avanti, dichiarandosi “non contraria” a una nuova legge elettorale, ma solo a patto che “vada bene con l’elezione diretta del capo del Governo, quindi con l’indicazione dei candidati premier su scheda”.


di Eugenio Vittorio