martedì 26 agosto 2025
Un’aria carica di tensione e incertezza avvolge la Puglia in vista delle prossime elezioni regionali. Mentre i palazzi della politica sono teatro di aspre lotte di potere e veti incrociati, tra la gente serpeggia una disaffezione crescente, un sentimento di sfiducia che rischia di trasformarsi nel vero vincitore di questa tornata elettorale: l’astensionismo. E in questo vuoto di partecipazione, la criminalità organizzata, sempre vigile, attende di capire da che parte soffierà il vento per tessere le sue trame.
Sinistra sotto assedio: la guerra dei “tre Papi”
Il centrosinistra, dato per favorito dai sondaggi, è in realtà una polveriera pronta a esplodere. La potenziale candidatura dell’europarlamentare ed ex sindaco di Bari, Antonio Decaro, vero e proprio “re delle preferenze”, è al centro di uno scontro che sta lacerando la coalizione. Decaro ha posto un veto invalicabile: la sua discesa in campo è condizionata all’assenza nelle liste degli ex governatori Michele Emiliano e Nichi Vendola. Una richiesta di “libertà” e di “rinnovamento” che suona come una dichiarazione di guerra ai due “padri-padroni” della politica pugliese degli ultimi vent’anni.
Emiliano, dal canto suo, non ha alcuna intenzione di farsi da parte e rivendica il suo peso politico e un presunto patto con lo stesso Decaro. Si profila così una “guerra dei tre Papi” che rischia di mandare in frantumi l’alleanza e di consegnare la Regione su un piatto d’argento a un centrodestra ancora alla ricerca di un candidato forte e unitario. Le diplomazie sono al lavoro, con la segreteria nazionale del Pd che tenta una difficile mediazione per evitare il tracollo. Nel frattempo, si fanno anche altri nomi per la presidenza, come quello del capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia, della presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone, e dell’assessore Raffaele Piemontese, ma nessuno sembra avere il carisma e il consenso di Decaro.
Destra in cerca d’autore: tra nomi di partito e tentazioni civiche
Se Atene piange, Sparta non ride. Il centrodestra pugliese, orfano di una leadership forte e riconosciuta, naviga a vista. Le tensioni interne alla coalizione e la mancanza di un candidato unitario rappresentano i principali nodi da sciogliere. Il nome più accreditato resta quello del coordinatore regionale di Forza Italia, Mauro D’Attis, ma si valutano anche profili “civici” nel tentativo di intercettare il voto di un elettorato moderato e deluso dai partiti. Tra le ipotesi circolate vi sono quelle di imprenditori e figure della società civile, ma al momento regna la più totale incertezza.
L’esercito silenzioso degli astensionisti: un pericolo per la democrazia
Ma il vero avversario, per entrambi gli schieramenti, potrebbe essere il crescente esercito degli astensionisti. Una disaffezione che affonda le sue radici in una profonda sfiducia verso una classe politica percepita come distante, autoreferenziale e incapace di risolvere i problemi reali dei cittadini. La sensazione diffusa è che il voto sia un rituale inutile, che nulla possa cambiare di fronte a questioni annose come la disoccupazione, in particolare quella giovanile, le carenze del sistema sanitario e la cronica mancanza di infrastrutture.
Questo scollamento tra politica e società civile è un terreno fertile per l’antipolitica e la rassegnazione, e il rischio concreto è che a decidere le sorti della Puglia sia una minoranza sempre più esigua di cittadini, con una conseguente crisi di legittimità delle istituzioni.
La criminalità alla finestra: il voto di scambio come arma
In questo scenario di incertezza e disillusione, la criminalità organizzata si muove con abilità, pronta a sfruttare le debolezze del sistema. Recenti inchieste hanno nuovamente acceso i riflettori sulle infiltrazioni mafiose nel tessuto politico ed economico pugliese, con particolare attenzione al fenomeno del voto di scambio.
L’operazione “Codice Interno” a Bari ha svelato un presunto intreccio tra mafia e politica in occasione delle elezioni comunali del 2019, portando a numerosi arresti e al commissariamento dell’azienda di trasporto pubblico locale.
La Dda di Bari ha più volte lanciato l’allarme sulla capacità delle mafie pugliesi, in particolare la Sacra Corona Unita, di inquinare le competizioni elettorali, offrendo pacchetti di voti in cambio di appalti, favori e posti di lavoro.
Il rischio che questo avvenga anche in occasione delle prossime regionali è tutt’altro che remoto, soprattutto in un contesto di diffusa povertà e precarietà, dove la promessa di poche decine di euro può fare la differenza.
Il futuro appeso a un filo: quali prospettive per la Puglia?
Il futuro della Puglia è appeso a un filo. Una vittoria del centrosinistra, dilaniato dalle sue lotte intestine, potrebbe portare a un governo instabile e poco incisivo, incapace di affrontare le grandi sfide che attendono la regione, dalla transizione ecologica alla gestione dei fondi del Pnrr. D’altra parte, un’affermazione del centrodestra, ancora alla ricerca di una sua identità e di una proposta politica credibile, aprirebbe uno scenario di totale incertezza.
Ciò che è certo è che la Puglia ha bisogno di una politica alta, capace di guardare al futuro, di ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini e di sbarrare la strada a ogni tentativo di infiltrazione criminale. Ma per farlo, è necessario che i pugliesi tornino a credere nel valore del proprio voto, consapevoli che disertare le urne significa lasciare campo libero a chi vuole decidere per loro, spesso nel buio dei propri interessi illeciti.
La sfida più grande, per tutti, sarà convincere l’esercito silenzioso degli astensionisti che un’altra Puglia è ancora possibile.
di Alessandro Cucciolla