Riforma Giustizia, tiene banco il “caso Milano”

lunedì 21 luglio 2025


Domani al Senato arriverà il secondo via libera alla riforma della separazione delle carriere. Come sottolinea il presidente dei senatori forzisti Maurizio Gasparri, dopo il disco verde della Camera, i passaggi successivi della riforma costituzionale saranno rapidi. “La sinistra – sostiene – blatera perché vuole difendere il sistema di lottizzazione che ha caratterizzato il Csm e che qualcuno ancora oggi difende”. È prevedibile che in Aula si replichi l’ennesimo scontro tra maggioranza e opposizione, con le forze di Governo già pronte a un referendum che, secondo i tempi previsti, potrebbe tenersi nella prossima primavera. Frattanto, va avanti il braccio di ferro tra Governo e giudici anche in merito al ricorso della Procura di Palermo in Cassazione contro l’assoluzione di Matteo Salvini per il caso Open Arms. L’Anm si scaglia contro l’ipotesi di riforma del sistema delle impugnazioni: “Leggendo la proposta di sanzionare i pubblici ministeri in base all’esito delle impugnazioni legittimamente proposte viene il sospetto che ciò che realmente ispira tali iniziative sia l’atavica insofferenza dei politici verso l’autonomia del pubblico ministero”, denuncia Marcello De Chiara, vicepresidente dell’Associazione nazionale magistrati. Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, parla di “offensiva senza precedenti”, per salvare Salvini. Secondo Elly Schlein, segretaria del Pd, si tratta di “un conflitto grave perché indebolisce i cardini della nostra democrazia”. Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, ribadisce che “nessuno vuole lo scontro con i magistrati” e definisce la riforma della giustizia come “uno dei pilastri della storia di Forza Italia. In breve: giustizia al servizio dei cittadini”.

Domani la battaglia politica si combatterà anche sul “caso Milano”, con l’indagine che coinvolge il sindaco Giuseppe Sala, indagato in un filone delle inchieste sull’urbanistica. Il primo cittadino ha incontrato i rappresentanti del Pd regionale – Silvia Roggiani, Alessandro Capelli e Beatrice Uguccioni – che gli hanno ribadito l’appoggio del partito. Non sarebbero sul tavolo le dimissioni del sindaco, ma la definizione del percorso da qui a fine legislatura. L’obiettivo è farlo proseguire nel mandato. “Può essere un’occasione per ripartire”, afferma Alessandro Capelli, rilanciando l’azione del centrosinistra sulle sfide cittadine: diritto all’abitare, sviluppo urbanistico, accessibilità, equità e città pubblica. L’incontro con Sala anticipa il suo intervento al Consiglio comunale. Restano però vari nodi da sciogliere: dal dossier case popolari allo stadio, fino al possibile passo indietro di Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione urbana. In bilico anche un rimpasto di giunta. Il centrodestra è guardingo, convinto che Sala, alla fine, si arrenderà. “Un avviso di garanzia non deve comportare automaticamente le dimissioni”, dice il forzista Alessandro Cattaneo, accusando il Pd di aver “rinnegato il modello Milano”. Per Gasparri, “Sala non ha più futuro nella politica”. Qualora si andasse verso un voto anticipato, la maggioranza di governo dovrà scegliere il candidato. Si ipotizza un nome civico, come Ferruccio Resta, ex rettore del Politecnico, gradito anche alla Lega. In alternativa, i nomi sul tavolo sono Carlo Fidanza (FdI) e Maurizio Lupi (Noi Moderati). “Non si può fermare lo sviluppo di Milano per un’indagine”, afferma Davide Faraone (Italia viva), mentre Osvaldo Napoli (Azione) accusa il Pd di usare il “metodo Tafazzi” per compiacere Giuseppe Conte. Stefano Patuanelli (M5s) evidenzia un problema più ampio: “Un modello di sviluppo che aumenta le disuguaglianze”.


di Manlio Fusani