La dissoluzione finale di Laika & Co

martedì 15 luglio 2025


Nella sua rubrica dedicata all’arte su un Venerdi di La Repubblica del mese scorso, Tomaso Montanari conferma che la sinistra è irredimibile e che molti suoi intellettuali sono colpiti da una cecità volontaria. Il poster “La soluzione finale”, firmato da Laika, un’artista di strada, è esplicito: ripresenta il bacio “alla russa” con cui Leonid Brezhnev, cupo restauratore della dittatura stalinista, manifestava il suo potere sulla Ddr (Repubblica democratica tedesca, allora colonia sovietica), baciando quasi en casqué il presidente Erich Honecker. Cercando su Google notizie su quel bacio da gola profonda, si nota quanto l’informazione mainstream digitale sia simile a quella televisiva e dei giornali. L’Intelligenza artificiale lo definisce “un bacio fraterno”. Rivista Studio la mette giù sul “grottesco” e sul “ripugnante”, evitando di dire che si tratta, per la sua prossemica da tango, di un bacio in cui il “macho” Brezhnev segna il suo potere sul soggiogato tedesco.

Ebbene Laika (nome della cagnettasovietica”, mandata nello spazio nel corso dei primi lanci degli Sputnik) cosa ha fatto? Ha preso il “bacio fraterno” tra Brezhnev e Honecker e lo ha replicato raffigurandolo però in forma paritaria (“fraterna”) tra Adolf Hitler e Benjamin Netanyahu. Non si capisce se l’operazione artistica” sia più il frutto di ignoranza o di una mistificazione. Sul marchio dell’ebreo, assassino e colpevole a prescindere, sono scorsi torrenti di infamie, dai sette Savi di Sion all’Inquisizione e ai suoi epifenomeni, al comunismo e al nazionalismo dell’est Europa, senza dimenticare l’area italo-franco-tedesca. Si è così arrivati all’attuale mostrificazione di Netanyahu come “genocida nazista”. Il suo nome è diventato, nel nuovo massimalismo che sta sostituendo il post-comunismo, l’icona del Male, un’incarnazione del capitalismo. Sia chiaro, Netanyahu non è un santerello, ma non puoi addossargli tutte le colpe: troppo facile.

Il nuovo massimalismo organizza cortei contro i nuovigiudei” ed è sempre più vicino al neonazismo: dal No Global, “noEuropa e “no Occidente, al “sì” all’orientalismo, ma non più quello di Hermann Hesse, piuttosto quello del khomeinismo religioso-politico. Questa vocazione iraniana si muove da decine di anni (almeno dalle Seconda intifada) soltanto contro Israele, e mai contro le decine di genocidi in corso nel resto del mondo (Sudan, Nigeria, Congo, il Rwanda, la Somalia, Ucraina, Tibet, Xinjiang, Afganistan, Iran, eccetera). L’odio e il boicottaggio di Gerusalemme sono nati ben prima del 7 Ottobre 2023.

Inoltre, chi scrive o fa “arte” avrebbe l’obbligo morale di verificare ciò che dice e disegna. L’autodefinito “antisionista” dovrebbe informarsi sulle questioni militari che rendono tremenda ogni guerra asimmetrica, in cui a un certo punto la superiorità tecnologica delle armi conta poco. C’è differenza tra uccidere i propri cittadini e fare stragi peggio che naziste. Vedere per esempio un video dell’ex berretto verde Nick Freitas. C’è differenza tra fare il computo dei morti, senza distinguere i civili dai miliziani di Hamas, che sono militari combattenti, non “popolo”. Del resto, se li hanno assolti dopo il 7 Ottobre, c’è qualcosa che non funziona. I nuovi massimalisti sono la negazione di quella che Michel Foucault definiva la Volontà di Sapere (riferita ad altro, comunque): la loro è Volontà di non sapere. È l’affermazione del pensiero collettivo di matrice totalitaria. Non è a caso che – rispetto a Israele – stanno dalle stesse parti del loro nemici storici: i nazisti, e l’integralismo religioso (non dimentichiamo che i leader socialisti arabi – incluso Yasser Arafat – del secondo Dopoguerra, erano stati alleati e armati da Hitler e Benito Mussolini). Come l’ateismo giacobino si convertì in un culto pagano, l’ex ateismo di Stato oggi sta diventando un integralismo sempre più nichilista, religioso e anti culturale (la cancel culture) come il Futurismo nell’Italia mussoliniana e nella Russia leninista.

