mercoledì 21 maggio 2025
“Mi hanno fatto scoppiare una bomba dentro”, dice. Quella “bomba” lo uccide 37 anni fa.
Un giorno lo accusano di reati infami e infamanti: affiliazione alla camorra; spacciatore di droga; perfino di aver rubato il denaro raccolto in favore dei terremotati dell’Irpinia. “Cinico spacciatore di morte”.
Nel corso della requisitoria del primo processo, il pubblico ministero sillaba: “Ma lo sapete voi che più si cercavano le prove della sua innocenza, più si trovavano quelle della sua colpevolezza?”.
Lo stesso pm, tanti anni dopo, ammette l’errore.
Nessuno degli accusatori di Enzo Tortora ha pagato. I magistrati che si sono occupati dell’affaire hanno fatto tutti carriera. Una vicenda che non può essere liquidata come “errore”, come “abbaglio”. Troppo semplice, troppo facile; perfino consolatorio definirla un “errore”, un “abbaglio”.
In realtà, fin da subito, contro Enzo non c’era nulla. Un “nulla” talmente visibile che non si volle vedere.
Non si capì perché non si volle capire. L’architrave dell’ipotesi accusatoria è la parola di due falsi pentiti: uno psicopatico, Giovanni Pandico; e Pasquale Barra detto, a ragione, ‘ o animale: in carcere uccide il gangster milanese Francis Turatello, lo sventra, ne addenta le viscere.
Poi, a ruota, vengono un’altra ventina di sedicenti “pentiti”: tutti a raccontare balle, una più grande dell’altra, per poter beneficiare dei vantaggi concessi ai “pentiti”. Accuse che, con fatica e infinita pazienza, vengono smontate: la difesa di Tortora fa una vera e propria contro- inchiesta, che demolisce, letteralmente, l’inchiesta della procura napoletana.
Una vicenda che ha dell’incredibile. È invece è accaduta. Tortora patisce una lunga carcerazione. Al suo fianco il Partito Radicale di Marco Pannella che lo elegge al Parlamento Europeo (poi si dimette, rinuncia all’immunità); Leonardo Sciascia, Piero Angela, Giacomo Ascheri, Indro Montanelli, Enzo Biagi, Giorgio Bocca, Rossana Rossanda, Vittorio Feltri, Massimo Fini, chi scrive: davvero in pochi. Tanti, al contrario, si producono nel crucifige. Una “pagina” nerissima per la magistratura e per il giornalismo, che acriticamente ha pubblicato pagine e pagine di falsità infamanti, senza controllare, senza verificare. Appena un paio i giornalisti che chiedono scusa, ammettono il loro errore. Nulla giustificava quello spettacolare arresto. Per il Tg2 intervisto la figlia di Tortora, Silvia (anche lei, anni fa, giovanissima, come il padre, ci ha lasciato). È un’intervista che ancora oggi mi mette i brividi.
Quando Tortora venne arrestato, cosa c’era oltre alle dichiarazioni di Pandico e Barra? “Nulla”.
È stato pedinato, controllato? “No”.
Intercettazioni telefoniche? “No”.
Ispezioni bancarie? “No”.
Definito “cinico mercante di morte”, su quali prove? “Nessuna”.
Qualcuno ha chiesto scusa a suo padre? “Nessuno”.
Gli accusatori hanno pagato per le loro false accuse? “No”.
Sull’ondata di questo scandalo, radicali, socialisti, liberali, raccolgono le firme per tre referendum per la giustizia giusta; tra i tre, uno per la responsabilità del magistrato che commette colpa grave. I referendum vengono vinti a furor di popolo; traditi da un Parlamento che disattende platealmente il volere popolare.
Ora Tortora riposa al Monumentale di Milano, con accanto una copia de “La colonna infame” di Alessandro Manzoni. Sulla tomba un’epigrafe dettata da Sciascia: “Che non sia un’illusione”.
È una realtà amarissima che ancora oggi, ogni anno migliaia di persone subiscono ingiuste detenzioni che cambiano per sempre la loro vita. Seguono, spesso attese estenuanti: anche 6-10 anni per ottenere un risarcimento. In questo lungo periodo, la mancanza di un adeguato sostegno porta molti a situazioni disperate.
Il caso più eclatante: il sardo Beniamino Zuncheddu, una vita in carcere per poi “scoprire” che è innocente. Scarcerato dopo anni un’esistenza rovinata, senza lavoro, letteralmente abbandonato.
C’è una possibile soluzione, la soluzione proposta: Il Partito Radicale ha messo in campo una legge che garantisce una provvisionale economica a chi, al termine di un processo, viene assolto.
Si può firmare in pochi clic: si accede e si firma con Spid, Cie o Cns su: https://firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/2000002.
Per un concreto aiuto ai tanti Tortora e Zuncheddu ignoti, vittime della mala-giustizia.
di Valter Vecellio