venerdì 1 agosto 2025
Il governo Meloni ha preso il toro per le corna più volte. Ha probabilmente commesso più errori di quanto non si dica. Ma lo ha fatto con energia. L’idea che dà è di sapere quali sono gli effetti delle decisioni. E la fiducia elettorale conferma questa “affidabilità”. È un sentiment, non un fatto.
I dubbi seri arrivano quando ricordiamo che Giorgia Meloni e Daniela Santanché hanno detto che il turismo è il nostro petrolio. Oppure che nel turismo siamo una superpotenza. Sarà pure vero, ma pensare che lo sviluppo possa derivare dal turismo è follia. Oltretutto, il settore del turismo è assediato dall’Agenzia delle Entrate. I margini ridotti portano Federalberghi a combattere i Bed &Breakfast, in una lotta sciocca e controproducente. La pseudosinistra, priva di capacità di analisi, cavalca la lotta alle case gestite per affitti brevi, senza capire che hanno finora difeso la vitalità dei centri storici, non il contrario. Da quando esiste il fenomeno di Airbnb e dei b&b, l’offerta turistica è migliorata e nei centri storici ci sono oggi più servizi che in periferia. Una decina di anni fa, alle sei di sera, molti centri storici erano spettrali. Questo fenomeno è stato un rifugio per chi aveva case sfitte e impossibili da gestire. Ma non prendiamoci in giro: il turismo è caratterizzato da bassi ricavi, alti costi di gestione e d’investimento. Più aumenta la pressione su un settore povero, più due più due fa nero.
Per l’Europa quanto fa due più due?
I dazi americani incidono sul destino industriale nei vari Paesi del mondo. La strategia Usa è quella di riportare le fabbriche nel territorio americano, se necessario anche usando il randello. Per l’Europa, invece, subire i dazi può significare esportare le fabbriche, non i prodotti. È un male?
Sì, lo è. Le fabbriche, se realizzano produzioni ad alto valore aggiunto, portano ricchezza. Più di qualsiasi servizio alla persona. I servizi ad alto valore aggiunto sono invece quelli più tecnologicamente avanzati. Evolvono costantemente. Noi europei abbiamo reazioni lente. L’Italia è uno dei Paesi più lenti. E anche con meno capacità di imporsi. Sulla questione dazi ha salvaguardato il principio di solidarietà europea. Ha correttamente delegato la trattativa alla Ue ma ha dato le proprie tassative indicazioni, come gli altri governi.
Chi ha deciso la trattativa, allora?
Sono i governi nazionali ad aver deciso la trattativa. L’accusa di aver ceduto, fatta a Ursula von der Leyen, è uno scaricabarile. La Presidente di Commissione non ha poteri autocratici. La Commissione è un organo di un sistema complesso quanto si vuole, ma semplice nei suoi principi generali di funzionamento: non decide in modo autonomo. La volontà europea è in realtà la mediazione tra i governi e gli Stati che compongono la Ue. Il cattivo (o buono?) accordo con gli Usa è figlio della volontà dei governi europei. E l’accordo è stato firmato.
Ci sono astuzie nascoste?
Qualche commentatore ha prefigurato “astuzia” perché l’esito dei dazi euro americani sarò assorbito soprattutto dalle imprese americane. In realtà non lo sappiamo. Non c’è una meccanica dei dazi. Non è possibile un calcolo preciso. Nei tanti settori dove gli Usa sono egemoni, a pagare i dazi saranno i consumatori delle loro merci. Si tratta di molti prodotti tecnologici. Nel settore della salute, con questo quadro, potrebbero decidere di scaricare i prezzi che vogliono. Ma è un effetto di breve termine. Abbiamo visto che assemblare parti è possibile nelle micro come nelle macro produzioni. Le fabbriche possono migrare velocemente. A essere colpite maggiormente dai dazi sono invece le produzioni territoriali specializzate, come la nostra agroindustria.
Quindi quanto fa due più due?
Le scelte politiche, come le considerazioni sul possibile futuro che ci attende, hanno bisogno di capacità di analisi. L’analisi dei fatti umani, se portate avanti sulla base di meccaniche inesistenti, non porta nulla di buono.
La lezione di economia più importante è che due più due, in economia come in politica, fa rosso. Dipende da noi e dai nostri pregiudizi. Se teniamo a bada e comprendiamo i pregiudizi saremo bravi. Se cadremo preda della retorica e non analizzeremo i fatti, cadremo. Da qui non si scappa. Dobbiamo imparare a fare due più due.
di Claudio Mec Melchiorre