martedì 7 ottobre 2025
Voglio sperare che l’attuale maggioranza non metta mano alla ventilata riforma del sistema elettorale per le future elezioni politiche. Il cosiddetto maggioritario all’italiana, che con tutti i suoi difetti nelle varie versioni, ha garantito nella Seconda Repubblica l’alternanza di Governo ovvero il fulcro di tutte le democrazie avanzate. Non esistono sistemi elettorali perfetti in quanto tutti presentano o problemi di rappresentatività (maggioritario puro all’inglese) o di governabilità (proporzionale). La discriminante, quindi, è avere Esecutivi stabili oppure Governi che sono esposti al volere di piccoli partiti politici che anche con pochi deputati o senatori eletti possono risultare determinanti per la formazione delle maggioranze di Governo. L’ipotesi circolata di un ritorno a una legge proporzionale, con eventuale premio di maggioranza, mi auguro sia una fake news. Con o senza soglia di sbarramento per l’accesso ai seggi in Parlamento, sarebbe un suicidio politico per la coalizione di centrodestra e un danno per la governabilità del Paese. Anche se i partiti alleati: Fratelli d’Italia, Forza Italia e la Lega non sono politicamente un monolite, dalla “discesa in campo” in politica di Silvio Berlusconi nel 1994, con alterne fortune, hanno saputo costruire, nonostante le differenze, una alleanza politica stabile e vincente.
Le ragioni del loro stare insieme si sono manifestate nei programmi di governo attraverso i compromessi tipici di partiti le cui idee non sono necessariamente identiche. L’attuale sistema elettorale per le elezioni politiche, il cosiddetto “Rosatellum”, prevede che il 37 per cento circa dei seggi parlamentari (Camera dei deputati e Senato della Repubblica) siano assegnati con il sistema maggioritario a turno unico e il 61 per cento con quello proporzionale con soglia di sbarramento al 3 per cento e il restante 2 per cento riguarda le elezioni di deputati e senatori rappresentanti degli italiani residenti all’estero, rispettivamente 8 deputati su 400 e 4 senatori su 200. Il vigente sistema elettorale obbliga i partiti politici a coalizzarsi prima delle elezioni presentando un programma di Governo unitario da sottoporre al vaglio dell’elettorato passivo.
I partiti minori (nella Prima Repubblica venivano definiti “cespugli”) che quando esisteva il proporzionale puro, risultavano essere determinanti per la formazione delle maggioranze e quindi dei Governi. Partitini, che potevano condizionare gli esecutivi, provocandone continue crisi. Il sistema elettorale proporzionale aveva reso il Belpaese ingovernabile. I Governi duravano in media 14 mesi. È di tutta evidenza che la stabilità politica degli Esecutivi è fondamentale per ragioni interne – attuazione del programma politico di Governo sottoposto agli elettori – ed esterno per la credibilità di una nazione e di chi in quel determinato momento pro tempore la rappresenta. Il peso politico, nei consessi internazionali, della nostra presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni è cresciuto non solo per la sua credibilità personale ma anche perché l’Esecutivo politico che presiede è tra i più solidi in Europa. La governabilità, che ha garantito al governo l’attuale maggioranza, è stato l’elemento essenziale per la ritrovata credibilità politica internazionale dell’Italia e per la crescita della fiducia del Paese sui mercati finanziari. Perché “riformare” un sistema elettorale che garantisce una solida maggioranza e un Governo forte? Tra l’altro, le riforme elettorali non hanno portato fortuna a chi le ha promosse!
di Antonio Giuseppe Di Natale