Di Segni: Stato palestinese vuol dire “Stato di Hamas”

lunedì 4 agosto 2025


“Fa bene il Governo Meloni a frenare, ho molto apprezzato questa posizione. Serve reciprocità. Quando i palestinesi saranno pronti a riconoscere Israele allora ci aggiorniamo”. È un giudizio in linea con quello dell’Esecutivo quello espresso da Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), in un’intervista concessa al Corriere della Sera mentre si trova a Gerusalemme, dove ha preso parte alle commemorazioni per Tishà Beav, giornata di lutto e digiuno per il popolo ebraico. Il tema al centro delle sue dichiarazioni è il possibile riconoscimento dello Stato palestinese da parte dei Paesi europei. Un riconoscimento che, secondo Di Segni, non può prescindere da una condizione fondamentale: la fine dell’ambiguità su chi rappresenti oggi il popolo palestinese. “Che vuol dire Stato palestinese? Vuol dire lo Stato di Hamas? Loro – prosegue la presidente dell’Ucei – non hanno alcuna intenzione di convivere pacificamente con Israele. Noi possiamo pure riconoscerlo, ma il giorno dopo che succederà? Guardate i Paesi arabi, molto più pragmatici degli europei: nessuno di loro si occupa di questo”.

Il riferimento, chiarissimo, è all’attuale assenza di un interlocutore palestinese credibile e la radicalizzazione incarnata da Hamas. Una questione tornata di drammatica attualità dopo la diffusione del video, rilanciato da Hamas, che mostra l’ostaggio israeliano Evyatar David in condizioni di estrema denutrizione. Immagini sono rimbalzate tra le copertine dell’opinione pubblica internazionale e che per Di Segni rappresentano l’essenza della propaganda del gruppo islamista. “C’è chi ha parlato di secondo Olocausto e secondo me è così, dopo 667 giorni di tortura passati in quei tunnel che sono di salvezza solo per Hamas, non certo per la popolazione gazawi e sono campi, spazi, di sterminio per gli ostaggi israeliani”, afferma. E aggiunge: “È la propaganda di Hamas – prosegue la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane – Evyatar pronuncia parole dettate da loro, così tutto s’ingarbuglia e diventa sempre più difficile ottenere insieme il ritorno degli ostaggi, la sicurezza di Israele, lo smantellamento della minaccia e la costruzione di un dopo che sia sostenibile per tutti, palestinesi compresi”.

Un messaggio rivolto anche all’Occidente, accusato di legittimare indirettamente Hamas. “Se l’Occidente continua a legittimare Hamas come sta facendo”, osserva Di Segni, “tra la politica e il mondo universitario, ecco che tutto si complica”. Nel giorno di Tishà Beav, che quest’anno cadeva ieri, Di Segni ha partecipato alle preghiere al Muro del Pianto: “Oggi – aggiunge – per noi ebrei è il giorno del lutto e del digiuno, il giorno di Tishà Beav, in cui ricordiamo la distruzione dei templi di Gerusalemme da parte babilonese e romana. Oggi al Muro del Pianto recitiamo le lamentazioni, sono testi antichi che hanno più di 2.000 anni, parlano dell’isolamento di Gerusalemme e della sua distruzione, parlano in fondo anche del 7 ottobre”. Infine, un passaggio su quanto accaduto a Gaza nelle prime settimane di guerra: “Israele – riconosce Di Segni – ha commesso errori gravissimi, l’Ucei ha fatto subito un comunicato per condannare l’accaduto, ma come pensare che sia stato fatto apposta? In una situazione di guerra purtroppo capitano anche queste cose orribili”.


di Redazione