Opposizioni (divise) in piazza sul referendum

mercoledì 14 maggio 2025


Astenuti, “” parziali o totali. C’è un ampia scelta nel modus di partecipazione al referendum abrogativo dell’8 e 9 giugno, e i primi ad avere le idee confuse – a livello di alleanze ma anche all’interno dei partiti – sono proprio i paladini della riforma stessa. Il 19 maggio, Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni prenderanno parte all’iniziativa della CgilIl voto è libertà”, convocata a Roma per contrastare l’invito allastensione lanciato da esponenti di centrodestra. L’evento, annunciato con una nota congiunta da Partito democratico, Movimento 5 stelle e Alleanza verdi-sinistra, si inserisce in un clima di crescente polarizzazione, con il campo largo che accusa apertamente la maggioranza di voler “sabotare” la partecipazione democratica. E da giorni, i promotori dei referendum polemizzano con la Rai (al secolo tele-Meloni) accusandola di oscurare i quesiti. Una posizione perfino avallata dall’Agcom, con un richiamato al servizio pubblico e a tutte le emittenti, affinché venga garantita un’informazione “completa, imparziale e corretta”. L'intervento dell’autorità di garanzia è arrivato poche ore dopo la nota con cui la Rai aveva assicurato di aver dedicato “numerosi spazi” ai referendum, malgrado il “momento complesso, segnato dalla scomparsa di Papa Francesco e dalla successiva elezione di Papa Leone XIV, che hanno polarizzato l’attenzione dei media, non solo in Italia”.

E col passare dei giorni l’alleanza progressista, che ancora non ha deciso come votare al suo referendum, continua a fare le pulci all’Esecutivo italiano. “La maggioranza di Governo ha aperto una campagna che intossica il dibattito pubblico – hanno scritto i leader di Pd, M5s e Avs nella nota congiunta – L’invito ad astenersi e rimanere a casa mina la salute della nostra democrazia, già pesantemente provata da politiche liberticide e repressive promosse dal Governo Meloni” ed è “un atto di sabotaggio antidemocratico”. Dopo il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il presidente del Senato Ignazio la Russa, nelle ultime ore sono stati il vicepremier Matteo Salvini e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida a fare campagna per l’astensionismo. “Io non andrò a votare, conto di stare tanto tempo con i miei figli, o anche a casa”, ha detto il segretario della Lega. E il ministro Lollobrigida: “La Costituzione garantisce la libertà di andare o meno a votare e io personalmente non parteciperò. Molti quesiti sembrano un congresso del Pd più che un referendum”, ha ragionato il titolare dell’Agricoltura.

Ma nel periodo storico dell’astinenza dal voto, il nodo è appunto il raggiungimento del quorum: se non andranno a votare il 50 per cento degli elettori, la consultazione è nulla. Ma la Cgil ostenta ottimismo. “Non è facile, ma penso che ce la possiamo fare”, ha dichiarato il segretario Maurizio Landini. Nel campo avverso, intanto, si rafforza la strategia dell’astensione. Il referendum chiamerà gli italiani a esprimersi su temi come il lavoro e la sicurezza – con l’intento di abrogare il Jobs Act voluto da Matteo Renzi – e la cittadinanza, riducendo da 10 a cinque gli anni necessari per ottenerla. Su quest’ultimo punto, il Movimento 5 stelle lascia libertà di coscienza. “Personalmente voterò sì – ha detto Giuseppe Conte – anche se temo che il Paese non sia pronto a questo dimezzamento”. Una posizione coerente con lo storico sostegno grillino allo ius scholae.


di Zaccaria Trevi