Schiaffo alla Procura: così cade l’inchiesta a Milano

mercoledì 17 settembre 2025


Se non si è d’accordo si discute, non si emettono avvisi di garanzia. O almeno, così è in un Paese civile. In Italia, invece, siamo tristemente abituati al contrario. E menomale che il Tribunale del riesame ha rispedito al mittente – la Procura di Milano – quasi tutte le accuse rivolte agli imputati della maxi inchiesta sullurbanistica del capoluogo lombardo, che ha coinvolto anche l’attuale sindaco Giuseppe Sala. Il Riesame ha chiarito che non basta il “presunto conflitto di interessi” di un architetto – funzionario pubblico nella Commissione paesaggio e allo stesso tempo retribuito per incarichi da imprese private – per configurare automaticamente un caso di corruzione. Negli atti non emerge alcuna prova concreta, né “nelle chat”, dell’esistenza di un “patto corruttivo”. Per questo i giudici hanno bollato come semplificazione argomentativa svilente (!) la ricostruzione della Procura e del gip, che invece avevano ritenuto fondate molte delle contestazioni.

Nelle motivazioni, depositate dopo la revoca dei sei arresti avvenuta in agosto, i giudici hanno respinto l’idea di una corruzioneautomatica” nei rapporti tra Alessandro Scandurra, architetto e membro della Commissione paesaggio dal 2018 al 2024, e l’imprenditore Andrea Bezziccheri (Bluestone). Secondo il gip Mattia Fiorentini, il semplice legame tra incarichi professionali e remunerazioni equivaleva ad “automaticamente configurata l’esistenza del patto”. Ma il Riesame sottolinea che “non risulta adeguatamente indagata la genesi” del presunto accordo e che “non si comprende sulla scorta di quali evidenze il gip abbia ritenuto” la funzione pubblica come determinante nella scelta degli incarichi. Stessa conclusione per i rapporti con Manfredi Catella, Ceo di Coima: anche qui la corruzione ipotizzata non ha trovato riscontri. Nel caso del progetto Pirellino, ad esempio, “non persuade” l’idea che Scandurra abbia favorito la società di gestione. Le conversazioni con l’archistar Stefano Boeri, anch’egli indagato, sono state qualificate come “amicali”, senza traccia di pressioni o condizionamenti. Il Riesame rimarca inoltre che la Commissione paesaggio “era composta da 11 membri” e che non vi sono prove di indebite interferenze da parte di Scandurra, il quale “durante i due mandati si è sempre astenuto” sui progetti in cui era coinvolto. Le regole comunali, definite lacunose e ambigue, avrebbero richiesto norme più dettagliate sui conflitti di interesse; non possono quindi essere usate per “biasimare” gli indagati né le imprese coinvolte. Per Scandurra cade anche l’accusa di falso.

Dall’impianto accusatorio resta in piedi solo una presunta corruzione “per l’esercizio della funzione”, contestata all’ex presidente della Commissione Giuseppe Marinoni (anche per falso), al manager Federico Pella e all’ex assessore Giancarlo Tancredi. Per loro, però, il Riesame ha disposto soltanto misure interdittive, non domiciliari. La Procura, con l’aggiunta Tiziana Siciliano e i pubblico ministero Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, ha già annunciato ricorso in Cassazione.

“Ho letto attentamente le carte. I magistrati hanno smontato tutta la tesi dei pm che su Milano hanno costruito un impianto accusatorio ideologico”, ha spiegato a La Repubblica il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi. E aggiunge: “Si può discutere se lo sviluppo urbanistico sia stato o meno giusto. Ma questa discussione appartiene alla politica, non alla magistratura. Mi auguro che ora si possa finalmente aprire un dibattito politico e non giudiziario sul futuro di questa città e su questo ci confronteremo anche duramente con il centrosinistra. Ma spero anche, da milanese, che questi pm smettano di fare inchieste ideologiche”. Quanto alle richieste di dimissioni del sindaco Sala, Lupi puntualizza: “No, nessuno di noi ha chiesto le dimissioni di Sala per l’inchiesta. Ma che la città sia immobile è sotto gli occhi di tutti. Anche sullo stadio di San Siro si vedrà come la giunta è assolutamente divisa. Siamo arrivati addirittura al Pd che questa estate ha chiesto al sindaco un patto di discontinuità. Ma da cosa? Da 14 anni di governo di centrosinistra?”.

Su una sua eventuale candidatura, Lupi glissa: “Io credo che il centrodestra debba anzitutto partire con una riflessione sul futuro di questa città e poi mettere in campo una proposta concreta e credibile di alternativa di governo. Si vince in un unico modo: tornando a essere seri e credibili. Su questo Noi Moderati c’è e giocherà la sua parte alla grande”, ha chiosato Lupi.


di Edoardo Falzon