No a una dittatura della minoranza

lunedì 16 giugno 2025


A valle del mancato raggiungimento del quorum, vari proponenti e simpatizzanti dei referendum dell’8 e 9 giugno si sono lanciati in iperboliche analisi oscillanti tra la sconfitta della democrazia, come asserito da Massimo Giannini, e la colpevolizzazione morale di chi ha osato non votare. Alcuni utenti di X hanno addirittura augurato malattie, licenziamenti e sventure varie a chi non ha ottemperato all’obbligo morale – stabilito non si sa da chi – di votare. Altri, come al solito, hanno sparato a zero contro gli elettori di centro e destra, contro i non acculturati, i non laureati, quelli delle periferie. Insomma, contro quelli che devono essere rieducati per votare . Che gli elettori abbiano liberamente e consapevolmente scelto di non votare per divergenza di ideali e opinioni, scarso interesse o altre motivazioni è uno scenario non contemplato. Nel teatro di Eugène Ionesco “democratico”, gli elettori devono votare e devono votare . Punto. Ma come fare? Semplice, basta eliminare il quorum. Una proposta di legge popolare proposta da Mario Staderini, atta ad abolire il quorum per i quesiti referendari abrogativi, ha superato le 50mila firme in poche ore e verrà ora portata in Parlamento. Quale sarebbe l’effetto di un’abolizione del quorum? Semplice, una “dittatura della minoranza”. La rimozione del quorum non rappresenterebbe infatti un mezzo per perseguire una “volontà generale” à la Jean-Jacques Rousseau, bensì un “eccesso di democrazia” che rischierebbe di sgretolare alla base un presupposto fondamentale e costitutivo delle democrazie rappresentative: la rappresentanza, appunto.

Da Platone ad Alexis de Tocqueville, passando per molti altri pensatori nel corso dei secoli, abbiamo imparato che cosa sia la “dittatura della maggioranza” e attraverso quali forme essa possa esplicarsi – ad esempio, tramite la capacità di pressione, talvolta opprimente, della maggioranza sulle minoranze e il rischio che le idee della massa non siano razionali. Ma, con la rimozione del quorum, rischiamo di affrontare la tirannide della minoranza. Qualcuno potrebbe obiettare che il quorum non c’è per le elezioni politiche. Ed è qui il punto centrale. In una democrazia rappresentativa, attraverso un referendum abrogativo si abroga una decisione presa dalla maggioranza del Parlamento. Se si lasciasse a una minoranza tale abrogazione, si avrebbe, come ben spiegato da Sabino Cassese, un “cortocircuito tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa”. Ovvero, una minoranza di cittadini andrebbe ad abrogare ciò che la maggioranza politica, delegata dagli stessi cittadini, ha deciso. Al posto di andare contro il saggio articolo 75 della Costituzione, ci si dovrebbe ricordare che i referendum non sono strumenti per rafforzare o indebolire il Governo, né tantomeno per creare coalizioni politiche. Al contrario, bisognerebbe indire i referendum solo su grandi questioni sociali che interessano una larga parte della popolazione.


di Samuele Murtinu