venerdì 19 settembre 2025
Maurizio Leo individua le priorità in vista della prossima manovra. Il taglio dell’Irpef dovrebbe coinvolgere 13,6 milioni di contribuenti e riguarderà in prima battuta i redditi fino a 50mila euro. Solo se i conti lo permetteranno, si salirà a 60mila. Per il viceministro dell’Economia, “le scelte dell’Esecutivo saranno dettate in primo luogo dalle disponibilità finanziarie. Al momento – ha spiegato – la fascia di reddito interessata dalla riduzione dell’aliquota dal 35 per cento al 33 per cento dovrebbe essere quella da 28mila a 50mila euro. Eventualmente, una volta presa visione dei dati Istat aggiornati e affinati i calcoli di entrate e uscite, la si allargherà fino a 60mila euro”. Allo stesso modo, andranno probabilmente riviste anche le detrazioni in base al nucleo familiare, oggetto di un potente restyling già lo scorso anno, mentre, sul fronte delle imprese andrà migliorata l’Ires premiale, semplificandola, stabilizzandola, valutandone l’effettiva spinta agli investimenti e valutando probabilmente anche i requisiti di accesso, come quello, ha evidenziato ancora Leo, del non ricorso alla cassa integrazione.
Il taglio delle tasse per il ceto medio dovrà peraltro essere considerato anche alla luce delle risorse necessarie per quella che la Lega indica come la sua urgenza, ovvero la nuova edizione della rottamazione delle cartelle. Leo era stato chiaro nei giorni scorsi anche su questo: nessuno è contrario, ma – se si deciderà di attuarla – andrà studiata con attenzione, applicando appositi filtri, per non dare ulteriore spazio a chi le tasse le “può pagare” ma usa “meccanismi pretestuosi” per non farlo. C’è infatti una folta platea di soggetti recidivi che aderisce alle rottamazioni, versa una o due rate al massimo per assicurarsi la tutela dai pignoramenti o dagli strumenti coercitivi di riscossione, ma poi smette volontariamente di pagare. La sfida sarà quella di trovare le misure adatte per recuperare questa platea.
Di sicuro però, all’amministrazione fiscale non sarà attribuito il potere di guardare nei conti correnti degli italiani, nemmeno per il nobile scopo di combattere l’evasione fiscale. L’altolà è arrivato direttamente da Giancarlo Giorgetti. L’idea, destinata secondo il ministro dell’Economia a rimanere tale, è contenuta nella relazione della Commissione tecnica sul magazzino della riscossione, incaricata di elaborare un piano su come smaltire i quasi 1.300 miliardi di magazzino di tasse non riscosse. Per individuare le somme aggredibili, i tecnici guidati dal magistrato a riposo della Corte dei conti, Roberto Benedetti, giudicano opportuno prevedere che l’agente della riscossione possa richiedere informazioni alle banche non solo, come accade oggi, sull’esistenza o meno di un conto corrente ma anche sulla sua consistenza. Un suggerimento che richiama alla mente l’analoga intenzione contenuta nella bozza della manovra di due anni fa, bloccata praticamente all’istante da Giorgia Meloni. La reazione di Giorgetti è stata oggi altrettanto secca e decisa.
“È una vecchia proposta che rimarrà una proposta”, ha assicurato il ministro dell’Economia. “Non credo proprio ci siano le condizioni per fare una roba del genere”, ha puntualizzato. Capitolo, infine, tutt’altro che secondario quello dei bonus edilizi. Dal prossimo anno la detrazione al 50 per cento sulla prima casa, ultima erede dell’ormai smantellato Superbonus, scenderà al 36 per cento. Ma secondo la viceministra all’Ambiente, Vannia Gava, che si è subito assicurata il plauso della Confedilizia, il Governo sta valutando di poterla mantenere allo stesso livello.
di Redazione