La Russia, ex patria del comunismo mondiale, resta così un paradiso, anche sotto il giogo di Vladimir Putin, nei cui confronti vige la stessa licenza di uccidere jamesbondiana che viene concessa ad Hamas, a Nicolás Maduro in Venezuela, all’Iran, dove si uccidono donne e dissidenti, gli stessi che i nuovi giacobini difendono e per i quali sfilano in Italia. Così il neo-illuminismo diventa un nuovo terrore: non solo tagliano teste a mezzo stampa, ma si prendono anche a calci da soli, prendono a schiaffi le loro parole, i loro slogan, sé stessi. Lo fanno mentre si autocelebrano come apostoli della Verità, dei Savonarola che, invece di finire sul rogo, bruciano a parole chi non la pensa come loro. Sono il segno di una vocazione al male, che nelle dittature di ogni colore è governata da un male peggiore: l’affidamento a una classe di aristocratici, autodefiniti “liberatoridei poveri e dei disperati. Nel cristianesimo invece (al contrario della sua epifania attuale) ogni essere umano sbaglia e può sbagliare. Non è (soltanto) il potere che corrompe il singolo, il singolo è comunque preda dell’errore (e dell’orrore, vedi la cronaca), perché non vuole liberarsi di sé stesso per diventare migliore, così pretende di liberare gli altri, invece di percorrere la strada difficile dell’autoperfezionamento, che parte dal riconoscimento dei propri limiti e dallo studio delle parole e della vita di Cristo (oggi tutti sanno tutto di buddismo, ma pochissimi conoscono il cristianesimo della vita). Il singolo che si fa massa dà chances al potere dittatoriale, incluso quello travestito da tecnologia benevolente. Quella devoluzione che ha trasformato le socialdemocrazie in socialdemocrature, grazie alle quali masse di crociati virtuali si dirigono in Palestina per liberare Gerusalemme dal suo Saladino (ebreo). Pur di non rinunciare a sé stessi, ai loro sbagli, si dedicano a due attività: salvare il mondo e inveire senza fine. Purtroppo l’inveire – nella comunicazione sociale (e non solo) – è una malattia che colpisce tutti. Smettere di inveire sarebbe la “soluzione finale” che darebbe all’umanità un minimo di redenzione dai propri malanni, chances che la sacerdotessa Laika non offre.

L’Evangelo nichilista non critica la Russia. Eppure, una settimana fa, abbiamo avuto dalla iper-informazione che ci disinforma pochissima eco sulla caduta del presidente della Rosneft (La Eni russa), precipitato da una finestra che non c’era. Casualmente, il giorno dopo, è morto da “suicida” anche l’ex ministro dei Trasporti della Russia, da poco silurato da Putin. Nessuno più si informa da sé (è ancora possibile, anche se molto difficile), e i dibattiti nei talk show sono solo il regno delle notizie rovesciate. Se in Italia ci fosse un referendum sui migliori leader mondiali, Putin arriverebbe tra i primi. Tutto ciò non succede per caso.

