#Albait. Guerra e pace con Draghi: sappiamo quando e cosa fare

giovedì 18 settembre 2025


L’Europa ha capitolato

Le parole che Draghi ha diretto all’Europa, cioè a noi tutti, sono preziose. La fotografia che ne esce è di un blocco europeo fortemente incentrato sulla spesa pubblica e con un modello di sviluppo economico in crisi. L’aggressione Usa concretizzata nei dazi ha corrisposto alla capitolazione di fronte alla pressione commerciale cinese. Ragionevolmente, la guerra daziaria non porterà grandi benefici agli Usa e avvantaggia la Cina, almeno finché essa non arrivi alla piena occupazione.

Date le variabili in gioco, qualsiasi scelta può implicare la perdita dell’autonomia che non ci riconosciamo ma della quale abbiamo goduto negli ultimi ottant’anni.

L’unanimità ci blocca?

Quali sono gli elementi di debolezza europea?

Innanzi tutto la frammentazione. Le funzioni di regolazione e quadro per poter affrontare le sfide socioeconomiche sono difesa, giustizia europea, politica estera. Senza l’Europa costituita e quindi Stato queste funzioni non possono essere assolte al livello continentale. Il vincolo dell’unanimità tipico degli organi sovranazionali ci ostacola. Non può essere manomesso nell’attuale Unione Europea o essa si sgretolerebbe.

Per superare questo limite, occorre la nascita dello Stato Europeo. Un dibattito continentale, con partiti omogenei nelle varie parti del continente, può dare accesso alla regolazione politica con dialettica di maggioranza e minoranza.

L’Europa che non c’è

Ai problemi evidenziati da Mario Draghi si risponde con la costruzione rapida dell’Europa che non c’è.

Il modello economico di sviluppo è invece in crisi per il sovraindebitamento di quasi tutti. Trump ci ha voluto platealmente imporre maggiore spesa per la difesa. In realtà, anche Obama e Biden-Blinken hanno chiesto la stessa cosa all’Europa. Democratici o Repubblicani da questo punto di vista non modificano la posizione degli Usa verso l’Europa.

Il dilemma delle spese per la difesa

D’altronde, abbiamo la piena capacità di pensare a noi stessi. Tutti insieme non solo saremmo la seconda economia mondiale, ma otterremmo un nuovo big spurt, cioè uno slancio importante, anche di 20 punti percentuali di Pil, secondo i modelli di alcuni analisti.

Le maggiori spese per la difesa potrebbero essere facilmente assorbite dalla maggiore ricchezza prodotta. Draghi ha spiegato che in ogni caso la fiscalità è eccessiva.

Siamo realisti: vogliamo tutto e subito

In Paesi come l’Italia i due terzi della ricchezza sono ingoiati dai poteri pubblici, tra tasse dirette, indirette, tributi, aggi. Gli sprechi di denaro sono enormi. I gap infrastrutturali e strutturali restano irrisolti. A volte, la soluzione non sta nell’espansione della spesa, ma proprio nella sua riduzione e nella definizione corretta dei budget.

La ricetta per risollevarci e affrontare Usa e Cina su un piano di parità è meno tasse e più Europa.

La bussola resta sempre la libertà e il benessere. Se perdiamo quella bussola, non potremo mai capire cosa fare e quando farlo. Per il cosa, abbiamo detto. Per il quando, la risposta è subito.


di Claudio Mec Melchiorre