Tornando al poster di Laika, che dire di Tomaso Montanari, che lo enfatizza virando verso la tradizione iconografica del bacio? Cita i dipinti della Visitazione medievale tra Maria ed Elisabetta. Cita proprio Michel Foucault: “(Nell’arte attuale) si concentrano… le forme più intense di un dire il vero che accetta il coraggio e il rischio di ferire”. Montanari evoca l’Angelus novus che libererà l’umanità dalla cecità, ridando la vista a chi non vedeva il “male in Israele”. Così capita che masse di zombie scambino la liberazione del proletariato con quella di Hamas. Mezzaluna e martello? Per fortuna la verità impiccata da Laika e dei suoi laudatores, viene annullata da alcune frasi che in questi mesi sono arrivate da Ramallah, dove i palestinesi accusano Hamas di essere “figli di cani” (insulto gravissimo nell’Islam), e di essere loro – non Netanyahu – i massacratori del popolo di Gaza. Queste affermazioni palestinesi dovrebbero sanare ogni odio soltanto verso Israele (questo è il vero dramma: è chiaro che Israele non è né migliore né peggiore di altre democrazie, ma dopo la formazione dello Stato ha subìto attentati ogni giorno per anni, e una decina di guerre, oltre all’odio collettivo di millenni). Questo odio si chiama “ricerca affannosa di un capro espiatorio”, la legge fondamentale del comportamento sociale. Leggere Delle cose nascoste fin dalla fondazione del mondo (Adelphi), uno dei saggi più importanti del teologo René Girard, che rovescia l’opinione comune sul cristianesimo dei cristiani.

Pierluigi Battista ha deriso – coi fatti, non con le opinioni – gli intellettuali, sempre titillati dall’aristocrazia comunista, ortodossa o riformata. Su Il Foglio Battista ha ricordato che sono sempre stati dalla parte sbagliata. Aggiungo che lo fanno volontariamente: quando qualcuno dice che il loro re è nudo, corrono a lavarsi le mani come Ponzio Pilato. Quando nella Germania Ddr, il proletariato si incazzò un attimo, il santo Bertolt Brecht se ne uscì in lode dei carri armati sovietici, schierati contro un popolo che mai aveva lanciato un sasso, macinando libertà e democrazia con queste parole: “SE il popolo non è d’accordo, ALLORA bisogna nominare un altro popolo”. Roba da 1984. Parlando di amore per la parte del torto, Battista, dopo aver ricordato Noam Chomsky che difendeva il mostro Pol Pot, cita proprio il Michel Foucault qui già ricordato. Foucault sul khomeinismo scrisse: “È l’insurrezione di uomini a mani nude (direi invece bene armate, ndr.)… è forse la prima grande insurrezione contro i sistemi planetari, la forma più moderna della rivolta”. Foucault con gli ayatollah non sarebbe durato un’ora, dato che era omosessuale. E L’Unità nel 1979 titolava: “Iran, la vittoria popolare è travolgente. L’esultanza delle masse protagoniste dell’insurrezione ha rovesciato la sanguinaria tirannia dello scià”. Balle cinesi, tanto che i primi a essere massacrati dai dolci pretini sciiti furono proprio i comunisti iraniani foraggiati dai Soviet.

Anche a destra ci sono intellettuali che si autotruffano, quelli che ce l’hanno con Netanyahu ma adorano Putin e viceversa. Come mai gli intellettuali e le masse del “viva l’ignoranzafuturiste e pentastellate, non ne azzeccano nulla sul contesto internazionale di oggi? Per cercare una risposta si può partire da un articolo del febbraio 1920, in cui Mussolini definiva Leninil più grande fra i viventi e [uno dei] più grandi reazionari d’Europa”. (Benito Mussolini, la Rivoluzione russa e il bolscevismo (1917-1922), Annali della Fondazione Ugo La Malfa, 2017). La follia colpisce il mondo del progressista deluso, là dove Cristo (che non si è fermato a Eboli) è sostituito dall’autocelebrazione infinita dei Massimo Cacciari. Tutti marciamo in un corteo perenne, e chissà se andiamo nella direzione giusta. Alcuni però vanno in una direzione chiaramente sbagliata, e non c’è verso di avvisarli.


di Paolo Della Sala